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Da rivedere l'obiettivo della missione MSL: il monte Sharp modellato dall'azione eolica e non dall'acqua

Creato il 07 maggio 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

130507 MonteSharp

Il monte Sharp, l'enorme tumulo di 5, 5 chilometri che sorge al centro del cratere Gale, dove da agosto dello scorso anno opera il rover della NASA Curiosity, si potrebbe esser formato a seguito dell'azione del vento e non dell'acqua: se il risultato di questo nuovo studio fosse corretto, le aspettative sull'abitabilità passata del cratere Gale, e di Marte, si ridurrebbero notevolmente.

I ricercatori della Princeton University e del California Institute of Technology suggeriscono che il monte Sharp sarebbe emerso a seguito dell'azione dei venti all'interno del grande cratere.

L'aria risalirebbe il bordo del cratere durante il giorno, quando il suolo marziano è più caldo, mentre spazzolerebbe le pareti verso il basso di notte. Questo movimento, a lungo andare, avrebbe causato un accumulo al centro del cratere, dove i venti tenderebbero ad arrestarsi, depositando polveri e materiale.

Tali presupposti preannuncerebbero che, quando Curiosity si dirigerà verso il monte Sharp troverà meno indizi del caldo e umido passato di Marte, rispetto a quanto stimato.

Di fronte a questa prospettiva, però, si contrappongono i risultati delle ultime analisi del rover, che avrebbe trovato le evidenze di un ambiente favorevole alla vita nei pressi del sito John Klein, dove è stata effettuata la prima perforazione e le prime analisi del campione di una roccia marziana.

Tuttavia, un tempo, il monte Sharp poteva ergersi al di fuori delle acque che invece invadevano il fondo del cratere Gale, spiega il co-autore dello studio Kevin Lewis. Se così fosse, allora, per cercare gli ambienti abitabili del Marte del passato, sarebbe opportuno dirigere il rover altrove.

"Il nostro lavoro non esclude l'esistenza di laghi nel cratere Gale ma suggerisce che la maggior parte del materiale del Mount Sharp sia stato depositato in gran parte dal vento", spiega Lewis, che ha lavorato con l'autore principale dello studio, Edwin Kite.

"Questi tumuli sedimentari avrebbero comunque inglobato milioni di anni di storia del clima marziano", aggiunge Lewis.


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