Dai sogni culturali agli incubi politici

Creato il 15 giugno 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Franco Luceri. Le stagioni politiche non cambiano quattro volte l’anno come quelle climatiche, ma seguono a rimorchio i rari cambiamenti delle stagioni filosofiche, se e quando hanno la bontà di manifestarsi.
In Italia aspettiamo una stagione che induca politica alternativa alla comunista da sette decenni, ma a destra non c’è una vera filosofia liberale da cui ci si possa aspettare qualcosa di salvifico.

Come dire che in Italia abbiamo tanto comunismo e tanto finto anticomunismo, ma del liberismo ancora non c’è traccia. I comunisti accentrano il potere nello Stato e nella burocrazia e poi ne fanno uso e abuso senza risparmio. (Vedi mafia capitale). Ma i liberisti sono alternativi ai comunisti a parole e complementari di fatto, perché quando governano loro si guardano bene dallo spostare il potere dallo “Stato burocratico, corrotto e tiranno”, al popolo che sovrano non è mai diventato, e usano e abusano di quel potere, magari non quanto, ma come i comunisti. E peggio, con l’alibi di ferro che la tirannia comunista l’hanno solo ereditata.

Insomma, i sessanta milioni di italiani si ritrovano fra l’incudine del comunismo parassita e il martello del liberismo fallito. Ecco perché l’invasione di immigrati, che è sempre una benedizione negli Stati liberali, (l’America è diventata Prima Potenza Mondiale impiegando milioni di braccia e cervelli d’importazione); da noi potrebbe accelerare e completare la “fine” del sistema.

Perché le imprese italiane non hanno il potere di estrarre ricchezza a prezzi competitivi da quella forza lavoro e pagare tasse, perché ai comunisti fa comodo mantenere gli immigrati disoccupati, scaricare il costo sullo Stato, e scorticare vivi di tasse i piccoli contribuenti per mantenere nella bestiale condizione di invalidi da soccorrere, tante degnissime persone, che invece potrebbero salvare e arricchire l’Italia e l’intera Europa, se il liberismo fosse capace di rendere culturalmente prima che politicamente inoffensivo il comunismo.

Ma a questa idea miraggio non possiamo affezionarci, perché sette decenni di comunismo hanno disseminato nel Paese una quantità di trappole culturali, giuridiche ed economiche (per topi), da mettere in difficoltà non solo i miseri venditori di bruscolini e caldarroste, ma anche i colossi della finanza, che senza le mammelle dello Stato comunista da succhiare a spese di “Pantalone“, con la voracità di una idrovora, sarebbero falliti da un pezzo.

Ma su una cosa possiamo essere certi. In Italia, la distinzione politica di destra e sinistra non esiste più. A sinistra abbiamo Renzi, che essendo amico dei banchieri, non può che essere vero comunista e finto liberale; e a destra abbiamo ancora Berlusconi e berlusconiani che sono tanto liberali da essere sostenitori di Renzi.

E non basta; in Italia il comunismo politico non tira le cuoia, perché ad ancorarlo alla cultura comunista ci pensano decine di migliaia di intellettuali, professori, giornalisti, professionisti e burocrati a tutti i livelli sociali e istituzionali; mentre dei “cacasenno liberali“, ahi noi, la nascita è ipotizzabile non prima di fine millennio.

Certo la verità è decisamente più complessa di come possa percepirla un qualunquissimo signor nessuno come me. Magari il comunismo ha solo la colpa, se tale si può dire, di aver colmato un “sottovuotospinto” chiamato liberismo. Una finta filosofia, come tutte le filosofie che spingono i più alla competizione, divisione, sfruttamento e sopraffazione economica, e mai alla cooperazione solidale, in funzione del “BENE COMUNE“, che non passerà mai da l’impoverimento di milioni di poveri per l’arricchimento di decine di ricchi sfondati.

La finalità idiota del comunismo era rendere potente lo Stato, per servire il popolo; quella del comunismo finto liberista, è dissanguare e rendere impotente lo Stato, sfruttare e impoverire l’intero popolo per arricchire dieci paperoni. Quanto tutto ciò possa dirsi filosofia politica, ve lo lascio immaginare.


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