Il “Berlusconi trick” è un problema che riguarda tutti: la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda, anche la Germania, ma se si chiama “Berlusconi trick” ci sarà un motivo. Nel 2011 la Banca centrale europea comprò i titoli di Stato italiani dietro la promessa del governo italiano di attuare le riforme, ma una volta acquistati i Btp e calato lo spread, quella di Berlusconi divenne la classica promessa da marinaio. Intanto, Mario Draghi ha mantenuto la sua, di promessa: l’acquisto di titoli di Stato ci sarà e potrà essere illimitata. Ma potrà essere gratuita? Certamente no. «L’euro non è una cosa italiana o italianizzata – ha detto Draghi – , la Bce manterrà la sua indipendenza e noi siamo sicuri di non violare il nostro mandato». Se ci è permessa la traduzione: la Bce non è Pantalone. L’Italia dei partiti – non il governo Monti – se lo tolga dalla testa. E se nel dibattito politico di casa nostra ogni tanto qualcuno – ieri è stata la volta di Massimo D’Alema – si rende conto che l’agenda Monti non è un optional di cui fare a meno ma è la vera sostanza imprescindibile per tutti, oggi è bene aggiungervi anche l’agenda Draghi. La Bce acquisterà titoli se e soltanto se lo Stato italiano, attraverso il suo governo, si impegnerà a proseguire sulla strada delle riforme. Chi vende deve sapere cosa sta vendendo: non solo titoli di Stato ma anche una fetta di sovranità.
La Banca centrale non vuole trucchi ma serietà. Si può capire il perché. Non è solo una questione di rispetto dei contratti e dei patti, ma anche un specifico fattore di equilibrio del sistema dell’euro. Ad un trucco e ad una promessa non mantenuta non si potrà rispondere con una ritorsione: tu non fai quanto avevi promesso e io non compro più seduta stante i tuoi titoli di Stato. La ritorsione avrebbe effetti negativi un po’ ovunque: nello Stato bugiardo ma anche nel bilancio della Bce e gli effetti negativi rischierebbero di allargarsi con il contagio. È una situazione delicata, molto delicata: la Bce, senz’altro istituto bancario centrale come dice il suo stesso nome, potrebbe essere vittima della sua stessa centralità e del suo potere. Ma a chi converrebbe colpire la barca della Banca centrale? Siamo un po’ tutti lì dentro. Lo Stato che vende i titoli e la Banca che li acquista sono più legati di quanto non si immagini. Se lo Stato sembra che perda sovranità, la Banca si espone non poco con gli acquisti. Il “Berlusconi trick”, fatto una volta, non è il caso di ripeterlo.
È una situazione complessa dalla quale non si uscirà senza serietà. Soprattutto non se ne uscirà se la politica italiana continua a pensare di poter ritornare ad una condizione pre-Monti. Non si esce tornando indietro, ma andando avanti. In questo anno o quasi di governo Monti si sono sprecate le definizioni di “governo tecnico” o “governo dei professori” o anche “governo del presidente”. A distanza di un anno e metà anno circa dal voto per il rinnovo del Parlamento possiamo dire che si è trattato di governo e basta. Come tutti gli altri governi. Se la novità la vogliamo cogliere la dobbiamo individuare altrove. Qui: il governo Monti è nato dopo la dichiarazione di fallimento dei governi della Seconda repubblica. Ritornare al passato, dunque, vorrebbe dire ritornare a fallire. E qui le parole sono quanto mai vere e precise. Senza l’esistenza del governo Monti e senza la prosecuzione del suo lavoro l’Italia ritorna ad affacciarsi sul baratro. Ecco perché non basta dire, quasi con fastidio, c’è l’agenda Monti e poi c’è anche la nostra agenda politica, perché l’operato dell’esecutivo guidato da Mario Monti ha cambiato i punti di riferimento della politica italiana in Italia e all’estero. In questi punti di riferimento c’è un processo di risanamento dei conti e una revisione della spesa che devono continuare e non fermarsi e c’è un rapporto con la Bce che, al di là dei trucchi e delle promesse da marinaio, acquisterà titoli italiani se ce ne sarà necessità perché ciò che è da mettere in sicurezza è il sistema-Europa di cui il sistema-Italia è un pezzo e non più un tutto a sé stante.
Eppure, se in un anno la politica del governo Monti ha fatto tanto, nello stesso anno la politica dei partiti non è riuscita a fare l’unica cosa che doveva: la riforma elettorale. Quando si passa dai problemi del mondo europeo nel quale siamo inseriti alla vita politica dei partiti italiani si avverte un salto nel vuoto che induce a trattenere il respiro. Sarà lo stesso salto nel vuoto che avvertirà Mario Draghi quando la Bce, mantenendo fede alla scelta fatta contro il volere della Germania e della Merkel, acquisterà (in caso di necessità) i titoli di Stato italiani. La soluzione sul rispetto di contratti e patti – titoli in cambio di riforme – per tentativi che si facciano non è proprio a portata di mano. In casi del genere, sembra di capire, il rispetto dei patti dipende molto dalle persone e dai governi, dalle strette di mano e dalla storie che ognuno ha dietro le spalle. Un po’ poco, si dirà, per i soldi e le società e le vite in gioco. Forse, ma è proprio questo serio impegno che fino ad oggi ci ha salvato la faccia.
tratto da Liberalquotidiano.it del 7 settembre 2012