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Dal 2011 un film di polvere, dolore e paure ancestrali: Ruggine

Creato il 14 marzo 2014 da Biagiochi @biagiochi

Ruggine

Ogni venerdì ilballodelcervello.com ospita una mia rubrica cinematografica dal titolo “and the winner is…”, nella quale consiglio i film che credo valga la pena di vedere.

Compiti della settimana: provare ad immaginare come i traumi del presente possano influenzare il nostro futuro, provare a dipanare le paure partendo dal passando, cercare un filo rosso che attraversa il tempo della nostra vita.

…and the winner is “Ruggine“!

Trama: Verso la fine degli anni settanta, in un cortile della periferia torinese, un gruppo di figli di immigrati meridionali trascorre le giornate giocando nel labirintico capannone di una ditta di recupero materiali ferrosi. Sono bambini svegli e, nonostante l’età, sanno guardarsi bene dai pericoli che li circondano. Quando il Dottor Boldrini (Filippo Timi), un distinto signore, si trasferisce in zona, capiscono di non potersi fidare. Ben presto una di loro viene rapita ed uccisa; ingiustamente tutti incolpano lo scemo del villaggio, il quale viene malmenato dagli stessi bambini. Al primo infanticidio ne susseguono altri ed i ragazzini capiscono chi è il colpevole…

Direttamente dalle Giornate degli autori della 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Ruggine è un film del 2011 diretto da Daniele Gaglianone e tratto dall’omonimo romanzo di Stefano Massaron. Costruita su due piani temporali differenti, la storia raccontata si muove fra presente e futuro, marcandone la dolorosa differenza grazie ad una fotografia intelligente e una regia in grado di farsi apprezzare senza dover ricorrere a funambolici espedienti.

Protagonisti di questo viaggio nel tempo sono Filippo Timi, indimenticabile nei panni del mostro che popola gli incubi dei bambini, un pedofilo quasi da fiaba horror, spaventoso e visto con gli occhi lucidi ma innocenti dell’infanzia; Valerio Mastandrea e Valeria Solarino, ancora una volta interpreti misurati e all’altezza del ruolo difficile che sono chiamati ad interpretare; Stefano Accorsi, sormontato dalla bravura dei suoi colleghi ma non per questo meritevole di un giudizio negativo.

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