Sono in mare, cercando mio marito. Mi sfilo il salvagente che mi ingombra e finisco subito sott’acqua.
Qua sotto tutto è molto scuro. Costa troppa fatica opporsi alla discesa, più facile farsi portare in basso dal peso dei vestiti.
Il fondo che raggiungo è tanto vischioso al tatto, non trovo nessun appiglio, ed eccomi assalita dal terrore di non risalire più.
Apro la bocca per gridare, mi si riempie d’acqua. È il bacio di una sirena. La vedo, ma non dovrebbe esistere. Tento di allontanarla, afferro i suoi capelli, lei mi guarda dal fondo di due orbite vuote.
Ora la riconosco, non è altro che un fantasma.
So di essere intrappolata in un sogno, ma io grido lo stesso. La mia voce si perde negli abissi.
Riapro gli occhi sul ponte, racconteranno in seguito di avermi ripescata viva per un soffio.
Riapro gli occhi sul pavimento di casa, l’eco delle mie grida è reale.
(continua)
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