"D'accordo. Pensaci bene, Wendy. Non ti sei mai realmente integrata da nessuna parte. Sei iraconda. Sei molto intelligente e hai gusti difficili a tavola. Odi portare le scarpe. I tuoi capelli, per quanto belli, sono praticamente indomabili. Hai occhi e capelli bruni."Così, il protagonista Finn spiega a Wendy le sue origini sconvolgenti. Peccato che in questa descrizione manchi una determinata specificità della specie a cui entrambi appartengono – di fatto moltissime persone normali potrebbero ricalcare questa fisionomia.
La narrazione mantiene un ritmo costante, ma non raggiunge alcun punto di climax e l'azione si nota per la sua assenza, dato che Switched si dipana essenzialmente raccontando situazioni e fatti inutili e di contorno senza focalizzarsi sui punti nodali e interessanti della storia. I personaggi che compongono la scena non sono adeguatamente caratterizzati: l'autrice non si spreca nell'approfondimento psicologico dei protagonisti, che risultano più delle macchiette, e delinea con pressapochismo i personaggi secondari, che non riescono ad acquisire una voce propria e distinta.
Damned rappresenta la summa di tutti i luoghi comuni presenti nel paranormal romance d'oltreoceano: una dose abbondante di The Vampire Diaries incontra l'universo di Twilight, il tutto condito da una birra tedesca e da una spolverata di italica melodrammaticità che fa storcere il naso a un lettore più esperto che abbia superato ormai da un po' la soglia dei 15 anni. Quello che sconvolge – e che fa sorgere nel lettore la domanda: ma come ha fatto un simile libro a raggiungere le librerie, pubblicato per di più da una grossa casa editrice? – è l'assoluta mancanza di organicità del testo presentato come un collage di situazioni e personaggi disomogenei e a volte privi di un filo logico. Lo stile si presenta come uno dei più banali, scorretti e infantili presenti sul mercato, e quasi riesce a far apprezzare la piattezza stereotipata degli americani. In questo caso, la buona volontà e la passione dell'autrice non sono in grado di compensare a un'evidente mancanza delle caratteristiche fondamentali che un narratore – almeno discreto – dovrebbe possedere. La storia aveva bisogno di una maggiore lavorazione e rifinitura; sicuramente se fosse stata lasciata sedimentare per un periodo di tempo adeguato – in attesa della maturazione anche stilistica dell'autrice – il romanzo ne avrebbe giovato sotto tutti i punti di vista.
Dopo i tanti romanzi paranormal romance YA, la maggior parte dei quali di derivazione straniera, il pubblico italiano poteva sicuramente fare a meno di entrambi questi romanzi. In entrambi i casi si nota come la figura dell'autore e il suo successo si sovrappongano al romanzo: Amanda Hocking è diventata una figura di riferimento nel self-publishing e, più che le sue doti di narratrice davvero manchevoli, è la sua storia personale che continua a far parlare di lei; Claudia Palumbo, d'altro canto, viene elogiata per meriti d'età inesistenti, dato che nella sua prima opera letteraria non sono riscontrabili pregi di alcun tipo. Non è più, dunque, il libro a vendere ma la storia personale dell'autore, che appassiona il pubblico e che, con le dovute strategie di marketing, fa lievitare le vendite in modo spropositato (Damned è al 6° posto della classifica di Repubblica).
Quello che serve, nell'editoria italiana, è più rispetto sia per i lettori che per le opere che vengono pubblicate. Non sono indispensabili testi inutili privi di valore letterario che ricalcano le orme di altri successi mondiali, ma è consigliabile fare una selezione basata sull'effettiva qualità del testo. Da questo punto di vista, è necessario anche far notare come nell'ultimo periodo la cura riservata al testo sia drasticamente diminuita, fenomeno che coinvolge anche i big dell'editoria: frequentissimi gli errori di battitura che si accompagnano alla sempre più diffusa abitudine di trascurare le traduzioni e l'uso, nel caso dei libri scritti in italiano, della grammatica corretta. Il fatto che il target di questi romanzi sia costituito prevalentemente da adolescenti non autorizza gli editori a concorrere ulteriormente all'abbassamento del livello qualitativo dei testi, anzi dovrebbe essere spronato a fare un lavoro ancora migliore proprio perché i volumi sono prodotti destinati ad un pubblico di giovani lettori da curare ed educare.