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Damiano Tommasi: “L’azionariato popolare? Una strada perseguibile anche in Italia”

Creato il 15 maggio 2013 da Stefano Pagnozzi @StefPag82

Damiano Tommasi: “L’azionariato popolare? Una strada perseguibile anche in Italia”
La cavalcata a suon di gol e di vittime illustri verso la finale di Champions League di Bayern Monaco e Borussia Dortmund ha sicuramente acceso i riflettori del grande pubblico verso il campionato tedesco e sul 'modello tedesco' di gestione delle società sportive, facendo crescere di fatto il numero dei tifosi e degli addetti ai lavori che inizia a guardare con interesse le dinamiche di gestione complessiva dei campionati e della governance dei club della Bundesliga. In molti ormai si sono accorti del grandissimo seguito di pubblico nei stadi, oltre 40000 spettatori di media(qui dettagli sulla >classifica mondiale delle presenze medie negli stadi, qui >dettagli Bundesliga), dei costi per abbonamenti e biglietti tra i più bassi d'Europa(>dettagli qui), del grande lavoro sui giocatori nazionali e sulle giovanili che hanno generato una serie di ottimi giocatori, sebbene non propriamente top-player, ma di altissimo livello. Spesso però si tralascia l'importanza della sostenibilità economica, nella scorsa stagione complessivamente la Bundesliga ha chiuso in positivo di circa 55 milioni di Euro (con un giro d'affari di oltre 2 miliardi di Euro, qui >dettagli sui ricavi, qui >dettagli sui costi), direttamente collegata alla regola del 50 + 1(il 50% + 1 delle quote societarie non può essere, per legge, di proprietà di un singolo, con le uniche eccezioni del Wolfsburg e del Bayer Leverkusen avallate dai tifosi, gli altri club sono controllati da un' associazione di tifosi denominate eingetragener Verein (eV)), qui modello tedesco >parte1 >parte 2) che ha preservato e preserva il calcio tedesco dalla speculazione di privati(esattamente l'opposto di ciò che avviene in Italia), divenendo nel tempo uno dei fattori che, a monte, ha reso il calcio tedesco, la cui ricostruzione è bene ricordarlo è partita oltre un decennio fa, economicamente in grado di una programmazione nel lungo periodo(in Italia spesso totalmente assente).(qui dettagli >Report 2013 della Bundesliga) Qui alcuni estratti di un recente studio sulla governance dei club di calcio europei, incentrato sul coinvolgimento attivo dei tifosi nei club attraverso associazioni ad azionariato popolare e Supporters Trust presentato all'Università di Istanbul. Sostenibilità economica che altrove(ad esempio dal Regno Unito da tempo si osserva e si studia il calcio tedesco in particolare per il grande coinvolgimento dei tifosi e per la stabilità finanziaria dei club) hanno compreso essere la chiave per la ricostruzione che la Bundesliga ha attuato a partire dagli anni '90 e che attualmente ci consegna il Bayern Monaco, probabilmente, come il Top club per gestione complessiva al mondo. Particolare che però non è sfuggito al presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi, da sempre una mosca bianca nel mondo del calcio italiano, che in un' intervista riportata dal sito web Arezzonotizie ha sottolineato come anche in Italia sia percorribile la via di un maggiore coinvolgimento dei tifosi negli assetti di proprietà dei club sia come sostegno economico, ma sopratutto come strumento di vigilanza e controllo per quanto riguarda la situazione finanziaria del club per evitare dissesti e fallimenti di club storici in tutte le divisioni e categorie.
di seguito la sue parole dal sito Arezzonotizie
L'elogio di Tommasi all'azionariato popolare:"Strada perseguibile anche in Italia"
“L’azionariato popolare? Una strada perseguibile anche in Italia”. A parlare è Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. “In Europa esistono realtà come il Bayern Monaco in cui i tifosi hanno oltre il 50 per cento delle azioni del club, senza contare che da più di diciotto anni il Bayern chiude i propri bilanci in attivo”.
Secondo lei il modello dell'azionariato popolare già attuato in Spagna e Germania potrebbe essere introdotto anche in Italia?

“Negli ultimi anni in Italia sono sparite dai campionati professionistici società come Arezzo, Triestina e Piacenza. Tutte realtà gestite da imprenditori, privati che non hanno rispettato quello che oggi viene chiamato fair play finanziario. A mio avviso l’azionariato popolare può essere percorribile in Italia così come attuato in altri paesi. È un progetto realizzabile in grado di portare vantaggi sia ai club che alle città, penso ad esempio a sponsorizzazioni e ad un legame più stretto tra il club e realtà locali. Alcune società di Serie A come il Cagliari sulla maglia portano il logo della regione, di enti o magari associazioni radicate nel territorio”.
Ad Arezzo dal 2010 è attivo il comitato Orgoglio Amaranto che detiene il 2% delle quote della società ed ha compiti di vigilanza e controllo per quanto riguarda la situazione finanziaria del club.
“Parlavo anche di questo. L’azionariato popolare non deve essere considerato solo come uno strumento per reperire fondi, ma come un mezzo per avvicinare i tifosi e farli partecipare alla vita e alla gestione della società per vigilare ed evitare possibili dissesti. L’esempio in Europa del Bayern Monaco è evidente. In Italia purtroppo Arezzo, Triestina e Piacenza solo per citare alcune squadre, sono sparite dai campionati professionistici a causa di una mala gestione da parte di singoli imprenditori. Creare un legame con i propri tifosi anche al di fuori della partita permetterebbe ai club di poter vivere sette giorni su sette a stretto contatto con i propri supporters”.

A partire dalla stagione 2014/2015 la Lega Pro passerà da 90 a 60 squadre suddivise in tre gironi da 20 formazioni. Non c’è il rischio di vedere implodere la Serie D dove troppo spesso si parla di accordi economici non mantenuti nei confronti dei giocatori?

“Tecnicamente nei dilettanti si parla di rimborso spese e non si fa riferimento a stipendi o contributi. È comunque un campionato da tenere sotto controllo perché spesso i rimborsi non vengono elargiti come dovrebbero senza contare che in certi casi il calcio viene utilizzato come un puro mezzo di propaganda dai presidenti. Non è una realtà semplice e il tema degli accordi economici tra società e giocatori dovrà essere affrontato nelle sedi opportune”.
http://www.arezzonotizie.it/home/sport/calcio/item/96059-lelogio-di-tommasi-allazionariato-popolarestrada-perseguibile-anche-in-italia#.UZJN_R8g5Ts.facebook
Il calco italiano necessita di profonde riforme strutturali a partire dagli assetti di proprietà, alle politiche di finanziamento eccessivamente legate all'indebitamento bancario che provoca uscite consistenti in termini di interessi e commissioni sui prestiti che aggravano una situazione di per sè già precaria, passando per la costruzione di stadi di proprietà, assolutamente necessari per aumentare la solidità economica dei club attraverso l'aumento degli incassi(sfruttando lo stadio 7 giorni su 7) e la diversificazione delle fonti d'introito, rompendo la dipendenza con i ricavi derivanti dalla cessione dei diritti TV(dettagli consultabili nel >Report della FIGC qui), che tra l'altro sembra siano nel prossimo futuro destinati a ridursi sopratutto per la perdita di fascino dei nostri campionati e il conseguente venir meno di potere contrattuale(altro da consultare è la >Deloitte Money League 2013 in cui sono evidenziate le composizioni dei ricavi dei top 20 club d'Europa, presenti Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Schalke 04 e Amburgo).

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