Da U.S.A. e jet – Capitolo IV: I have a dream

Da Silva Avanzi Rigobello

Spero che concorderete con me sui molteplici aspetti dell’organizzazione di un viaggio negli States.
Se l’idea vi stuzzica, leggete il piccolo brano che segue tratto dal capitolo IV di U.S.A. e Jet e per entrare nello spirito giusto, cominciate col farvi oggi a pranzo un hot dog, magari “wrapped”, cioè avvolto nel bacon e passato sulla griglia… è una vera esperienza americana!
Non c’è bisogno della ricetta, vero?!


“Andare in America la prima volta ci è costato una fortuna.
Credo che il 1985 sia stato l’anno peggiore per il cambio lira/dollaro, ma doveva essere allora, per una serie di motivi personali che non starò a raccontarvi. Avevo creato un itinerario su misura per la nostra famiglia e gli amici che ci accompagnavano e il viaggio ci avrebbe permesso di godere una prima esauriente panoramica degli Stati Uniti.
Ero sicura che ci sarebbero state in seguito moltissime altre opportunità di approfondire la conoscenza delle zone più interessanti e delle città che ci avrebbero maggiormente colpito. Oh yeah!
Abbiamo scorrazzato in California liberi on the road da Los Angeles a San Diego, al Parco delle Sequoia, a Monterey fino a San Francisco a bordo di una favolosa Buick Station Wagon, sette posti, portiere rifinite in legno e un bagagliaio sterminato, costeggiando il Deserto Mojave per arrivare a Las Vegas.


Poi siamo volati a New York, per concludere nella Grande Mela la nostra avventura Americana. Non male per essere la prima volta, vero? E senza rete!
Chi ha visto solo Manhattan, non può andare in giro a raccontare di essere stato in America. Sarebbe come dire di conoscere l’Africa per aver fatto una settimana di vacanza in un Villaggio a Djerba.
Almeno una volta bisogna come minimo aver percorso la Santa Ana Freeway a 6 corsie per ogni senso di marcia accanto a camion enormi, aver comprato biscotti Chocolate Chips e succo d’arancia Minute Maid per la colazione dell’indomani in un 7-Eleven aperto anche dopo cena o magari in un Wal-Mart e aver camminato per qualche chilometro fra gli scaffali, aver dormito nei Motel con l’auto parcheggiata davanti alla porta della camera, visitato il Farmers Market di Fairfax, mangiato quella che lì chiamano impropriamente pizza, imboccato una Escape Lane nella Florida Atlantica, gironzolato per le spettacolari Club House dei campi da golf pubblici, assistito a una parata del 4 Luglio in una piccola città dove tutti sono allegri e cordiali e ti rivolgono la parola spontaneamente, come se ti conoscessero da tempo.
Queste esperienze ti danno già una vaga idea di cosa significa America e rinnegano la diffusa convinzione che al di fuori di New York, San Francisco e le Cascate del Niagara ci sia poco da vedere.”


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