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Dal noise rock al vibrante poetare: le detournement musicale dei marlene kuntz

Creato il 28 luglio 2012 da Ifioribludizazie

I Marlene Kuntz nascono come gruppo noise rock di tendenza italiano: Catartica ne riassume schiamazzo indignazione e sudore, come i pezzi “festa mesta, sonica, 1° 2° 3°”. Il vile segue indisturbato il primo album, lo rincorre nella genuina tensione musicale ed immaginativa dei testi che molleggiano tra rivalsa e lieve rassegnazione esistenzialista. “Come stavamo ieri” ne rappresenta, insieme ad “ape regina” i manifesti. Ho ucciso paranoia sancisce un po’ il varco alla notorietà, con passaggio dalla periferia al centro. Nel 1999 tutti conoscono i Marlene Kuntz o ne hanno almeno sentito parlare, se non altro per il numero infinito di spore e per L’odio migliore dove “chili di silenzi che inaugurano un nuovo gioco” consacrano il front man Cristiano Godano come l’uno nessuno e centomila del panorama musicale italiano. L’album Che cosa vedi internazionalizza la loro musica, “Primo maggio” riesce ad assemblare come roux in cucina, elementi noise con fattori linguistici del testo dove ricercatezza ed evocazione ricordano un esercizio lacaniano. “La canzone che scrivo per te” che vede la partecipazione di Skin degli Skunk Anansie, è la bellezza sonora, la poesia che si allaccia alle note senza che esse siano avvertite come distrazione o mero accompagnamento; interessante anche l’elemento vocale femminile che si integra pienamente nel pezzo decapitando l’accessorietà. Con “L’abbraccio” o “Chi mi credo di essere?” una tensione più delicata, quasi di attesa, permea il suono. E’ come se il David del Bernini, invece che essere colto nell’atto di lanciare il sasso lo avesse già scagliato aspettando l’esito dell’azione. In “Primo maggio”, invece, la natura noise del gruppo incalza nuovamente, pur senza abbandonare lo strazio dei versi. Forse Senza peso è l’album più privo di identità del gruppo, troppo incerto, ciò che si pone in una fase di mutamento, rinvangante e sofferente di un mondo passato da cui si è usciti, forse, troppo in fretta. Tutti gli album successivi sono afferenti a quel vibrante poetare che si ritrova nei pezzi “Bellezza”, “L’inganno”, “Uno”, “La ballata dell’ignavo”, “Musa”. Proprio qui parte un detournement musicale che non si sa ancora dove condurrà. Attenderemo riascoltando “la canzone di oggi”o “canzone in prigione” e accantonando il ricovero virtuale della sexy solitudine.

 

marlene kuntz

 

Il 31 luglio saranno live al Cremona Summer Festival. YEAH!

 


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