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DAL “SERVUS” AL “SERVIZIO” GALLERIA D’ARTE SU BISOGNI E LAVORO DI CURA, schede informative a cura di Paolo Ferrario

Creato il 04 ottobre 2015 da Paolo Ferrario @PFerrario

DAL “SERVUS” AL “SERVIZIO”

GALLERIA D’ARTE SU

BISOGNI E LAVORO DI CURA



MILANO, SCUOLA DI CARITÀ
una mostra per immagini

Milano, Palazzo Marino
via Marino, 2
17–20 maggio 2007
orario 10.00-18.00
ingresso gratuito

Locandina

Brochure

Gli ambienti di rappresentanza di Palazzo Marino ospiteranno per pochi giorni, dal 17 al 20 maggio 2007, il grande racconto per immagini Milano, scuola di carità: un percorso costituito da sessantaquattro pannelli, che, riproducendo preziosi documenti, fotografie d’epoca, dipinti e oggetti d’uso quotidiano, offrono al visitatore l’opportunità unica di conoscere un aspetto poco noto della storia della nostra città.

Con questa mostra, realizzata in collaborazione con il Comune di Milano e l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Azienda di Servizi alla Persona “Golgi-Redaelli” vuole rendere partecipe la collettività della bellezza e dell’importanza del suo patrimonio culturale: un’eredità storica complessa e affascinante che risale agli antichi Luoghi Pii Elemosinieri, ossia agli enti che nel corso di sette secoli hanno operato per soccorrere le fasce più deboli della cittadinanza.

L’idea che ha dato vita a questa iniziativa ha le sue origini già nel 2003, con l’avvio dei lavori di riordino dei grandi fondi documentari relativi all’assistenza erogata dal nostro ente tra il Sette e il Novecento, grazie al progetto Milano sconosciuta ritrovata sostenuto con generosità dalla Fondazione Cariplo e con il contributo della Regione Lombardia. Con l’anno scolastico 2004-2005, a tale programma d’interventi archivistici è stato affiancato un innovativo Laboratorio di didattica della storia, intitolato A scuola di carità – Alle radici della solidarietà ambrosiana, che ha coinvolto le scuole secondarie milanesi e lombarde in un percorso di avvicinamento alle fonti documentarie.

I frutti di questo lavoro sono confluiti nei pannelli di tre mostre divulgative itineranti, le quali costituiscono il cuore del percorso proposto a Palazzo Marino: dopo una parte introduttiva vengono illustrate le iniziative milanesi per il ricovero e il reinserimento sociale di disoccupati, mendicanti e inabili al lavoro nella sezione intitolata Senza casa, senza lavoro 1784-1978. Segue Zero in condotta!? 1817-1972, che offre al visitatore la possibilità di conoscere l’esperienza dell’Istituto Derelitti di Milano nel soccorso ai minorenni disagiati. La terza sezione, I frutti della carità. Protagonisti dell’assistenza a Milano 1738-1964, propone invece i percorsi di vita individuali di alcuni benefattori, amministratori e assistiti.

L’itinerario si conclude con alcune anticipazioni sul nuovo Laboratorio permanente di ricerca storica e di didattica delle fonti documentarie, artistiche e del territorio L’Officina dello storico, attivato nel corrente anno scolastico in collaborazione con l’Istituto Regionale di Ricerca Educativa (ora Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex IRRE Lombardia) e l’associazione Insegnamento e Ricerca Interdisciplinare di Storia (IRIS) come sviluppo delle precedenti esperienze in ambito didattico, con un significativo allargamento dalla semplice didattica degli archivi alla valorizzazione delle diverse tipologie di fonti storiche che costituiscono il patrimonio dell’Ente.


DAL “SERVUS” AL “SERVIZIO” GALLERIA D’ARTE SU BISOGNI E LAVORO DI CURA, schede informative a cura di Paolo Ferrario

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OSPEDALE CA’ GRANDA – MILANO

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La Ca’ Granda di Milano



Il cortile interno del Richini, I metà del ‘600

L’edificio fu fatto costruire da Francesco Sforza nel 1453 per dotare la città di Milano di una moderna istituzione, simile allo Spedale degli Innocenti a Firenze. L’incarico fu affidato all’architetto fiorentino Filarete.

