Il cinema di Carlo Verdone visto da dentro. Gli attori, le attrici, i collaboratori, gli amici, la famiglia, le strade e le voci di Roma, il gioco infinito di riflessi da cui nascono personaggi, caratteri, storie. Ma anche la tecnica, la capacità di osservazione, l’uso del corpo e della voce, la nascita e la psicologia dei personaggi maschili, il rapporto complicato con quelli femminili. E poi i film e gli attori di riferimento, il rapporto con il pubblico, la casa in cui è cresciuto, l’importanza della figura paterna, gli studi al Centro Sperimentale, una formazione che abbraccia l'underground e lo Sceicco bianco, Sergio Leone e Pietro Germi, Alberto Sordi e Jack Lemmon.
Il tutto ripercorso nei luoghi più tipici del cinema di Verdone, Ostia, Ponte Sisto, gli studios di Cinecittà, il set di Posti in piedi in Paradiso. In un viaggio contrappuntato da foto e filmati inediti oltre che dalle testimonianze di collaboratori, amici, familiari. E accompagnato dal sospetto che i suoi film, non di rado, funzionino anche come una sorta di inconfessata autoanalisi. Un gioco sorridente fra le proprie ansie e quelle dei suoi personaggi, le loro “patologie” e quelle del paese in cui vivono, che forse è la chiave di un cinema molto meno leggero di quanto sembri. E di un successo che dura da ormai da più di trent'anni.
NOTE DI REGIA
Raccontare Carlo Verdone senza celebrarlo. Rivedere i suoi film cercando di smontarli, come si fa con i giocattoli, magari per scoprire che è più difficile di quanto sembri. Osservarlo in azione, sul set e poi sullo schermo, per capire come dirige gli altri attori. Esplorare con lui e i suoi compagni di strada quel mistero che chiamiamo popolarità, da non confondere con la banale fama. Una popolarità così radicata che nel suo caso dura da più di trent’anni. E ha accompagnato il paese attraverso una lunga serie di trasformazioni, non solo di costume. Girare un documentario su Verdone, oggi, significa lavorare su queste ipotesi di lettura, a partire dalla singolarità del suo corpo comico nella tradizione della nostra commedia. Ma entrare nel cinema di un attore-regista vuol dire anche molto altro. Entrargli dentro casa, letteralmente.
Invadere le sue zone d’ombra. Accompagnarlo in un viaggio che è forse prima di tutto esistenziale. Cioè aprire o almeno socchiudere porte che Verdone non aveva mai aperto prima. L’adolescenza, la famiglia, le amicizie di oggi e di ieri, la “casa sotto i portici”, l’ombra lunga proiettata da tutto questo sul Verdone uomo e cineasta. Il tutto anche grazie a immagini private e mai viste che illuminano, commentano e a volte completano un destino. Il risultato finale non sempre somiglia a ciò che avevamo in mente all’inizio. È quasi superfluo aggiungere: per fortuna.Fabio Ferzetti Gianfranco Giagni
Poter produrre un documentario su Carlo Verdone è stato per me un vero onore. Sono sempre stato un suo fan, da quando sono bambino, e poter lavorare al suo fianco, ascoltando le sue storie, le sue esperienze, vederlo raccontarsi nella sua casa d’infanzia, scoprire come sono nati i suoi film e i suoi personaggi è stato molto emozionante. Ringrazio Carlo per avermi dato l’opportunità di poter realizzare questo progetto su di lui, un’icona del nostro cinema, ma anche una persona di grande umanità e umiltà. Marco Belardi
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