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Dale Recinella, la fede nel braccio della morte

Creato il 23 agosto 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

“Il mio cervello da avvocato è già all’opera e sta raccogliendo dati su questa nuova faccia astiosa. E’ alto circa cinque centimetri più di me e non siamo tanti diversi di corporatura. Il torace e le braccia sono di un uomo robusto, che deve aver lavorato all’aria aperta per la maggior parte della sua vita. E’ afroamericano ed è arrabbiato. I suoi occhi brillano intensamente e le sue labbra sono serrate. Il sudore sulla sua pelle riflette una strana iridescenza proveniente dalla lampadina sul muro della cella, dando l’impressione che il suo corpo irradi un’aura di rabbia”.

Dale Recinella, la fede nel braccio della morte
Una scena questa che per Dale S. Recinella, origini italiane, una vita brillante prima, oggi umile cappellano laico, si ripete ogni giorno e che si può leggere nella sua autobiografia, pubblicata di recente da San Paolo, con il titolo: “Nel braccio della morte”.  Il libro, che vi consiglio, descrive il percorso, per niente lineare, di un grande cambiamento.

Dale era un avvocato di grande successo, nel settore della finanza pubblica e privata. Ha lavorato spesso a Wall Street. Godeva di prestigio, potere e guadagnava somme di denaro inimmaginabili. Stava vivendo il sogno americano. Belle donne, alcol, lusso sfrenato. Ma era insoddisfatto. Ad un tratto comincia a desiderare altro e ad allontanarsi da quell’imbuto di illusioni e disperazione, in seguito a due divorzi, che stava diventando la sua esistenza.

Un giorno Dale sente le parole sussurrategli da Gesù, in un’esperienza di quasi – morte in ospedale. Subito una scossa al cuore. E una svolta imprevedibile.

Dopo aver venduto tutto il suo patrimonio, abbandonato la sua vita di eccessi, decide di prestare servizio come assistente spirituale e cappellano laico in due carceri della Florida (L’UCI – Union Correctional Institution e L’FSP – Florida State Prison). Nel primo c’è l’edificio principale del braccio della morte, dove sono reclusi i condannati alla pena capitale, nel secondo ha sede la “casa della morte”, il luogo di esecuzione, prima della sedia elettrica, ora dell’ iniezione letale.

Da quattordici anni assiste i condannati a morte, facendo assistenza di cella in cella per i circa quattrocento  uomini condannati alla pena capitale e i circa duemila in isolamento detentivo a lungo termine della Florida.

Lui e la moglie, la dottoressa Susan Recinella, con la quale sarà in Italia ad ottobre prossimo, formano una squadra di assistenza spirituale durante le esecuzioni. Dale si prende cura del condannato. Susan, da psicologa,  assiste la famiglia del condannato. Entrambi sostengono anche i familiari delle vittime degli omicidi. 

Dale Recinella, la fede nel braccio della morte

Nel 1997 Dale è stato nominato dalla Notre Dame University Cittadino e credente esemplare e nel 2000 Cittadino volontario dell’anno dei cappellani della Union Correctional Institution a Raiford (Florida).

Con la moglie ha percorso Stati Uniti ed Europa, tenendo conferenze sul tema pena di morte e fede. Dale e Susan hanno cinque figli e vivono a Macclenny in Florida.

A questo punto ci si chiede: “Ma come si fa a sacrificarsi tanto, da dove deriva la forza per non essere schiacciati da tanta disperazione, sofferenza e rabbia?” La risposta è nel suo libro: “L’esperienza di volontario per i senza tetto e di genitore di figli adolescenti mi ha insegnato a essere calmo e disponibile anche nelle emergenze”.

Ma le parole, che esprimono meglio il significato autentico del suo cambiamento di vita, stanno qui e si leggono nel libro: “Ero imprigionato nella vita alla quale mi ero condannato e Dio mi ha risuscitato e mi ha dato una seconda possibilità. Il mio giorno peggiore nella nuova vita è più bello del mio giorno migliore nella vecchia vita che mi ero preconfezionato”.

Il Vangelo, che egli osserva alla lettera, è ciò che gli dà forza. Accanto alla preghiera. Tutto, difatti, è cominciato quando, sbarazzandosi del rumore, della frenesia, degli inganni della sua vecchia esistenza, ha iniziato a pregare “con impegno – scrive – per riuscire a vedere il mondo come lo vede Dio e a vedere me stesso come Dio mi vede”.

Dale Recinella, la fede nel braccio della morte
Non è facile. Anzi, è una battaglia continua. Tanti infatti sono i detenuti – come si legge nel libro – che cercano di screditarlo, umiliarlo, quando mette piede in quell’inferno, dove vige lo sbarramento processuale. E cioè dove, dopo alcuni mesi dalla condanna, non sono accettate nuove prove, neppure se dimostrano l’innocenza del condannato. Ma Dale non molla. E’ sempre lì, pronto a capire, trasmettere coraggio e amore, sorretto dalla fede, anche quando di fronte ha qualcuno che gli sbatte in faccia una dura realtà: “Dal primo giorno della mia vita tutto mi ha portato dritto a questo braccio della morte. Sono nato da questo lato delle sbarre”.

                                                                                                                            Cinzia Ficco


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