È ormai condivisa, dagli studiosi di educazione familiare, l’ipotesi di un passaggio epocale della famiglia nella società occidentale. Questa trasformazione vede il passaggio da una famiglia normativa ad una famiglia affettiva (Pietropolli Charmet).La famiglia normativa è, od era, basata sulla trasmissione dei valori dai genitori ai figli, senza che questi potessero mettere in discussione i principi e gli stili di vita acquisiti dalla famiglia di origine.Questa è una schematizzazione semplificata della famiglia normativa, in quanto la definizione di essa deve tener conto della complessità sociale e delle trasformazioni che l’istituzione familiare ha subito durante i passaggi generazionali. Non possiamo, comunque, trascurare il fatto che tendenzialmente i figli hanno sempre rimodellato i valori acquisiti modernizzandoli a seguito di piccoli scontri con le figure genitoriali, in una evoluzione storica, che ha seguito un percorso di continua ricerca nella sintesi tra tradizione e modernità. Per secoli le nuove generazioni non si sono mai sognate di mettere in discussione il paradigma di riferimento dal quale facevano partire le loro modalità genitoriali. Dopo la rivoluzione giovanile del 1968 si è assistito all’esigenza di trasformazione della società e dei rapporti relazionali tra gli individui. La famiglia è quindi entrata in crisi ma non è morta (benchè ne dicessero molti intellettuali illuminati) perché non poteva morire essendo una struttura permanente della società e quindi oggetto di studio della Sociologia. La crisi è sempre collegata a possibilità di trasformazione, e quindi si è messa in discussione la struttura normativa della famiglia e dopo lo scontro generazionale si è intrapreso il cammino per arrivare ad una famiglia affettiva. La famiglia affettiva è caratterizzata dalla volontà di aiutare e sostenere il figlio a diventare quello che interiormente desidera essere, per far questo i genitori si devono proiettare in una dimensione di ascolto attivo per iniziare un processo maieutico sulla personalità del figlio. Da un punto di vista puramente teorico sembrerebbero non sussistere dubbi sulla superiorità educativa di questo tipo di famiglia su quella precedente ma le trasformazioni sociali, non consentono mai passaggi bruschi senza ritorno alla tradizione.Bisogna ricordare che il cammino della famiglia normativa ha accompagnato la storia della società occidentale per almeno due millenni, mentre l’embrione della famiglia affettiva non raggiunge mezzo secolo, per questo non si può ancora parlare di approdo alla famiglia affettiva ma di un passaggio lungo verso di essa. Oggi ci troviamo di fronte ad una famiglia in trasformazione che non è ancora riuscita a ridefinirsi un’identità precisa, lo dimostrano anche i continui e crescenti dibattiti televisivi e non, sul tema ed il proliferare di testi di self help, psicologia e manuali per genitori, che in qualche modo evidenziano il bisogno di una mappa di riferimento in questo grande arcipelago di indecisioni.Questo elemento di caos non deve spaventare poiché il caos è necessario alla profondità della ricerca interiore e sociale, ma la mancanza di un’identità precisa non può essere sottovaluta pensando di poter costruire una nuova istituzione familiare dimenticando la propria storia. Uno dei grandi difetti della genitorialità contemporanea è legato al rischio di proporre nella comunicazione con i figli elementi subdoli per raggiungere l’obiettivo. Ad esempio, non sono infrequenti le situazioni nelle quali il genitore, specialmente nell’adolescenza, chiede al figlio cosa vuol fare rispetto a scelte che lo riguardano direttamente – scuola, sport,amicizie – ma in realtà la richiesta sottintende una manovra sotterranea con la quale il genitore vuol portare il figlio a prendere la decisione che il genitore vuole ma non ha il coraggio di imporre.Questo atteggiamento è legato all’ansia del genitore all’interno della famiglia affettiva, in quanto culturalmente i nuovi genitori si sono imposti di non imporre ed ora però non riescono più a direzionare la vita del figlio come accadeva, con minor difficoltà, durante la prima infanzia. Si può affermare che la famiglia affettiva abbia ancora paradossalmente paura dell’affettività per concludere il passaggio transizionale dalla famiglia normativa e questo produce ansia. Tralaltro non dovremmo neppure più di parlare di famiglia ma di famiglie,poichè l'orizzonte delle tipologie della stessa si é allargato.Possiamo anche riferirci al modello proposto da Nardone (Modelli di Famiglia), nel quale il pedagogista propone sei tipologie di famiglia: delegante, sacrificante, autoritaria, iperprotettiva, democratico-permissiva, intermittente. In tutte queste tipologie sono presenti due comuni denominatori: l’aumento dell’ansia e la volontà di essere genitori diversi dai propri. L’aumento dell’ansia, è probabilmente dovuta alla presa di coscienza della difficoltà del ruolo, poiché nella famiglia affettiva non si può imporre come accadeva nella famiglia normativa, e questo rende più evidente la difficoltà di ex-ducere, ossia tirar fuori, in maniera maieutica, il potenziale dei nostri figli visto che non posso più riferirmi a modelli storicamente prestabiliti. L’ansia è prodotta anche dal fatto che, per molti, il primo figlio rappresenta, oltre che una trasformazione dello stile di vita, anche il primo neonato che la coppia si trova di fronte, mentre nelle famiglie normative spesso un cugino, un fratello, un nipote rappresentavano un’ottima palestra alla genitorialità. L’ansia genitoriale può essere attenuata se si aiuta la persona ad interrogarsi per capire se determinati bisogni del figlio sono reali o se invece sono bisogni del genitore. L’altro elemento di novità delle famiglie attuali è legato alla volontà di non essere come i propri genitori, poiché storicamente il loro modello è stato messo in discussione. Molto spesso i genitori si trovano a pronunciare una frase cult : “pensavo di non fare mai come mia madre/padre ma invece mi comporto nello stesso modo”, questo perché la genitorialità si acquisisce dall’esser stati figli, anzi,come sosteneva Goethe: “si diventa grandi soltanto quando siamo capaci di perdonare i nostri genitori”. Questo significa che i nuovi genitori devono trovare dentro di sé la forza per trasformare la famiglia in affettiva e questo è possibile solo se si lavora sulle emozioni provate nell’esser stati figli. Queste considerazioni ci fanno capire il motivo del moltiplicarsi di percorsi e laboratori di educazione familiare e alla genitorialità. Perché si può forse insegnare il mestiere dell'essere genitore? Certamente no!In questi laboratori si può solo ascoltare e sostenere i genitori nel loro difficile compito, sottolineando prevalentemente gli aspetti creativi e positivi del loro ruolo.L' esigenza nasce dal fatto che la nostra società tende spesso ad evidenziareil problema e non la risorsa, arrivando a trasformare un evento naturale, come l'essere genitori in un evento prevalentemente faticoso, per questo cerchiamo schemi rassicuranti anziché puntaresulla creatività e la significatività.Simonetta Frongia
Fonte principale : Articolo di LAMBERTO GIANNINI, “La trasformazione della famiglia” tratto da Arti terapie, pag.27,28.
Bibliografia e testi consigliati:
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Link: http://evangelistidavid.blogspot.com/2008/03/i-genitori-di-oggi-troppo-ansiosi-e.html
http://www.scuolagenitori.it/docenti/dw_35_2156_7544.html