Iniziò tutto negli anni quaranta, durante la Seconda Guerra Mondiale. C'era una giovane la cui casa a Milano era stata bombardata dagli Alleati. Aveva perso il padre a tredici anni, lasciando lei e sua madre nella miseria. Questo significava che, benché fosse una scolara brillante, fu costretta a lasciare gli studi e andare a lavorare per sostenere se stessa e la mamma, la cui paga di domestica non era sufficiente per due persone.
La loro casa non c'era più, ma riuscirono a trovare una sistemazione alternativa, dove la madre fu assunta come portinaia. La figlia invece proseguì la sua attività e presto le sue clienti aumentarono sensibilmente di numero e di qualità.
Era molto richiesta, e fu in quell'epoca che incontrò un giovane affascinante che aveva la sua età ed era anch'egli dipendente di una sartoria da uomo piuttosto nota.
Misero assieme i loro sudati risparmi e pagarono una caparra enorme (per i loro mezzi) su un appartamento in centro. In quei tempi le truffe erano frequenti: furono defraudati della caparra da truffatori senza scrupoli che avevano usato lo stesso trucco con un numero di altri ingenui inquilini speranzosi.
Nonostante ciò lavorarono ancora di più, rimisero insieme un gruzzoletto, trovarono l'appartamento perfetto per aprire un laboratorio e per allevare la famiglia. Si trovava nel posto più ambito, nel cuore del distretto della moda milanese, che sarebbe diventato il fulcro dell'alta moda mondiale: Via Monte Napoleone.
Nel frattempo arrivarono i figli, quattro in tutto, ma l'azienda familiare continuò ad andare sempre meglio, grazie al lavoro indefesso della coppia che aveva iniziato dal nulla, ma la cui tempra era d'acciaio. Lavoravano anche di notte per soddisfare le richieste delle clienti, non concedendosi quasi mai un giorno di vacanza. La vita continuava per loro come se stessero ancora combattendo per la sopravvivenza, cosa che con quattro figli non era troppo inverosimile. Non si permisero mai una tregua, non viziarono mai i figli, non fecero mai concessioni, sebbene non facessero mai mancare loro l'essenziale e trasmisero loro una fiducia incrollabile nelle proprie capacità. Dicevano: “Non possiamo darvi il lusso o la dote, possiamo darvi soltanto il nostro amore e un'istruzione per tutto il tempo che ve la meriterete; oltre a quello, potrete contare soltanto sui vostri mezzi.” (Tra parentesi, tre su quattro arrivarono a laurearsi e uno prese la maturità.) Furono genitori affettuosi con principi altissimi e inflessibili; a volte i figli non li sopportavano, ma col tempo giunsero ad apprezzare la lezione inestimabile che avevano appreso.
Avevano imparato che nella vita niente è regalato; che il denaro, il successo e i riconoscimenti li si devono meritare; che non serve adagiarsi sugli allori e sperare nella sorte. E ringraziano i genitori per l'esempio solido che hanno dato, qualcosa che è radicato dentro di loro e si augurano che i propri figli possano anche loro imparare dalla loro storia, la storia di Angelina e Adone, i miei genitori.