Dajana Roncione

Creato il 23 aprile 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Sarà la madrina del Social World Film Festival, rassegna internazionale del cinema sociale ed è stata la protagonista del servizio fotografico di Alberto Magliozzi per il libro “No alla droga”. A suo parere, quali sono oggi le tematiche sociali più sentite?

Credo che questa domanda si esaurirebbe con un elenco infinito sulle problematiche sociali che oggi ci attanagliano. Sicuramente per me tra le cose che ritengo più gravi c’è la mancanza di un lavoro, la precarietà e il silenzio della politica alle richieste dei cittadini. Sono onorata di fare la madrina al Social World Film Festival anche perché questa kermesse cinematografica rappresenta un’ulteriore occasione per accende i riflettori su alcuni dei temi sociali storicamente irrisolti.

Leggendo il suo curriculum, emerge una proficua attività trasversale nel mondo dello spettacolo (teatro, cinema, televisione). Con quale mezzo esprime al meglio se stessa?

Ho iniziato da piccolissima con il teatro a Palermo, la mia città natale. Facevo parte della compagnia dello Stabile, il Teatro Biondo. Lì ho iniziato ad amare questa straordinaria arte e a scoprire quelle urgenze che mi hanno spinta a frequentare a Roma l’Accademia D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Credo di avere trovato lì il mio inizio di espressione artistica questa una delle cose alla quale non voglio rinunciare. Amavo già il cinema e sin da bambina ero appassionatissima al grande schermo, la consapevolezza di pensare alla possibilità di farlo è arrivata dopo, da quel momento non ho mai smesso di studiare e perfezionarmi. Ho delle difficoltà a scindere le tre forme d’arte, mi piace ogni volta che capita spostarmi da un genere all’altro, cercare di non avvertirne la differenza, il mio lavoro è sempre quello e la mia qualità non deve cambiare, che si tratti di cinema, teatro o tv cerco di fare tutto con la stessa professionalità, passione e responsabilità.

C’è un personaggio che ha interpretato che le è rimasto particolarmente nel cuore?

Il mio cavallo di battaglia in teatro è stato Ofelia. Ho cercato di rivisitare quel personaggio con la ricerca e la voglia incosciente di chi all’inizio di un percorso artistico sa tirare fuori tute le emozioni. L’ho fatto con il tempo, acquisendo sempre più tecnica e affinando al meglio l’arte. Ho avuto la possibilità di continuare a ricercarlo e perfezionarlo fino a renderlo qualcosa che ha quasi un valore affettivo perché rappresenta la fase evolutiva della mia ricerca artistica. In generale tendo ad amare molto i personaggi che interpreto siano televisivi, teatrali o cinematografici.

Nel 2011 ha vinto il premio “Efesto d’oro”–Lipari per “Edda Ciano e il Comunista”(una serie tv Rai) e il premio “Napoli Cultural Classic” come migliore attrice emergente. Quale importanza riveste un premio nella carriera di una giovane attrice?

L’importante è non dimenticarsi di quel fuoco sacro che ti ha fatto vincere e avere sempre la consapevolezza di non adagiarsi sugli allori perché pingue del post premio. Le gratificazioni ad un artista, specialmente all’inizio della sua carriera, probabilmente è meglio che siano date con il contagocce. E’ un mestiere che non deve confondersi con l’arrivismo e il successo facile fine a se stesso. Io sto molta attenta a stare con i piedi ben piantati per terra.

L’abbiamo vista calcare la scena di Sanremo per promuovere una fiction RAI su Walter Chiari, in cui lei prestava figura e voce alla celebre cantante Alida Chelli. Quali difficoltà comporta interpretare ruoli di personaggi ancora viventi?

L’ho detto anche a Sanremo con una certa emozione che mi faceva sentire un pò fuori luogo. La responsabilità’ e’ quella che più mi e’ gravata sulle spalle nell’interpretare Alida Chelli, conosciuta ai più come attrice cantante e showgirl. Oltre che rendere credibile la sua figura mediatica, ho  approfondito quelli che stati i momenti più delicati e problematici della sua vita privata. Dovevo raccontare la sensibilità di una donna vera senza trascurare il timone di un copione al quale attenermi e contemporaneamente attuare la visione del personaggio sposata insieme con il regista Monteleone… spesso mi chiedevo come si sarebbe sentita Alida Chelli nel vedersi spiattellati in tv i momenti più intimi della sua vita: il matrimonio, il divorzio, la condanna di Walter Chiari e la maternità’. Ho cercato con grande responsabilità di stare attenta ad ogni momento delle riprese, ad ogni battuta. Certo, ho anche avuto paura di rischiare.

Quali sono gli aspetti più indigesti- se ce ne sono- della notorietà?

Ancora non mi reputo tale, ma conoscendo amici molto noti, credo che la cosa che li faccia più soffrire sia la mancanza di privacy… non deve essere una gran cosa! Al momento, nella mia esperienza ho molta paura delle promozioni e delle conferenze stampa. Quando recito ho un personaggio che mi difende ed è quel personaggio che metto avanti e quindi sono piu’ coraggiosa. La notorietà non deve in nessun modo farti dimenticare l’urgenza e la necessità vera di fare questo mestiere.

Nella sua collezione personale, quali film e quali libri non possono mancare?

La filmografia orientale da Akira Krosawa fino Kim Ki Duk, mi piace molto il film “In the moon for love” del regista Wong Kar-Wai. Il mio libro preferito è “La trilogia della città di K” di Kristof Akota.

Quali sono le attrici da lei maggiormente amate e ammirate?

Su tutte Kate Winslet.

 Pregi e difetti di Dajana Roncione.

Ironicamente dico che devo ancora conoscerli!

di Angela Laurino



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