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Dallas Buyers Club, la recensione: la malattia per cominciare a vivere

Creato il 31 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

31 gennaio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Mara Telandro

Summary:

Ron Woodroof è un omofobo cowboy texano la cui vita cambia (ma non finisce) quando scopre di essere malato di AIDS. In un periodo storico come gli anni ’80, quando questo virus veniva ancora considerato “la malattia dei gay”, Ron sarà capace di non arrendersi, iniziando a vivere più di prima.

Dallas Buyers Club parla di un uomo, ma anche di un momento molto particolare per gli Stati Uniti e per il mondo: “Molte persone ancora pensavano: bhe, è una malattia che riguarda solo gli omosessuali.” L’intolleranza e i pregiudizi contro la comunità LGTB (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) vengono considerati tra le cause della lentezza iniziale da parte delle istituzioni nel rispondere all’HIV, incluso il finanziamento insufficiente per le ricerche sull’AIDS. E intanto i pazienti morivano nelle trincee di una guerra non dichiarata.

E’ il 1992 quando lo sceneggiatore Craig Borten (The 33) incontra per la prima volta Ron Woodroof. Craig aveva scritto e telefonato a Ron per poterlo intervistare: aveva deciso di raccontare la sua storia in un film. Borten sentiva, infatti, che la storia di un cowboy omofobo che si ritrova all’improvviso in prima linea contro la pandemia dell’AIDS fosse unica e di impatto. Così Borten scrive una prima bozza della sceneggiatura di Dallas Buyers Club e contatta la produttrice ed amica Robbie Brenner: “Me ne sono innamorata subito. La storia è profondamente umana, a tutti i livelli. Contrarre l’AIDS ha reso Ron capace di vedere la sua vita da una diversa prospettiva. Ha cambiato la sua esistenza e quella delle persone che ha aiutato, ma non era sua intenzione, stava solo tentando di sopravvivere.”

Nel 1997 i primi studi di produzione comprano i diritti per realizzare Dallas Buyers Club, ma alla fine non se ne fa niente. Così Bolten decide di rimettere mano alla sceneggiatura con l’aiuto di Melisa Wallack, affidando poi lo script ad una nuova produzione che anche in questo caso non sembra intenzionata a partire. Nel 2009 i diritti tornano agli sceneggiatori, i quali cercano di nuovo la Brenner che non esista a passare subito il copione a Matthew McConaughey (Amistad, We are Marshall, Magic Mike). “Mi sono chiesta: chi è Ron Woodroof? E per me era Matthew. Come Ron, viene da Dallas, è bello e ha quella strana luce negli occhi. Matthew ha anche la stessa energia ed intelligenza di Ron, mescolate al carisma da cowboy e allo spirito da combattente. Altrochè se era perfetto per quel ruolo!”

E McConaughey non aspetta un secondo, è assolutamente entusiasta di poter raccontare questa storia. “Penso che la perdita di peso a cui si è sottoposto e le ricerche che ha fatto dimostrano la sua dedizione assoluta verso Dallas Buyers Club.” Commenta la Winter: “Credo che il pubblico si dimenticherà che sta guardando Matthew McConaughey, e vedrà soltanto Ron Woodroof.”

“Non volevamo fare un film con un messaggio o un documentario sull’AIDS.” Dice McConaughey “Dallas Buyers Club è un film drammatico sulla vita di un singolo uomo.”

Dallas Buyers Club stava diventando uno di quei film in cui una grande sceneggiatura può funzionare altrettanto bene sullo schermo solo con il giusto cast.” Ed è proprio ciò che si è andato creando, a partire dal ritorno al cinema di Jared Leto (Chapter 27, Alexander) che interpreta il travestito Rayon, per il quale ha lavorato alla propria voce per settimane oltre che aver modellato il proprio fisico fino ad arrivare a pesare 52 kg. Al cast si aggiunge poi la presenza femminile di Jennifer Garner (Alias) che interpreta sapientemente il ruolo di Eve Sacks la compassionevole immunologa dal cuore d’oro.

Dallas Buyers Club ci racconta come una malattia possa permetterci di vivere davvero.

Dallas Buyers Club ci racconta come una malattia possa permetterci di vivere davvero

Tornando all’incontrastato protagonista di Dallas Buyers Club, Ron riesce a vivere più a lungo grazie all’uso di moltissimi medicinali alternativi, che lo aiutano a contenere i sintomi dell’AIDS. E’ proprio questo che lo avvicina (per affari, sia chiaro) al mondo degli omosessuali che lui ha sempre ciecamente odiato. Il suo accostamento è esplicito, ma è forse, a livello interiore, fin troppo celato nel carattere duro e grinzoso del protagonista il quale passa da un odio viscerale contro gli omosessuali alla loro difesa anche fisica. E’ davanti ai nostri occhi, ma qualcosa sembra non afferrarci, mentre il nostro desiderio sarebbe quello di capire di più. Ron però è troppo duro per permettercelo.

Ma del resto questo non è un film che vuole mandare un messaggio, come più volte affermato anche dal regista Jean-Marc Vallèe (C.R.A.Z.Y., The Young Victoria): “Dallas Buyers Club non è né un docu-drama né una biografia. È una storia focalizzata su un personaggio.” Ron Woodroof è il personaggio in questione e Matthew McConaughey è l’attore che si è trasformato in lui, tanto da ricevere una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista: “Credo che il pubblico si dimenticherà di star guardando Matthew e vedrà soltanto Ron.”

Per interpretare il ruolo di quest’uomo in fin di vita McConaughey si è sottoposto ad una metamorfosi fisica totale arrivando a perdere quasi 22 kili. “Ho perso questo peso nei quattro mesi precedenti alle riprese. Vallèe era in apprensione e mi chiedeva ‘Come farai a perdere tutti quei kili?’ e io rispondevo ‘Non ti preoccupare è il mio lavoro.’ Alla fine ci sono riuscito con il 98% di dieta ed il 2% di esercizio. Avevo sempre fame e dovevo continuamente smorzare il desiderio di mangiare, in queste situazioni scopri quanto del tuo tempo è occupato dal cibo. Ho masticato tantissimo ghiaccio, ma i mesi di dimagrimento sono serviti allo scopo: era il mio impegno per interpretare Ron. La trasformazione fisica ti coinvolge in maniera globale, anche dal punto di vista emotivo. Ha effetto sulla voce, sull’atteggiamento, sul modo in cui ti muovi.”

Per sintetizzare Dallas Buyers Club prendo in prestito le parole del regista Jean-Marc Vallèe: “Era una storia bella ed importante che andava raccontata. Siamo grati di averne fatto parte e ci sentiamo privilegiati per questo.” Altrettanto privilegiato sarà lo spettatore di fronte all’incredibile interpretazione di Matthew McConaughey ed alla storia di un uomo, e di un periodo non troppo lontano, ma infinitamente distante.

Dal 30 gennaio al Cinema.

A cura di Mara Telandro per Oggialcinema.net

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