Dallo Stato comunista allo stato caporale.

Creato il 17 gennaio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Franco Luceri. L’Umanità rincorre almeno da diecimila anni il miraggio della pace. Più gli corre dietro, più il miraggio accelera e si rende inafferrabile. E posto che l’unica finalità alternativa alla pace è la guerra; resta solo da capire se è ancora valida l’intuizione di Marx riguardo al lavoro, come mezzo per fondare uno Stato di  diritto che persegua la pace sociale e mondiale.

E per quel poco che ho capito io, nessuno ha ancora inventato un elemento alternativo al lavoro, altrettanto valido su cui fondare lo Stato. Quindi può dirsi Stato, solo l’istituzione che attraverso il lavoro produttivo di ricchezza garantisce dignità e vita a l’intero popolo. E ferma restando questa concretissima e immutabile finalità, l’unico soggetto oggi capace di perseguirla, (alternativo allo Stato comunista ormai rottamato a livello mondiale) è l’impresa.

Da quanto premesso si deduce chiaramente che tutta la costruzione filosofico-giuridica posta a fondamento degli Stati liberali è spazzatura allo stato puro, perché del comunismo ha rottamato tutto ma non la cultura maxista che giustamente negli Stati socialisti considerava il padrone un nemico da combattere accoppandolo giuridicamente.

Giustissima pretesa quando gli Stati erano datori di lavoro, produttori di ricchezza in proprio e pagatori di salari; ma oggi quel modello di Stato non c’è più, quindi manca lo Stato. Quello frettolosamente battezzato liberale, per colmare il vuoto giuridico lasciato dal defunto Stato comunista, (dopo aver privatizzato pure i cessi delle stazioni di campagna, di fatto è uno Stato caporale che assume lavoratori in proprio ma li paga con i soldi altrui tar-tassando le imprese. E in tutto ciò non ci sarebbe nulla di male, se dovendosi porre al servizio dei lavoratori, lo Stato avesse capito l’importanza prima di tassarle, di proteggere le imprese per salvaguardare lavoro, guadagno, e pace sociale per tutti.

Invece, come un cane tignoso incurabile, nessuno è riuscito a debellare negli ex Stati comunisti riciclati finti liberali e caporali veri, la cultura del disprezzo e dell’odio nei confronti degli imprenditori e dei banchieri, considerati padroni sfruttatori, corrotti, evasori, elusori, falsificatori, truffatori, bancarottieri e ladri. E chi più ne ha più ne metta.

Insomma, giusto per capirci, una classe dirigente di oltre sei milioni di addetti pubblici, fra politici, giudici, burocrati, giornalisti e professionisti che in Italia lavorano in perfetta sincronia per sfruttare e derubare due milioni di imprenditori presunti evasori e nemici del popolo e dello Stato, di cui una sfacciata maggioranza di pezzenti che producono appena per vivere e che affamano i loro figli per pagare le tasse, o che attingono prestiti usurai per pagare tasse rapina, non poteva che generare quel collasso socio, politico, economico, che porta gli Stati al default e i popoli alla guerra civile.

E pure il concetto filosofico su cui potrebbero reggersi gli ex Stati comunisti oggi caporali è semplice. L’Italia continuerebbe ad essere una Repubblica democratica fondata sul lavoro, se solo si ricordasse che oggi il vero Stato è L’IMPRESA, perché è l’impresa che mantiene popolo e Stato. E chi abusando del potere pubblico uccide o istiga alla fuga o al suicidio gli imprenditori che dovrebbe proteggere per il bene dei lavoratori pubblici e privati, condanna in un colpo solo alla fame e guerra civile popolo e Stato.