Dalla parte giusta della mia strada

Creato il 22 marzo 2016 da Thefreak @TheFreak_ITA
"Ed io, che sto a guardare e rido, di che rido? Io che di nascosto vivo, io non vivo che nascosto, ed ho un po' più di anni ma non so che cosa invidio"

Me la ascolto a volume massimo mentre raggiungo il mio posto di lavoro.
Il mio odiato, non voluto e poco riconosciuto lavoro.
Da circa due mesi sono Assistent Guest Manager presso un ristorante dei Parioli. Quello che ho vissuto in sessanta giorni presso questo locale non so se mi fa sentire più vicina a Fellini, Sorrentino, o alla tristezza di un servizio di Studio Aperto sulle serata in Costa Smeralda di Umberto Smaila.
Non so nemmeno come definire il primo giorno in cui sono "stata iniziata", come si fa in un bel clan di quelli che osservando bene si trovano ancora in giro:

" Qui ci sono le slides da studiare, la camicia da lavare e stirare tutti i giorni.
Indossa le perle tutti i giorni. Compra le perle se non ne hai.
Fatti lo chignon tutti i giorni.
Sorridi e non fare mai i tuoi bisogni. MAI.
"

Va bene, che problema c'è? Questo penso, mentre vivo come una ventenne che è convinta di fuggire con il malloppo e la valigia di cartone di lì a breve.
Ogni sera una situazione assurda, ogni sera una storia a sè che non dimenticherò mai.
La giornata di un Assitent Guest Manager dei Parioli va esattamente così:
Arrivo previsto per le ore 18.30 se c'è da consumare la cena in loco.
Cena prevista entro le ore 19.00 al tavolo dove i colleghi non siedono se ci sei o dove hanno già mangiato se sanno che arrivi.Perché? Perché così sei sempre tu a dover mettere a posto per tutti. Per certo loro non metteranno a posto per te.
Mettere a posto i tavoli.
Mettere le posate nel modo giusto, che non è mai quello in cui le metti te.
Accendere le candele che si spegneranno tutte, una dopo l'altra inesorabilmente. Volte stimate per l'accensione della candela: 5 per sera. Imprecazioni stimate per ogni candela riaccesa: 10 e ben strette tra i denti
Fare brainstorming: domande alla nuova Assistent Guest Manager. Fino a quando dureranno? Fino a quando sarai una nuova Assistent Guest Manager? Fino al rinnovo del terzo contratto. Forse.

Brainstorming leggendo le recensioni di Tripadvisor:

" L'ultima recensione dice che le fette di pane non erano ben disposte. Riusciamo a risalire alla sua identità? Voglio sapere chi gestiva il tavolo della Signora Mangioedicolamia ".

Momento di silenzio. Siamo tutti in cerchio. La capo sala ci guarda negli occhi uno ad uno:

" Chi mette male il pane stasera è FUORI ".

Doppio momento di silenzio.
Alzo lo sguardo al cielo e c'è una pianta enorme di magnolie che taglia a metà l'immagine del palazzo di lusso che affianca il ristorante. Che serata bellissima, potrei essere a Piazza Trilussa a prendere per il culo i turisti.

" Maria, sei con noi? Quanti passiti hai studiato in questa settimana? "

Torno di nuovo in me e sparo un numero a caso.

" Lo verificheremo poi, ti dice fortuna che non li abbiamo in cantina oggi. Anzi non li avremo fino ad Aprile del prossimo anno. Ti abbiamo dato il menu della stagione primaverile da studiare. Oggi mettiamo in atto quello estivo. Finito il turno, prendi il nuovo menu e lo studi entro tre giorni".

Vaffanculo penso. " Certo " rispondo.

Si parte con gli off della serata e gli special dishes. Perché qui non si dice "quello che manca" o "i piatti del giorno". Qui, come in molti altri posti, si parla in inglese. E' un pò come quando aggiungi sale ed olio ad un piatto penoso che non butti perché ti senti troppo umiliato a farlo. Perché il piatto lo hai cucinato te e sai che sa davvero di merda.

