C'erano anche loro, il 12 marzo, nei cortei della Cgil. Sono i cassintegrati. Quelli che vedono sparire presto un modesto sussidio, con il ministro Sacconi che impreca e si oppone al Parlamento che aveva deciso di aumentare i tempi dell’erogazione. Ecco: il “flop” della Cgil - per usare la rabbiose parole di Renato Brunetta - è servito anche a questo: a svelare al Paese tanti drammi sconosciuti dai signori grandi firme.
E’ stata alzata una saracinesca sulla crisi è si è visto un Paese spesso in mutande o con le pezze (per usare una battuta di Guglielmo Epifani). E si è osato indicare dove trovare le risorse, usando il fisco sulle rendite e non sulle buste paga. Certo è una lotta difficile, anche perché pressoché ignorata dai mass media.
Uno di questi cassintegrati è Salvatore Lai che aveva scritto tempo fa a questa rubrica perché da tre mesi l'Inps non gli passava i soldi (891 euro mensili) e rischiava, se l'azienda lo avesse richiamato per lavorare, di non poter sostenere le spese di trasporto e affitto. Ora la stessa azienda (Asdomar di Olbia) gli ha offerto sei mesi di lavoro ma declassandolo al quinto livello come operaio generico, dopo che per dieci anni aveva fatto il responsabile di reparto. Con la paga che da 1300 Euro di tre anni scendeva a mille. Sono i ricatti suggeriti dalla crisi. C’è chi si è detto: perbacco bisogna approfittarne e infierire come si può.
Altri cassintegrati sono i 42 minatori della SGM di Furtei, un ex miniera d’oro. La loro società, la Sardinia Gold Mining, è in liquidazione e dal 4 marzo il sussidio è scaduto. Ora chiedono il prolungamento del provvedimento (quello negato dal ministro del welfare). Non per stare a casa a ciondolare. Intendono lavorare, come in parte già fanno, presso impianti e aree minerarie che sono stati abbandonati con gravi rischi di danno ambientale. Una vera e propria "bomba ecologica". Sarebbe urgente un’azione di bonifica dei depositi di stoccaggio del cianuro e degli altri additivi chimici utilizzati. Loro potrebbero essere i protagonisti del risanamento. Per questo dall’inizio del mese occupano gli uffici del palazzo della Regione Sardegna. E anche loro, come quelli dell'Asinara, protagonisti dell'Isola dei cassintegrati, hanno aperto una pagina su Facebook.
Hanno scritto bene i loro compagni dell’Isola nel diario giornaliero: “Non pensiamo di essere gli unici in sofferenza. Ci sono disoccupati, precari, giovani che non hanno voce. Non abbiamo la presunzione di essere i loro rappresentanti, ma è a loro che vogliamo lanciare un messaggio. Non rassegnatevi, non perdete mai la voglia di lottare. Non criticate tutti perché è come criticare nessuno, non abbandonatevi al qualunquismo. Ognuno di voi è più importante di quanto vogliano farvi credere”. Un monito per tanti. Anche nei sindacati.