L’ospedale fu disegnato con criteri di modernità: ad esempio, le camerate per i malati erano dotati di canaline percorse dall’acqua del vicino Naviglio per mantenerne l’igiene ed evitare il diffondersi delle infezioni.

Successivamente la costruzione fu affidata agli architetti lombardi Solari e verso la fine del ‘400 a Giovanni Antonio Amadeo, che abbellì il portico e le facciate con le decorazioni che oggi vediamo.

La costruzione fu ingrandita nel ‘600, grazie ai finanziamenti di G.P.Carcano. In quel periodo i lavori vengono affidati a Richini, a cui si deve anche il cortile centrale.

Nel 1805, quando la costruzione fu ultimata, l’Ospedale Maggiore aveva una capienza di 2500 posti, maggiore di quella dei più importanti ospedali europei (Hotel Dieu di Parigi, General di Madrid …). L’edificio, o meglio gli edifici che costituivano il complesso, ospitarono l’Ospedale Maggiore fino al suo trasferimento, effettuato nel 1938, nella zona di Niguarda.

Fu deciso di assegnare gli edifici alla nuova Università, ma il progetto non fu attuato immediatamente. L’edificio fu bombardato e notevolmente danneggiato nel ’43, ma soprattutto nel ’44 e’45.

L’opera di restauro ebbe inizio negli anni ’50 ed è continuata in diversi periodi: recentemente si è concluso un ciclo di restauro e pulizia del cortile del Filarete, grazie all’intervento finanziario della Snam S.p.A.

Riferimenti bibliografici


Giugno ’94, a cura di Maria A. Alberti ([email protected])

L’Università degli Studi di Milano ha sede nell’edificio dell’antico “Spedale di Poveri” voluto da Francesco Sforza duca di Milano e da sua moglie Bianca Maria Visconti (sec. XV) “apud omnes partis orbis terrarum stupendum” in segno di gratitudine a Dio per la conquista del Ducato .
La prima pietra fu posta solennemente il 12 aprile 1456 .
L’edificio fu completato nei secoli seguenti fino all’Ottocento, sempre grazie a lasciti e donazioni di cittadini milanesi (uno dei più notevoli quello del banchiere Gian Pietro Carcano, 1621), che ritenevano doveroso contribuire al completamento e al funzionamento dell’Ospedale chiamato familiarmente “la Ca’ Granda”. Fonte di introiti era anche uno speciale giubileo (la cosiddetta “Festa del Perdono”) che si celebrava ogni due anni il 25 marzo, festa dell’Annunciata, sotto la cui protezione l’Ospedale era posto .

Il progetto, affidato da Francesco Sforza all’architetto toscano Antonio Averlino detto il Filarete (1400-1469), fu da questi illustrato nel Trattato di Architettura quale esempio di architettura pubblica nel più ampio contesto di una città ideale, la Sforzinda, in cui era adombrata la Milano Sforzesca. La pianta proposta dal Filarete, basata sul quadrato, aveva chiari riferimenti simbolici religiosi .
Lo schema che sottende l’edificio è un rettangolo formato da dieci quadrati uguali, tra i quali si colloca in posizione centrale la Chiesa .
Le parti laterali, costituite da costruzioni con pianta a croce (“crociera”) quasi a ricordare la sofferenza umana, erano destinate ai malati.
Al centro della “crociera” quattrocentesca (i cui bracci misurano metri 90 di lunghezza, metri 9 in larghezza metri 9 in altezza) in corrispondenza del tiburio si trovava un altare che poteva essere visto da tutti.
Ad ogni letto corrispondeva un piccolo armadio a muro con ribaltina, che faceva da tavolo; inoltre per tutta la lunghezza dei bracci della crociera furono creati corridoi nei quali erano collocati servizi igienici (chiamati “destri”) con soluzioni avveniristiche per l’epoca.

