L’omosessualità può essere indossata come una camicia di forza da esibire o nascondere, oppure può essere vissuta naturalmente in mezzo alle difficoltà procurate dagli eterosessuali… e anche dagli omosessuali. Le polemiche che sono nate in occasione del funerale di Lucio Dalla mi lasciano assai perplesso, mi chiedo quanto possano essere utili, specie in un paese come il nostro. E mi chiedo anche perché, a differenza di altre nazioni, qui da noi certi omosessuali impegnati “politicamente” spesso e volentieri offrano un’immagine risentita, astiosa, per non dire isterica… quasi quasi sarebbe meglio che non si esponessero per evitarci le ennesime brutte figure…
È noto che l’Italia non ha ancora una legislazione che riconosca l’affettività tra persone dello stesso sesso, però, osservando le sorti del movimento GLBTQ nostrano, non ci stupiamo più di tanto. Credo proprio che sia arrivato il momento di piantarla con lo scaricabarile e smetterla di puntare il ditino solo ed esclusivamente nella stessa direzione (la Chiesa, i cattolici, i fascisti, ecc.). Quello che abbiamo visto e sentito nei giorni scorsi ci dà il quadro della situazione attuale: le esequie di un artista sono servite per mettere su un parapiglia sulla questione gay rilanciando accuse vecchie e tentando addirittura di screditare la persona defunta. Il problema forse non è il coming out mancato del personaggio noto, ma quello di altri che non offre grandi benefici alla comunità GLBTQ. In linea di massima condivido chi sostiene che lo stile di una persona riguarda anche la trasparenza della sua vita, il fatto che abbia scelto di non nascondersi accettando tutte le conseguenze (come ho fatto io), nel contempo nutro seri dubbi nei riguardi di chi utilizza il proprio coming out come un randello per bastonare e rispondere con l’intolleranza all’intolleranza altrui. La verità è che ho visto troppi gay italiani in prima linea darsi tanto da fare per se stessi e molto poco per gli altri, li ho visti con i miei occhi pavoneggiarsi e cercare di fare la cianchetta al rivale gay di turno (reo di dare fastidio, di essere un possibile ostacolo alla propria “scalata”). E allora, non sarebbe male ammettere finalmente che l’omosessuale dichiarato, ma narcisista clinico e incapace di empatia, può essere peggiore perfino dell’omosessuale, noto o meno, che si è nascosto o fece per viltà il gran rifiuto.
Un’altra cosa: ci fu chi, avendo saputo dell’appartenenza di Mozart alla Massoneria, si rifiutava di ascoltare i capolavori del musicista salisburghese, così come c’è ancora chi per motivi ideologici rigetta tutta l’opera di un artista, anche se di notevole livello. Se qualcuno spegne la radio perché sente l’attacco di una canzone di Lucio Dalla… peggio per lui! Mi piacerebbe che si materializzasse una nuova Selva di Birnam, composta dagli alberi abbattuti per realizzare la carta con cui sono stati stampati i libri, e vorrei che detta Selva andasse a trovare certi scrittori per dirgli che “la vita è un’ombra che vaga” e che forse sarebbe meglio risparmiare gli alberi…
Ah, mi stavo dimenticando. Talvolta ci sono eterosessuali che per difendere i gay fanno peggio dei gay dichiarati di cui abbiamo parlato prima… Verrebbe da dirgli: fatevi gli affari vostri!
© Marco Vignolo Gargini