NAPOLI
Robin Hood a Nottingham Lorenzo de Medici a Napoli
Lorenzo viene frustato da Alfonso come prima parte della prova (e ancora non sa in cosa consista, perciò poteva anche essere uno scherzone). Per fortuna arriva Ippolita che spiega tutto: gli verrà messo un cappio al collo e arco e freccia in mano, con questi dovrà uccidere il cavallo che trascina la corda prima che questa lo mandi all’altro mondo. L’unico ad averla superata è stato Alfonso (eh già, anche lui messo alla prova da paparino, poi ci credo che sta fuori come un balcone).
Purtroppo Lorenzo non è un grande arciere, ma Giuliano sì. Infatti eccolo lì, pallidino ma sempre belloccio, a consigliarlo nel suo delirio. I fantasmi del passato eccetera eccetera. Visto che a questo giro gli indovinelli vanno come il pane, anche Giuliano ne ha uno per il fratello. Gli domanda chi odia di più, perché Lorenzo riesce a dare il meglio di sé solo quando è furioso, perciò è a quella persona che dovrà pensare nel momento in cui scoccherà la freccia.
Ora, io capisco che si voglia fare un discorso simbolico e trallalléro, ma se bastasse il giramento di palle per diventare arcieri allora sarei Robin Hood. Alla fine, dopo aver tirato nomi a caso, quello giusto è proprio il nome di Giuliano, perché non gli ha perdonato di essere morto prima di lui. Awww!
Comunque – indovinate un po’ – Lorenzo ce la fa. Ti pareva.
TURCHIA
Mai come in questa puntata ho notato quanto sia grosso il capoccione di Lucrezia, con una sola testata potrebbe tirare giù il Falso Papa e vincere a tavolino.
Lucrezia e Assassins Creed sono sulla via di Costantinopoli quando Quon Shan cade di cavallo avvelenato da qualcosa nella borraccia, allora ecco che si fa avanti Al-Rahim, quel buontempone del Turco.
Prima blatera di destino e poi mostra a Lucrezia il fantasma della sorella che la perdona e le dice che le morti passate dovevano andare così e lo stesso sarà per le morti a venire.
Ciarlano ininterrottamente – giusto una pausa per ricaricare la barra energetica di Assassins Creed, che così ha un’altra vita da giocare – finché non si arriva in vista di Costantinopoli, o per meglio dire Istanbul, come la corregge il Turco, dopodiché si congeda dicendole che adesso Lucrezia gli deve un favore. Lei probabilmente è troppo ubriaca di parole per sbottare o mandarlo a fare in tinello, ma ormai Al-Rahim cavalca verso il Bosforo e buonanotte al secchio.
Davvero, gente: io odio il Turco. È una palla disumana di giochetti e indovinelli. Più in generale, odio la gente che scoreggia ambiguità e la chiama saggezza.
MACHU PICCHU
In questa puntata – ma anche in generale – più fighi di Riario non ce n’è.
Per accedere al Libro delle Lamine, Leo e Ima si devono sposare. Geniale, eh? Chissà come mai non mi era venuto in mente… ah già, perché sa di vaccata.
Come pegno, lei dà a lui il suo spillone ferma capelli (e per un attimo, vista l’atmosfera sanguinaria, ho creduto che glielo avrebbe piantato in un capezzolo a mo’ di piercing, invece niente) ma lui non ha nulla per ricambiare, a parte l’anello di Lucrezia che porta al collo e che Ima gli chiede. Lui tentenna ma abbozza e glielo dà. Ok, detto fatto, la malombra della Donati aleggia sulla cerimonia.
Leo viene fatto mordere da un serpente corallo (finto, perché ho riconosciuto la specie che ne imita l’aspetto) e la storia si fa ancora più cretina: Riario deve versare sangue per il suo “amico” contro tre predatori inca, altrimenti a Leo non verrà dato l’antidoto e la prova fallirà. Riario accetta ma lo fa solo perché anche lui vuole il Libro, obviously. Intanto da Vinci deve attraversare la soglia tra la vita e la morte Lo fa con una bella sorsata di ayahuasca e sesso coniugale con Ima (qui ci scappa anche un nudo integrale che sa di concorrenza alla HBO).
Mentre questi due zompano sotto droga e veleno, Girolamo è lì che si sbatte come un Rambo-ninja. Ammazza tutti e tre i predatori e alla fine lo costringono pure a uccidere Zita!
Intanto quel fattone di Leo tromba e viaggia oltre la soglia, dove pure lui incontra Giuliano (beh dai, visto che dovevano pagare l’attore per fargli fare il fantasma, almeno diamogli qualche scena in più che era anche un personaggio simpatico), l’Abissino che gli mostra la Monna Lisa e fa il giochetto della supercazzola come il suo collega Turco. Leo chiacchiera pure con se stesso sul letto di morte. Questa visione gli mostra le catene come ne Il Canto di Natale. Vede anche Zita che gli dice di aver perdonato Riario e di dirglielo. Quando Leo si riprende, lo fa. E si piglia, giustamente, un cazzotto. Insomma, un trip di puntata. Ma sarà sufficiente per trovare il Libro delle Lamine? Speriamo, anche perché Ima dice che la madre di Leo è là col Libro. Fine.
Da Vinci al Louvre, come turista però.