“Da anni provavo un’insoddisfazione molto forte: non potevo andare ad incontrare le realtà di cui parlavo quotidianamente sul giornale in cui lavoravo (Terranauta prima e Il Cambiamento poi) per mancanza di budget. Sentivo, intuivo, che esisteva un’altra Italia e che questa era molto più concreta e attiva di come potesse sembrare da lontano, ma volevo una conferma. L’ho trovata e non solo. La realtà ha superato le mie più rosee aspettative!”
A parlare è Daniel Tarozzi, nato nel ’77 a Chieri (Torino), che all’altra Italia ha dedicato un viaggio e un libro, intitolato ”Io faccio così”, pubblicato di recente da Chiarelettere.
“L’idea – spiega Daniel – è nata oltre due anni fa (gennaio 2011). Mi riposavo in Sicilia per le vacanze natalizie e all’improvviso sono stato colto dal bisogno di scrivere questo progetto. La presenza di un vecchio camper nella mia vita è stato fondamentale, così come la voglia di unire nord e sud e quindi, simbolicamente, abbattere gli stereotipi che avvertivo sulle reciproche realtà. L’input è quindi partito da me, ma fondamentali sono state le tante realtà che avevo incontrato in oltre 10 anni di giornalismo e l’apporto di Simone Perotti, il quale mi ha sostenuto e convinto che il progetto era realizzabile e mi ha spinto a proporlo all’editore.
Io faccio così. E’ il titolo del libro, ma è anche la risposta dei tanti che hai intervistato. Un’espressione semplice, che forse tanti non considerano, quasi ignorano. Parlo, sopratutto dei media, che alle buone notizie, ai progetti di cambiamento danno poco spazio. E’ così?
Sì, i mass media purtroppo tendono a dare pochissimo spazio a queste realtà o a relegarle nelle “pagine di colore”. Non si rendono conto che proprio queste, invece, rappresentano il presente e il futuro del nostro Paese e che se perseguono in questa (inconsapevole?) chiusura verso il “reale”, lo scollamento che sempre più si va allargando tra cittadini e politici finirà col travolgere anche chi si occupa di comunicazione e informazione.
Ma secondo te perché succede questo?
Credo che in parte si tratti di “miopia” o scarsa conoscenza del Paese, in parte di mancanza di mezzi e di possibilità di andarlo ad esplorare, in parte è colpa della situazione di quasi monopolio in cui i media vivono da decenni, impedendo – di fatto – l’apertura di spazi di informazione e approfondimento diversi da quelli tradizionali. Il web, però, sta permettendo alle persone di informarsi lo stesso e il calo di ascolti delle televisioni e di vendita dei giornali è un fenomeno poco approfondito, ma tutt’altro che residuale.
Quanto è stato faticoso realizzare il tuo libro?
È stato un autentico, meraviglioso massacro. Sia il viaggio – oltre sette mesi in camper con ritmi incalzanti e travolgenti – sia la scrittura, con la dolorosa selezione delle storie da riportare. Non so quanti chilometri ho percorso – il contachilometri, ahimè, era rotto-. Ne ho percorso circa un terzo da solo. Il resto con diversi compagni di viaggio: Paolo Cignini e Elisa Cutuli mi hanno accompagnato a lungo, aiutandomi con le fotografie e le riprese. Per periodi più brevi ho condiviso il viaggio anche con altri professionisti o amici: Erica Canepa, Giulia Rosoni, Stefano Zoja, solo per citarne alcuni.
Le difficoltà più grandi?
La mancanza di liquidità, la stanchezza, la guida in inverno con le strade ghiacciate, la voglia di dar spazio a tutti quelli che mi contattavano. Le ho superate con forza di volontà, fatica, sacrifici, investimenti ed entusiasmo.
Non ti è mai venuto il desiderio di mollare?
Non ho mollato perché ciò che ricevevo dagli incontri mi compensava ampiamente di tutte le fatiche e le difficoltà.
Hai percorso tutta l’Italia, ma dove hai trovato la più alta concentrazione di “agenti del cambiamento”?
Non si può rispondere a questa domanda. Comunque a livello puramente quantitativo forse l’Emilia ha ancora il record in questo senso.
Le tre storie che ti hanno colpito di più?
Rispondere a questa domanda è quasi impossibile per me. Ho incontrato centinaia di realtà e selezionarne una o tre tra queste diventa impossibile e ingiusto. Posso dire che mi ha colpito la presenza in tutte e venti le regioni di persone attive e consapevoli in grado di rendere possibile l’impossibile; che si tratti di creare imprenditoria, difendere i territori, costruire stili di vita sostenibili o modelli scolastici “alternativi”. Il risultato era sempre lo stesso: successo per l’impresa!
Cosa hai imparato da questa esperienza?
Ho imparato che si possono realizzare i propri sogni. Ho imparato che l’Italia è bellissima e le sue differenze sono una ricchezza. Ho scoperto città e volti che non potevo nemmeno immaginare,. Ho scoperto che vivere in camper è piacevole, l’inverno non così duro, gli amici fondamentali.
La richiesta più frequente delle persone che hai intervistato?
Queste persone chiedono visibilità, di essere valorizzate, chiedono uno Stato che non le ostacoli e chiedono un aiuto nel mettersi in Rete e nel sentirsi meno sole.
Quanto è costata la tua fatica?
Il costo di energie personali è incancolabile. Economicamente, nonostante abbia lasciato la mia casa e quindi l’affitto, e abbia mangiato quasi sempre in camper o ospite da qualcuno, ho speso oltre 9000 euro per il viaggio e altri soldi per mantenermi mentre scrivevo. Il tutto senza quasi avere ricavi per un anno.... Chiarelettere mi ha aiutato con un anticipo, ma oltre metà dei soldi l’ho dovuta mettere io con i risparmi che avevo – e non ho più – e con lavoretti estemporanei.
Quanto ti senti tosto?
“Tosto”? Non saprei. Non è un espressione che uso. Però, sono uno che non si arrende di fronte agli ostacoli e cerca sempre di andare a fondo alle cose. Poi ho mille fragilità, ma chi non le ha?
Chi dovrebbe leggere il tuo libro?
Vorrei che il mio libro lo leggesse chi non conosce questi mondi, chi è scoraggiato, chi ha voglia di cambiare la propria vita o di impegnarsi per il proprio territorio e le proprie genti, ma pensa che non si possa fare.
Ripeterai l’esperienza?
Questa esperienza è di per sé irripetibile. Ma continuerò a viaggiare per questa Italia cangiante. Lo sto facendo ora per le presentazioni. Il racconto dell’Italia che Cambia non termina con il libro. Ha in esso il suo inizio e la sua vetrina. Il resto su www.italiachecambia.org nei prossimi mesi!
Cinzia Ficco