Dal mockumentary al reality horror

Creato il 31 ottobre 2010 da Ivy

Uroboros

Mockumentary, quasi sempre horror, è un falso documentario.

Come fosse un documentario tradizionale mostra interviste, ricerche ma è girato con attori e tutte le finzioni del cinema. Rispetto al normale cinema horror il mockumentary propone un prodotto più verosimile, mostra la vicenda trattata come fosse una sorta di reality e quindi la sensazione di “vero” è più intensa. Il personaggio principale (il punto di vista) è chi sta dietro alla macchina da presa e in questo modo, lo spettatore guarda come in una telecronaca.

Un mockumentary fra i primi fu quello trasmesso dalla stazione radiofonica statunitense della CBS la sera del 30 ottobre 1938 quando si decise di mandare in onda, recitata dall’attore Orson Wells, la trasposizione radiofonica del romanzo di fantascienza di Herbert George Welles “La guerra dei Mondi”. O.Welles decise di impostare la trasmissione come fosse un normale programma musicale interrotto da falsi e allarmanti notiziari che annunciavano l’invasione della terra da parte dei marziani. Lo stile del giornalismo radiofonico, resoconti e la falsa intervista ad un astronomo rese credibile la messinscena e, nonostante venne detto chiaramente a inizio e fine trasmissione che quello era l’adattamento radiofonico del romanzo, migliaia di persone si spaventarono.

Un cult più recente fra i falsi documentari horror è The Blair Wicht Project (1999) Nel film ci sono sequenze realizzate con la normale telecamera da viaggio, per risultati finto “casalinghi”; si simula un vero documentario girato da tre studenti sulla leggenda della strega di Blair con tanto di interviste “spontanee” a passanti. trailer – finale

Il giapponese Noroi (2007)è l’esempio di quanto il mockumentary sia internazionale; falso documentario, include al suo interno anche spezzoni di trasmissioni televisive e interviste. Il film viene presentato come il contenuto di una videocassetta ricevuta in un studio televisivo, spedita da un giornalista specializzato nel paranormale misteriosamente scomparso. Nel video è ricostruita la sua ultima indagine giornalistica su personaggi dotati di poteri psichici e presenze paranormali. trailer – scena del film

Altro conosciutissimo falso reality è Rec (2007). La giornalista Angela e il cameraman Pablo lavorano per una tv locale e si trovano in un edificio per realizzare un reality sul lavoro dei pompieri. A causa di un misterioso virus le autorità mettono in quarantena l’edificio bloccane all’interno tutti gli astanti. Si decide di intervistare i residenti e documentare tutto quel che succede perché “la gente deve sapere”. Tutto il film viene ripreso dall’occhio della telecamera perennemente accesa portata in spalla dal telecronista. trailer – finale

Rec 2inizia dopo quindici minuti da quando le batterie della telecamera (di Rec 1) si sono spente. Le autorità hanno perso i contatti con le persone rinchiuse nell’edificio in quarantena. Una squadra speciale e un prete esorcista entrano per controllare la situazione. Stavolta la tecnica di ripresa è da “notizie dal Web”, come i filmati che si possono trovare su YouTube, dove la filosofia è “la realtà esiste per essere raccontata ed esibita”. trailer – finale – trailer di Rec3

Altro film (gradevole) confezionato da mokumentary è Lake Mungo (2007). Mostra la storia di una famiglia, in lutto per aver perso tragicamente la figlia adolescente e degli strani fenomeni nella loro abitazione, che vengono documentati con cam digitali sempre accese. Come in un vero documentario non esistono dialoghi in tempo reale, ma testimonianze, interviste, immagini di repertorio, filmini amatoriali, persino riprese con i telefonini. trailer

Idem Paranormal activity (2009): una giovane coppia si trasferisce in una casa nuova che sembra infestata e decide di registrare con una video camera amatoriale quello che accade, di inquietante. L’impressione di reality si crea spiando attraverso videocamere le vicende della coppia. trailer – finale

Un altro mockumentary anche il sequel, Paranormal activity 2 (trailer) ambientato nella stessa casa, una presenza demoniaca, perseguita i nuovi abitati che installano un sistema di sorveglianza per capire cosa succede.

