VARIETA’ – Ma evidentemente il vento soffia all’incontrario e c’è ben poco da fare: a Torino, contro la Juventus, la madre di tutte le partite diviene una strega da scacciare via. Ancora tre reti e però stavolta non c’è traccia di angoli o di stacchi aerei: Bonucci devia una ciabattata di Vucinic; Vidal s’inventa un numero da fuoriclasse e Quagliarella toglie i personalissimi sassolini dalle scarpe con una sassata. E’ una nuova tipologia di handicap che si spalanca dinnanzi a De Sanctis, colpevole soltanto a Roma, contro la Lazio, sulla rasoiata di Candreva e poi costretto ad arrendersi da quel capolavoro di Mauri e dal rigore di Ledesma; ad osservare le prodezze balistiche di Bonaventura, Bellini e Carmona; ad incollare i cocci di una retroguardia che intanto è rimasta fracassata da quella valanga anomala che si abbattuta addosso e l’ha schiantata. La solitudine del numero uno, in casi del genere, diviene un’arma, una corazza, una diga o forse anche una saracinesca da abbassare. Su le mani, ironicamente. Corriere dello Sport .