La costruzione ebbe inizio dal lato destro rispetto all’entrata del cortile. Dal quadrilatero tra la Chiesa di S. Nazaro, la via Festa del Perdono e la via Francesco Sforza. Entro tale quadrilatero sono quattro cortili risultanti dalla intersezione dei bracci della crociera secondo il progetto del Filarete, che lasciò i lavori nel 1465.
Della facciata si deve al Filarete il piano terreno (1460-1465), mentre il piano superiore è da ritenere opera del successore Guinforte Solari (1465-1481), anche se l’idea iniziale dellebifore potrebbe essere restituita al Filarete. All’Amadeo (1447-1522) e alla sua scuola si deve il compimento dell’ala verso il cortile centrale: in sostanza l’Amadeo avrebbe ideato il doppio portico, ma non è noto fino a quale punto egli giungesse nella costruzione.
Questo loggiato, rimasto incompiuto, fu trasformato e ultimato da G.B. Pessina un secolo e mezzo dopo (1625-1634).
Il Pessina ebbe infatti l’incarico di rivedere il vecchio progetto: con lui furono F.M. Richini, Fabio Mangone, G.B. Crespi detto il Cerano. Comunque il Richini è ritenuto l’effettivo ideatore del grande cortile barocco, composto da una sequenza a doppio ordine di arcate su colonne: tale cortile è infatti correntemente definito cortile centrale o del Richini; sempre al Richini si deve la corrispondente fronte secentesca verso la via Festa del Perdono.
La seconda crociera, a sinistra del cortile centrale, compreso il cortiletto a colonne, fu costruita dal 1686 al 1701 e fu destinata alle donne. La fronte verso il Naviglio e le altre costruzioni furono attuate da Attilio Arrigoni; nel 1797 fu completato il perimetro esterno da Pietro Castelli.

Il complesso architettonico ha rappresentato per secoli in Italia e in Europa un esempio di avanzata struttura ospedaliera. Esso è stato adibito ad ospedale fino alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti (1943). Alla fine della guerra l’edificio venne assegnato all’Università degli Studi di Milano; i lavori di ricostruzione iniziarono nel 1949 e l’Ateneo vi pose ufficialmente la sua sede nel 1958.

L’opera di restauro e di ristrutturazione venne eseguita, recuperando con amore tutto il possibile materiale autentico e accostando con misura il moderno all’antico, da una équipe di tecnici, fra i quali ricordiamo gli architetti Ambrogio Annoni, Piero Portaluppi e Liliana Grassi.
A Liliana Grassi si deve buona parte del restauro dell’edificio soprattutto della “crociera” quattrocentesca, condotto con il rigore scientifico che le derivava dalla profonda ed estesa conoscenza dell’architettura del Quattrocento lombardo nei suoi aspetti tecnici e formali, e in pari tempo con la sensibilità ai valori spaziali ed estetici, restituiti al pubblico in una forma che conserva intatta l’atmosfera di austerità e di emozione per cui quei luoghi erano stati creati.

Come già detto, questo prestigioso monumento è la sede centrale dell’Università. Più precisamente qui si trovano: il Rettorato, alcuni Uffici amministrativi e due Facoltà umanistiche (Giurisprudenza, Lettere e Filosofia). Frequentemente diventa sede di manifestazioni culturali e di congressi scientifici nazionali e internazionali .


Prospettiva della facciata dell’Arcispedale di S. Maria Nuova – 1707

in La nuova città – Quaderni della Fondazione Giovanni Michelucci n. 6/7 1985


in  Basaglia Franco e Basaglia Franca, Morire di classe: la condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Einaudi 1969


Associazione Dino Campana, Di che cosa parliamo quando parliamo di ospedale psichiatrico, Atti del convegno maggio 1988, Como

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Venezia: L’ ex ospedale psichiatrico sull’isola S. Clemente

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VINCENT VAN GOGH: L’OSPEDALE PSICHIATRICO DI ARLES

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Italia Donati, una giovane maestra elementare cresciuta in una poverissima famiglia di contadini nella Toscana del secondo Ottocento

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Le  Pubbliche Assistenze (formazioni associative nate all’interno dei gruppi mazziniani e garibaldini negli anni ’80 dell’Ottocento)

Scuola infermieri a Prato, 1907. Fonte: “Storie nella storia. La solidarietà dall’Ottocento al Duemila attraverso le immagini e i documenti delle Pubbliche Assistenze”, organizzato dall’Anpas – associazione nazionale pubbliche assistenze, Spoleto 2004

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Anchise, la fatica del lavoro di cura

vedi anche: Miti e storie di ieri e di oggi

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Sorgente: Politica dei servizi sociali: Arte, pittura, architettura


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