Dal romanzo al graphic novel: Canale Mussolini

Creato il 20 maggio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Che cos’è un adattamento?
Volendo riassumere in maniera estrema, e anche un po’ brutale, potremmo dire che è l’espressione della volontà di appropriarsi di una storia narrata da qualcun altro.
I motivi di questa scelta possono essere molti: l’emozione suscitata da un’opera e il desiderio di parteciparvi, la convinzione di poter tradurre un linguaggio in un altro, aggiungendovi qualcosa. Oppure la speranza, concentrandosi sulla rielaborazione di un prodotto dal buon riscontro commerciale, di replicarne, almeno in parte, il successo. Purtroppo, un medium come il fumetto, molto meno ricco di altri – per mezzi, lettori e soprattutto fama – in occasioni del genere spesso viene trattato come chi cerca di godere di luce riflessa, approfittando appunto della maggiore dignità, artistica e persino commerciale, che letteratura e cinema sembrano avere, a priori, nei suoi confronti.

È un fatto che il cinema possa permettersi di attingere alla letteratura senza timori reverenziali, anzi forte di un giro di affari tale da indurre gli editori a ristampare libri in occasione dei loro adattamenti cinematografici (pensiamo a Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald), magari con fascette o copertine ad hoc utili a sfruttarne il traino.

Raramente capita invece che si cerchino di attrarre spettatori nelle sale dichiarando le derivazione fumettistiche di un film: si pensi ad esempio a La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, che anche nel titolo prende le distanze da Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, il fumetto da cui è tratto. Fare un adattamento a fumetti è quindi anche una sfida, animata dalla convinzione di poter raccontare una storia con modalità diverse rispetto a quelle originarie, ma altrettanto valide. E la base di questo lavoro è un’operazione di ricodifica che non può che essere condotta in totale autonomia rispetto all’opera madre.

Questa premessa per affermare che, anche alla luce di quanto esposto sopra,  la lettura di Canale Mussolini, trasposizione dell’omonimo libro di Antonio Pennacchi, lascia purtroppo la sensazione di un’occasione mancata, un esperimento non riuscito, non tanto e non solo per la qualità complessiva del libro, che lascia piuttosto insoddisfatti, ma soprattutto perché in ultima analisi sfuggono i motivi che possano aver spinto alla sua realizzazione. L’opera manca infatti di ispirazione e fascinazione, prendendo la forma di un racconto piuttosto freddo e schematico che non avvince e non appassiona, proprio perché non appassionato.

Protagonista del volume è la famiglia Peruzzi, che negli anni 30, si sposta come molte altre, dalle regioni del Nord Italia nelle zone bonificate dal regime fascista dell’Agro Pontino, con la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro.
Le vicende dei membri della famiglia si intrecciano con quelle del paese, partecipando alle speranze e alle miserie dell’Italia di Mussolini, che i Peruzzi ospitano quando è ancora un maestro elementare, agli albori quindi della sua drammatica avventura politica e umana.
L’incontro tra il futuro Duce e la semplice famiglia contadina mostra, sin dalle prime pagine, uno dei limiti principali del lavoro, ovvero la maniera precipitosa e sbrigativa con cui gli avvenimenti vengono messi in scena. L’ospite non fa in tempo a sedersi che è il momento di alzarsi e salutare, non prima però di aver rivolto uno sguardo languido alla padrona di casa.

Altra peculiarità negativa del volume, che la scena citata esemplifica perfettamente, è il fatto che i personaggi si presentino al lettore raccontandosi attraverso dialoghi posticci nella loro essenzialità strumentale, mentre gli avvenimenti si susseguono in maniera monotona, quasi fosse un metronomo, piuttosto che uno sceneggiatore, a scandirne la successione.

La narrazione, salvo rari passaggi, è priva di sussulti ma soprattutto di una regia che guidi il lettore, modulando il ritmo di un intreccio che di fatto si articola in brevi sequenze che si succedono l’una all’altra.
A tratti dal racconto si passa al resoconto: personaggi o situazioni vengono mostrati senza respiro o cornice, e restano a se stanti, privi di tridimensionalità ma indispensabili (e quindi messi in scena) ai fini dello sviluppo della vicenda. Non stimolano la partecipazione del lettore i disegni estremamente stilizzati, che, uniti ad una colorazione algida, non riescono a dare espressività a personaggi che si muovono in contesti irreali, restituiti in maniera asettica e geometrica.

Le case e gli alberi sullo sfondo sembrano sagome di cartone nella loro invincibile bidimensionalità e assenza di ombre. Le tavole mancano di dinamismo e la messa in scena è povera per scelta di inquadrature e la capacità di veicolare informazioni che non siano quelle basilari; emblematica è la gestione del racconto di una detenzione che nella vicenda dura 30 giorni ma si legge in 30 secondi, durante i quali l’unico indizio che suggerisca il trascorrere del tempo è una barba, impercettibile alla prima lettura, che cresce sui volti dei detenuti.

Nonostante il volume si riscatti in parte nel finale, la sensazione complessiva è quella di una gestione insufficiente del linguaggio a fumetti o di una mancata appropriazione del testo letterario, la cui restituzione, a tratti frenetica, avviene per segmenti giustapposti e non metabolizzati, lasciando il forte dubbio che gli autori non abbiano voluto sacrificare parti del testo di Pennacchi, anche quando sarebbe stato forse necessario.

Tanto che Canale Mussolini a tratti pare sconfinare dall’adattamento alla riduzione, per il tentativo di aderire a un originale che è inevitabilmente altro da sé. Peccato perché un risultato diverso avrebbe potuto dare vita a scambio virtuoso tra i due titoli: guadagnando al fumetto qualche lettore del libro di Pennacchi, magari poco incline al medium e incuriosito dall’operazione, e al contrario, invogliare qualche aficionados delle nuvolette a leggere l’opera originaria.

Abbiamo parlato di:
Canale Mussolini
Graziano Lanzidei, Massimiliano Lanzidei, Mirka Ruggeri
Tunuè, dicembre 2013
183 pagine, brossurato, colori – 16,90 €
ISBN: 9788897165743


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