Ieri sera la trasmissione Chi l’ha visto? ha mandato in onda il filmato che riporta l’episodio allucinante svoltosi a Padova ieri mattina.
È sicuramente una delle cose più turpi che abbia mai visto.
Ed è una delle pagine più vergognose nella storia delle forze dell’ordine, con l’ispettrice di polizia che dice «io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno» — cosa credeva, di essere la Marchesa del Grillo? Mi ha fatto venire in mente un altro bell’esemplare di donna in divisa — quella della Centrale operativa di Genova che ai tempi del G8 liquidava l’assassinio di Carlo Giuliani con un disinvolto «Tanto uno già va beh e gli altri… 1-0 per noi…». Bisognerà superare dei test per entrare in polizia, immagino; ma non riesco a immaginare quali possano essere. So per certo che io non ne passerei neanche uno. Per fortuna.
Mi auguro che la faccenda non finisca nel dimenticatoio, e so di non essere la sola a pensarlo.
Già che ci sono, però, mi viene in mente la famosa banalità del male di cui diceva Hannah Arendt — e non voglio tirare in mezzo ideologie di nessun colore (ché poi l’autorità, la gerarchia, l’ordine e la disciplina son gli stessi dappertutto e hanno sempre l’opaca eguaglianza delle uniformi), ma soltanto constatare.
Constatare che da quanto dice la poliziesca gentildonna del filmato si evince che lei e i suoi colleghi stanno soltanto eseguendo degli ordini:
Mi chiedo, se esiste, dove sia la differenza. E dove, partendo dalle premesse del filmato padovano, si possa arrivare ancora oggi. Qualunque risposta mi sgomenta.