Aggiungo L’ultimo esorcismo, storiella di un ministro evangelico che decide di esorcizzare una ragazza davanti ad una troupe di documentaristi che filma tutto. trailer

Nel mockumentary quindi si presentano “finte storie vere” e gli esempi sono ben numerosi di quelli da me citati. Il mockumentary fa spettatori. Meno si distingue il documentario, il reportage, il reality dalla fiction e meglio funzionano gli incassi Mai come oggi i mass media sono sensibili alle leggi di mercato; quanto più intensa è la richiesta di storie sanguinarie, perverse e violente, tanto maggiore sarà l’offerta di tal genere che produrranno i mezzi di comunicazione.

La scelta dei programmi da mandare in onda è influenzata dall’audience. Se le persone non guardano, non ascoltano, non leggono, ai mezzi di comunicazione mancano spettatori, ergo gli introiti (lo scopo finale dei programmi alla fin fine sono i proventi).

Marketing ed esperti di tecnica pubblicitaria conoscono il rapporto fra messaggio e destinatario. I destinatari non sono spugne che assorbono qualsiasi proposta, ma anzi possono influenzare il tipo di messaggio da inviargli. Significa che con il gradimento o meno di un tipo di messaggio il destinatario viene ad influenzare i mass media che lo modificano rimasticandolo secondo i criteri richiesti. È vecchia storia che certi bisogni vengono creati artificialmente dal marketing con l’induzione pubblicitaria, ma altrettanto vero è che bisogni e desideri si manifestano anche spontaneamente, per cultura, all’interno della società. L’aumento d’attenzione dei mass media su fatti cruenti, d’orrore vero, non è perciò attribuibile solo ai mass media, poiché esprime richieste di pubblico.

L’orrore è il motore principale che impedisce alla storia di smorzarsi, è un’astuzia per mantenere l’audience. Mass media, destinatari dei programmi e valori culturali sono osmotici fra loro, hanno reciproche interferenze.

Si sa che la tv e i giornali sono idonei, in forma occulta o diretta, ad influenzare le opinioni, le idee, gli atteggiamenti con proposte di comportamento e di pensiero. Ma nelle trasmissioni reality, ciò che vediamo (o leggiamo sui giornali) è espressione e conseguenza piuttosto che causa delle ragioni già insite nella nostra società e cultura.

Con il delitto di Sara Scazzi i giornalisti hanno avuto modo di proporre un documentario su un’orrore del tutto vero, e non si solo lasciati scappare l’occasione che ha reso moltissimo, in quanto ad audience. L’evento è accaduto, quasi in diretta, era impossibile prevedere man a mano cosa sarebbe successo, perché la scena stava accadendo come in un reality Spettacolo tragico ma allo stesso tempo reale. Agli spettatori già abituati al mockumentary già dal primo morso la nuova pietanza è sembrata ancora più speziata, perché reale. Continueranno a cercarla ogni volta avranno fame Un mockumetary ora sembra insipido. E i mass media gliela prepareranno.

Così i messaggi di violenza, perversione, terrore intenso e prolungato finiranno per essere interiorizzati Vi saranno reality e reportage quotidiani con scene di crudeltà e orrori, con l’inevitabile svalutazione di questi che a lungo andare non appariranno più l’eccezione ma la regola. L’orrore eserciterà sempre più spesso su di noi per vie inconsce una specie di envoutement mostruoso. E cominciando a cercare storie cruente, di horror, diventerà horror anche la cultura e il bisogno delle sensazioni cercate I mass media allora si esprimeranno con quei messaggi e diffonderanno quel tipo di cultura, e i destinatari, cibandosene, li faranno propri e, prigionieri del circolo vizioso, ne richiederanno altri.

Difficile tornare indietro una volta che si è passati dal mockumentary al reality horror, perché è una escalation di sensazionicercate sempre più forti, che rischia di culminare nell’indifferenziazione dell’infernale, cosa che si verifica quando la mente si trova ormai avvinta dall’horror.

Domanda e offerta, è come il circolo vizioso del serpente Urobo, che si mangia la coda. I mass media si esprimono con documentari di vere storie d’orrore e diffondono quel tipo di cultura; il destinatario fa propri quei messaggi e la cultura dai contenuti orrorifici viene a rinforzarsi.

Prima nei reality ci si accontentava di personaggi che svelassero i loro segreti peccadillos, ora provato il gusto del sangue, cerchiamo il mostro assassino. È il pubblico ad invocare storie tanto infernali quanto vere, e i mass media, assecondano. Nei reality i demoni dei mockumentary non si riescono a riprendere con le telecamere ma l’orrore infernale che c’è negli uomini in carne ed ossa basta e avanza.

Per ora.


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