Qualche giorno fa parlavo con alcune persone del prossimo referendum che sarà incentrato su Acqua e ritorno al Nucleare, due temi fondamentali e strategici. Con mio stupore le posizioni sul Nuclerare pendevano nettamente a favore del ritorno di quest’ultimo, le motivazioni a supporto erano sempre le stesse e retoriche peròsono centrali di nuova generazione, anche altri paese attorno a noi le posseggono, sarà una manna per l’economia perché farà girare molti soldi e porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro qualificati e via dicendo. Inutile sottolineare ad esempio l’elevatissimo costo di costruzione, gestione e smaltimento delle scorie (smaltimento che ad oggi non trova soluzioni definitive, ma solo temporanee), ne tanto meno i tempi che non saranno nell’ordine dei due o tre anni ma ben più lunghi, senza considerare che siamo nella patria dei progetti incompiuti o dilatati nel tempo senza soluzione di fine per accedere a più fondi rispetto a quelli prestabiliti. Parlando e disctuendo ho chiesto a loro come si trovassero con il digitale terrestre. L’ovvia reazione è stata chiedere cosa centrasse con la questione nuclerare. Come vi trovate ho ribattuto io. La loro risposta è stata negativa, ovviamente. A quel punto ho posto la questione: se non riusciamo a destreggiarci in maniera ottimale, come ci era stato garantito, su un problema tutto sommato banale come il digitale e siamo impantanati in mille difficoltà, senza contare le beghe sulla faccenda delle frequenze, siete sicuri che con il nuclerare non sarà lo stesso? Badando bene che con il primo al massimo si vede male la tv, mentre con il seconso le implicazioni sarabbero ben più serie. Il dubbio a quel punto era instillato, e senza farne una questione meramente politica o di fazioni. Potere della televisione. Basta toccare quella agli Italiani per smuovere le loro pulsioni, triste ma vero. Era dopo tutto l’esempio più banale dell’attuale incapacità nel nostro paese di gestire situazioni che coivolgano infrastrutture e servizi. Grazie a Dio poi mi è venuto in aiuto l’articolo di Agnese Ananasso e Enrico Del Mercato apparsa su Repubblica qualche giorno fa.