Arriva il momento dell'apertura ai clienti. Agli scalpitanti ed intrepidi guests. Ci sono diverse tipologie di clienti, presso il famoso ristorante ai Parioli. E sono tutti, dico tutti, ODIOSI.
C'è il cliente con le pezze che ha messo da parte i soldi per tre mesi per dividersi un antipasto ed un primo, con due calici di vino. Niente di eccezionale, ve lo assicuro, ma nulla fa riaccendere la fiamma in una coppia come lo sperperare denaro nella futilità assoluta.
Ci sono i VIP, che vengono speranzosi di trovare intimità ed anonimato, ma poi vanno via con la testa bassa ed infastiditi perché nessuno gli ha chiesto un autografo.
Ci sono gli ex, non tra di loro, ma i miei ex. Vecchi compagni di università, passati e brutti amori e collegi di lavori mal pagati che ancora spillano i soldi ai genitori e senza pietà li vengono a spendere qui.
Tra i migliori però pongo i finti milanesi. I romani brutali, con il catenazzo e l'abbronzatura imbarazzante che rosicano. Rosicano per tutto. Rosicano se vai prendere gli ordini. Rosicano se gli chiedi se puoi prendere il piatto. Rosicano perché non hanno fatto scarpetta ma non te lo possono dire, perché non fa figo. Rosicano perché gli pulisci il posa cenere e rosicano perché non sei accondiscendente a tutto ciò.
I romani imbruttiti che si comportano da milanesi imbruttiti sono quelli che poi rosicano dentro, perché si sono appena giocati mezzo stipendio per una cena che non si potevano permettere, con gente che gli sta sulle palle; per un cibo che gli ha fatto cagare. Li vedo tutte le sere uscire dal locale e mentalmente li seguo fino alle loro case, modeste ma vuote. Che appena arrivano in cucina aprono il surgelatore e mettono a friggere un corposo cordon bleu, bestemmiando in direzione del loro portafoglio.
In tutto questo marasma di gente rimangono ancora diverse tipologie di clienti, anche se personalmente credo che ci siano due in particolare, che valgono la pena di essere nominate.
Gli avvocati maestosi che appena arrivano si accomodano nella parte bar. Li vedi con lì con la loro 24 ore che sono ancora nervosi e tesi dalla giornata. Poi a un tratto arriva lei, il Margarita delle 19.00 ed improvvisamente si trasformano. All'inizio è quasi piacevole vederli allentarsi la cravatta. C'è un non so che di totale pace nell'osservare la manica della camicia arrotolarsi nelle loro bianche carni. Hanno tutta l'aria di essere uomini intrappolati in tailleur che non sanno nemmeno loro come hanno fatto ad acquistare. Poi però si trasferiscono nell'area ristorante e lì tutto acquisisce un nuovo valore, un nuovo sapore. Escludendo il movente della loro età e quello delle loro accompagnatrici. Escludendo il loro opinabile fascino e la bellezza che possiede anche solo una gamba (lunga come l'autostrada del sole) di una delle loro accompagnatrici. Rimane solo il dispiacere di confrontarsi con queste sgradevoli e poco umili persone. Ti guardano, ti schifano e ti chiedono anche chi sei, giusto per sentirsi ancor più sollevati.
I migliori sono stati la coppia di avvocati che sembravano apparentemente normali. Un uomo ed una donna in evidente primo approccio da intimità. Due colleghi che vogliono andare al sodo, fuori dalle loro vite quotidiane, chissà da quanto. Arrivo io, con un sorriso anestetico e chiedo se sono pronti per ordinare. L'uomo ignora totalmente la domanda e mi chiede

" Tu cosa fai nella vita? "

ed io quasi felice rispondo

" Sono Laureata in Lettere, ho un Master in giornalismo e sto cercando di capire da chi non farmi sfruttare troppo. "

Lui guarda la compagna e ridono. Ridono di cuore. Poi mi guarda ancora e dice

" E dunque una laureata in Lettere sa anche portare i piatti?"

Giuro che quel giorno ho tentato più di una volta di sputargli nel piatto ma non ci sono mai riuscita. Mi maledico ancora oggi per non averlo fatto.
Superando l'avvocato che mi ha dato una pacca dove non doveva (il giorno in cui mi sono licenziata) arriviamo agli ultimi, a quelli a cui è dedicata la canzone dei I Cani: i pariolini. I pariolini giovani che lanciano i soldi dal finestrino.
Giuro che non sono invidiosa, giuro che non ho alcun problema con la ricchezza e le fortune altrui. E' solo che ascoltare tutte le sere le stesse, futili ed inumane parafrasi ti manda fuori di testa. Ragazze minorenni che mangiano quattro porzioni di wasabi perché fa alternative, mentre muoiono dentro (e fuori) paonazze all'ombra della sigaretta. Gruppi di diciottenni che prima della serata nel privè-della-disco-top pagano alla romana 800€ di cena dove hanno preso fritto misto, bollicine e quattro pezzi di carne che non sanno nemmeno come si taglia, come si chiama e come si mangia. Parioline che arrivano e litigano con il fidanzato e ti uccidono se le guardi, se gli parli, se gli porti il piatto o se gli sposti la sedia per farle accomodare. E peggio che mai si incazzano se guardi il ragazzo. Ragazzo con le Hogan e l'apparecchio ai denti. Ragazzini che giocano al telefono mentre gli versi la Perrier e con il piede schivi la borsa di Prada. Giovincelli con le scarpette scamosciate ed i ciondoli d'oro che scorrazzano su e giù per le scale del bagno e via, quando tornano, uno shot di sambuca ed un caffè per tutti. Così gli sale meglio.
Non ce l'ho con loro, lo giuro. Solo che quando resti fino alle quattro di notte perché loro non vanno via, perché loro sono su di giri, un pò ti rode.
Non ce l'ho con loro e questo lo ribadisco ancora una volta. Lo ribadisco soprattutto perché uno dei tanti giovedì in cui c'era il gruppo delle sambuche e dei caffè, arrivati alle ore 04.30 volevo morire, piangere e strapparmi i capelli.
Giunti poi alle 04.45 mi ritrovavo alla fermata del tram limitato fino a Porta Maggiore. Il Guest manager mi aveva ripreso perché alle ore 03.00 ero andata al bagno. Errore madornale.
Io avevo ancora la camicia, le perle e lo chignon in totale caduta libera. Ero lì, in piedi e in ascolto dei grilli estivi. Ero lì e non ero solo io. Eravamo filippini, bangladesh, studentesse e precari come tutto il mondo. Eravamo lì in attesa, nel silenzio, quando un porsche ci ha sfrecciato di lato. Era il lato destro della strada e noi, noi in attesa del tram eravamo invece alla sinistra.
Nel momento in cui il frastuono della macchina è finito io ho respirato, ho osservato le luci ed ho sorriso. Ero sicura di essere dalla parte giusta della mia strada.
Ed allora via, cuffiette e play sui I Cani: "Loro sono gli ultimi veri romantici".