dal "Giocare al Dottore" all'essere me...

Da Patalice
Da bambina volevo essere medico.
Beh, ero molto più spesso degli altri bambini in giro per ospedali e cliniche, pensavo fosse tutto molto consequenziale, era semplice routine per me!Per altro quand'ero piccola, non ricordo in quale occasione, mi persi per l'ospedale in cui ero in cura, e assistetti, prima di essere allontanata di peso, a qualche minuto di un'operazione chirurgica, e ne fui affascinata. 
Potenziale protagonista di Grey's Anatomy in erba...Poi scoprii quanto poco mi piacessero le materie con le quali avrei avuto a che fare; e che fondamentalmente non avrei mai potuto studiare così tanto, così a lungo, e così di lena, e cambia drasticamente percorso.Mi iscrissi al liceo classico che ancora l'idea del camice bianco non mi spiaceva più di tanto, ma, una volta finito quello, mi iscrissi a giurisprudenza.
La mia famiglia era parecchio contenta, le mie insegnanti caldeggiavano entusiaste, le materie parevano decisamente affascinanti.Diedi qualche esame (posso vantare un 25 in diritto privato al primo colpo!) ma non frequentare rendeva le cose difficilotte... mollai e mi iscrissi a lettere moderne, perché lì c'erano le materie che più mi attraevano, avevo già lavoro, e almeno avrei preso il "pezzo di carta" in quel qualcosa che mi interessava.Sono passati più di 9 anni da quand'ho iniziato.E non ho ancora finito.Mi fa sentire piuttosto fallita.Avrei pensato di cavarmela più a breve, ed invece così non è stato.Fine della triste storia della Patalice studiosa. Non volevo ammorbare il giovedì mattina con racconti di tragedie personali di una quasi trentenne con ziru tituli... Volevo ricordarmi, scrivendolo nero su bianco, del cursus di chi sono stata e sarei dovuta essere.E non sono.Senza racconti e conclusioni strappalacrime, che tanto non servono, ma solo con una soggettività oggettiva.La soggettiva oggettività.Mi serve la soggettiva oggettività per non ammattire.
che io sono potenzialmente una malata di mente.Sebbene non che sia particolarmente preda del senso di colpa per non essermi ancora laureata, e non ci sia nemmeno la pressione degli esami imminenti a farmi crogiolare tanto nei pensieri da passata scolaretta, è che mi sto chiedendo come risolvermi così come sono.Ovvero, se la Patalice rimanesse "così" altri 50 anni cosa combinerebbe?
Ci ho pensato, ripensato e tripensato.
Non ci ho dormito la notte, e mi sono dovuta trovare massicciamente da fare per far sviluppare il pensiero, senza cadere in trappola dello stesso, e alla fine ce l'ho fatta.
C'è chi dice che per trovare la luce bisogna arrivare in un posto: DOMANI.
Che non è oggi, e non è ieri, ma c'è e ce lo dobbiamo cercare e meritare.
Banalità, è vero...
Ma se non di quelle, di cosa possono essere davvero fatti i pensieri? 
...in estate per giunta!
Stamattina una donna mi ha fermata in centro città, mi ha detto che sono una ragazzina molto sofisticata, che ho due uomini che mi amano, e che ho un dolore forte dentro, che parte dalla pancia... 
Voleva leggermi la mano, e si è detta una sensitiva, non una fattucchiera.

Mi sono allontanata, sebbene fossi molto molto curiosa, avrei voluto parlarle, ma mi sarei probabilmente fatta influenzare, ed ho rigettato il segno, se di segno si può parlare.

Mi sono pentita di non aver parlato con quella donna, volevo chiederle cosa esser io...

...magari ricomincio a studiare, magari così il dolore alla pancia e quel vuoto riesco finalmente a riempirli... 


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