NESSUNO LO SA, MA HO BISOGNO DI VOI, QUANTO VOI NE AVETE DI ME. SEMINO AMORE PER NUTRIRVI, CRESCERVI, RENDERVI IL MEGLIO CHE POSSO. MA SEMINO AMORE ANCHE PERCHÉ MI AMIATE.
Quando infilo la mano nella manica rovesciata del tuo giaccone, cavalco i lamenti frustrati del tuo rincorrere quel varco, il braccio che non sbuca: mi prendo cura di te.
Quando compro qualcosa pensandoti, quando cucino, leggo, rido con te. Quando ti ascolto. Quando ti aggiusto il lenzuolo con le macchine, le principesse a tua sorella, e poi torno, di nuovo, ancora, che già dormite: ogni sera, a sfiorarvi lontani con un bacio. Con quello e altri baci, con ogni tocco, tutte le dita, le parole, le braccia: mi prendo cura di voi. Mi prendo cura di me.
Nessuno lo sa, ma ho bisogno di voi, quanto voi ne avete di me. Semino amore per nutrirvi, crescervi, rendervi il meglio che posso. Ma semino amore anche perché mi amiate.
Che non sia riconoscenza, la vostra: la riconoscenza sarebbe come vestirsi per vestirsi. Che non sia rispetto, il vostro: il rispetto sarebbe come fare silenzio quando si entra in chiesa, dire Buongiorno alle signore, offrire un posto a sedere sull’autobus. Che non sia attaccamento, il vostro: l’attaccamento è quello del muschio che cresce sul tronco, che aderisce e non sa, e non sente.
Quando vi amo, figli miei, l’amore ha il centro perfetto del dono, e i bordi slabbrati dell’egoismo. Mi glorio delle vostre scoperte perché sono le mie. Dei vostri successi perché sono anche i miei. Bevo la vostra bellezza come un battesimo alla mia vita. Succhio ogni parola che dite come una linfa preziosa.
Vi guardo nella moltitudine dei vostri compagni, calca di storie all’uscita da scuola, e so che ho aggiunto un puntino d’amore al racconto del mondo. Ma ho anche un amo, sopra quel punto, il segno interrogativo che domanda: è così sbagliato amare il vostro amore, cercare un posto, dentro, nostro soltanto, così imperdonabile dimenticare, incessantemente, che non siete miei… e, non sapendo resistere, chiedere ancora Dammi un bacio?
Si può mai amare così perdutamente qualcuno, senza sentire, almeno un po’, che ci appartiene?