Di fronte a me il il parabrezza è sempre vuoto e mi chiedo (ma continuerò per giorni, fino alla Terra del Fuoco) per quale motivo una regione così estrema e inospitale ha calamitato per quasi un secolo storie e personaggi oltre le righe. Anche in Australia mi sono fatto da Cairns a Alices Spring in macchina, ma non mi sembra che “quel” vuoto, altrettanto immenso, abbia generato storie epiche, crudeli o visionarie come quelle in cui m’imbatto ogni giorno in Patagonia: cosa ha spinto fin qui un fuorilegge in fuga come Butch Cassidy, di cui ho visitato la capanna a Cholila? E come mai un giorno del 1859 un modesto avvocato francese, Orélie
Antoine de Tounens, decide di salpare per Capo Horn riuscendo a proclamarsi re d’Araucania aizzando gli indios contro la gioane repubblica del Cile? E che dire di quel Julius Popper, romeno, ingegnere e giornalista, che nel 1885, a soli 28 anni, parte dalla Cina per la Terra del Fuoco appena saputo della scoperta dell’oro? E una volta arrivato non compirà la solita parabola di tutti i disperati ma diventerà un esploratore di fama ed un efferato assasino, insomma, un eroe in senso epico, seppur in negativo. E cosa ha spinto un tale Pasqualino Rispoli, napoletano, a finire la sua vita come pirata nel canale di Beagle?
La mia idea è che i grandi spazi e le condizioni di vita estreme abbiano favorito una selezione darwiniana e l’esplosione di irragionevoli utopie. Voi che ne dite? Qualcuno ha qualche opinione diversa in proposito?
Roberto Rocca Rey