Nell’anniversario della tragedia del Vajont mi piace ricordare, insieme alle vittime, anche la bellunese Tina Merlin, una delle poche, pochissime figure che all’epoca si trovarono impegnate nella lotta a quello scellerato progetto che costò la vita a 1918 innocenti. Partigiana, attivista politica e giornalista de L’Unità, la Merlin lottò a colpi di inchieste e reportage, documentati con scrupolo e rigore scientifico come vuole il “Precision Journalism ” caro ai muckrackers e a Walter Lippman, contro la Enel-Sade e la sua cricca ci tecnici corrotti e incompetenti. Era donna, la Merlin, e questo non l’aiutava. Era anche di sinistra, e anche questo non l’aiutava; ma non si fece intimorire, nemmeno quando fu portata davanti al giudice per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”, in una causa che non solo vinse ma nella quale il tribunale evidenziò e segnalò i rischi connessi alla realizzazione di quella diga voluta dall’iniquo Volpi di Misurata. “Non volete la diga? Ditelo quando non avrete la luce. Ditelo quando saranno mandati a casa gli operai addetti alla costruzione”. Questi, in linea di massima, erano gli argomenti utilizzati per screditarla, gli stessi, diversi soltanto nella forma, che adesso vengono branditi contro i No TAV e i loro sostenitori.
“Oggi tuttavia non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa” – Tina Merlin. Ps. Sui luoghi devastati dal terremoto, l’arcoriano inventò un aneddoto con protagonista, ancora una volta, il padre, che gli raccomandava il perdono e non la “vendetta” della giustizia (in quel caso il consiglio andava applicato ai lestofanti che avevano costruito gli edifici non a norma). Ecco, pregiudicato, che cosa hanno fatto coloro i quali chiedevi di perdonare. http://www.youtube.com/watch?v=lE2ddNf5DrU