Non intendo certo svalutare l’impatto della strage di Parigi e la sparatoria nel mucchio grazie al quale il potere francese ha potuto fare carta straccia della Costituzione nonostante gli autori della fusillade fossero tutti ben conosciuti e i servizi assieme ai loro referenti politici fossero perfettamente in grado di renderli inoffensivi senza alcun bisogno di leggi speciali. E tuttavia una paura che giunge a mettere in discussione le proprie libertà sarebbe eccessiva senza un elemento centrale che rimane nascosto dietro il sudario delle guerre di civiltà, ultima incarnazione del razzismo coloniale: il fatto che gli attentatori si siano rivelati immigrati di terza generazione e dunque francesi o belgi a tutti gli effetti, molto più di quanto non dica un passaporto. La domanda subliminale da cui nasce la paura a cui si dovrebbe dare un senso senza coltivarla come adrenalina del narciso, è come mai balordi di periferia, ma immersi fino al collo nelle promesse e nei bagliori del capitalismo siano potuti diventare jahidisti. Una mutazione che prescinde da chi, come e perché abbia poi gestito questi personaggi di modestissima intelligenza in continuo transito tra Francia e Siria: il fatto in sé pone delle domande angosciose sul primato dell’Occidente che viene posto a giustificazione delle esportazioni di democrazia e dei giochi al massacro in terre lontane.
E’ una domanda che viene soffocata sul nascere e che si cerca di allontanare ancor più di quella che nasce spontanea sulle enormi falle nella sicurezza, volute o meno e del fallimento delle politiche di integrazione, tutte costruite all’interno di processo di riduzione generale dei diritti e della dignità del lavoro. I massacratori di Parigi hanno trovato nel jahidismo una folle via d’uscita, recuperando i lacerti ossessivi di una cultura altra, ma alle decine di milioni che vivono nelle banlieue di Francia e di Europa, che non hanno più vie di fuga culturali, cosa rimane? Quelli a cui è stata strappata la speranza in una società diversa, più solidale e meno diseguale? Quelli che vengono ammansiti e lobotomizzati a forza di gadget?
Ciò che si vuole evitare a tutti i costi evocando grotteschi scenari da crociata e di guerre di civiltà non è tanto il dubbio su non ben specificati valori occidentali, ma quello sul loro tradimento da parte un potere e una ricchezza sempre più concentrate in poche mani. Non a caso le misure eccezionali di elites occidentali che ormai vivono di eccezionalità auto creata, servono assai poco contro il terrorismo vero e proprio, ma molto contro quel poco di protesta sociale rimasta come dimostra anche il fatto che il clou di queste misure è la restrizione della libertà di espressione, di comunicazione e di manifestazione.
Sono proprio costoro, nascosti nei palazzi del potere politico, nei caveau delle banche, seduti alla console dei videogiochi di morte che stanno affossando la civiltà occidentale. Sono loro che ci stanno facendo la guerra di civiltà. Come nel detto popolare più che dai nemici bisogna guardasi dagli amici .