Da sidhe – le cose hanno un’anima

Creato il 13 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Le cose hanno un’anima. I campi sotto la neve, la neve, la roccia che sfida la neve e il mare, hanno un’anima, strutturata, organizzata, fisicamente e spiritualmente. Ogni cosa nella sua complessità ha vita, la irradia. Ognuno la percepisce, se solo si ferma a guardare. Nella visione misteriosa che il poeta Shelley apparenta a un carbone che si spegne. O Galvani, il grande fisico, all’incanto del cuore. Si formano per questo i miti della terra; più il tempo passava più capivo che la loro ragione d’esistere era intrecciata a doppio spago con le vite degli abitanti dell’isola. Seppure con nodi oscuri.

«Come sta, Plinio?».

Il corpo del pittore sembrava si stesse consumando sotto i miei occhi, sorretto solo da un anima che non voleva saperne di rassegnare l’ultimo respiro.

«Mi mancano le mattinate alle scogliere, dottor Pierre. Un tempo mi sarei arrischiato anche con la neve, ma adesso non è più quel tempo».

«Ad un artista può bastare l’immaginazione, Plinio».

«Specie quando è tutto ciò che gli è rimasto», replicò secco. Tossì.

«Non si sente bene?» insistei, notando la fatica del fisico indebolito.

«Solo una fastidiosa tosse, dottor Pierre».

Esplorai il laboratorio, studiai le tele che lo arredavano appese ai muri, poggiate alle pareti, posate sui lunghi tavoli che attraversavano lo studio in verticale.

«Come procede l’ultimo dipinto, Plinio?».

«Lento, dottore. Vengo qui ogni giorno e ogni giorno vi aggiungo una pennellata, di non so più quale colore, adesso che pure quelli si confondono alla mia vista».

«Posso?» chiesi, avendo già sollevato parte del telo che copriva la tela sul cavalletto.

L’orrore! Turbato e impressionato, arretrai. Non saprei dire di quale tecnica si stesse avvalendo il pittore ma il volto di Margherita, sotto uno strano effetto tridimensionale, pareva essersi accresciuto e spingeva per uscire dallo spazio dentro il quale era costretto. I capelli corvini danzavano liberi a corona del volto bianco cinereo, appesantiti in lunghezza da tocchi più violenti dati con singole pennellate, ciocche variamente distese che, tutte insieme, costruivano nuances policrome e diaboliche.