se la figlia della tua migliore amica
è scomparsa…
ed è solo colpa tua?
Lisa è una donna come tante, che come tante cerca di essere una buona madre, una buona moglie, una buona lavoratrice. Come tante, annaspa per tenere insieme tutti i pezzi della sua vita. Non come Kate, la sua migliore amica, che non avendo impegni di lavoro può dedicarsi anima e corpo alla cura dei suoi figli, trovando persino il tempo di occuparsi dei problemi altrui. Una donna perfetta. Lisa sa di non essere perfetta, ma fa del suo meglio.
Finché, in un giorno particolarmente difficile di una settimana estremamente dura, accade qualcosa di terribile. Basta un attimo di distrazione, un tragico errore, e la figlia tredicenne di Kate, che le era stata affidata per un giorno, sparisce nel nulla. La prima, sconvolgente ipotesi è che sia stata adescata da un maniaco sospettato di aver rapito e violentato un’altra adolescente nella stessa zona.
Comincia così per Lisa un lungo calvario, fatto di accuse spietate da parte della pubblica opinione e di inevitabili sensi di colpa, che la spinge però a intraprendere un’indagine privata. Un’indagine che rivelerà l’orrore nascosto sotto l’apparente tranquillità della vita quotidiana…
Tradimenti, pedofilia, bigamia, sindrome di Munchausen per procura: decisamente troppi elementi in ballo per riuscire ad incollare il lettore alle pagine. Si tratta di un romanzo che inizia come un giallo e che vira verso l’analisi introspettiva dei protagonisti facendo emergere verità insosospettabili e, a mio avviso, anche poco credibili. Apprezzabile lo stile dell’autrice che dilata il tempo della vicenda, piuttosto breve, a favore dell’insistenza sui dettagli psicologici dei personaggi. L’elemento maggiormente d’impatto, secondo me, è la consapevolezza amara, e destabilizzante, di quanto le pressioni quotidiane che ci fagocitano possano in una frazione di secondo stravolgere le nostre esistenze.