Pubblicato il 31 luglio 2012 con Nessun Commento
“Recitare non è molto diverso da una malattia mentale: un attore non fa altro che ripartire la propria persona con altre. È una specie di schizofrenia” (Vittorio Gassman). Cosa pensa di questa chiave interpretativa del mestiere di attore?
Credo che ogni persona abbia un passato e un presente, e con il mestiere dell’attore hai la possibilità e la fortuna di riversare le tue esperienze nella vita di ogni singolo personaggio. Questo fa sì che ogni ruolo interpretato acquisisca purezza e verità.
È possibile che si viva come una malattia mentale nel momento in cui interpreti un personaggio, però hai anche la possibilità, alla fine del lavoro, di saper scindere la vita privata da quella lavorativa.
Pur essendo molto giovane (classe 1989) ha già sperimentato tutti i mezzi: teatro, cinema e televisione. Con quale si sente maggiormente a suo agio?
Personalmente mi sento a mio agio quando lavoro; che poi ciò avvenga su un palco o davanti a una camera non cambia di certo la mia professionalità. Cerco di portare me stesso in ogni esperienza che vivo. Spero che un giorno questo mestiere possa diventare il “mestiere” della mia vita.
A suo parere un bravo attore quali capacità deve dimostrare?
Credo che base di ogni bravo attore deve esserci umiltà, voglia di mettersi in gioco, e soprattutto voglia d’imparare. È un mestiere in cui non finisci mai di studiare, deve esserci una costante fame di sapere.
Nel ruolo di quale personaggio si è sentito più vero e credibile?
Probabilmente nel ruolo di Jacopo nella fiction “Il Restauratore”, un ragazzo insicuro che ha paura di confessare il suo amore ad una compagna di classe.
Nel 2008 ha lavorato a teatro con lo spettacolo “Così è se vi pare”. Cosa significa per un attore giovane confrontarsi con i grandi classici del teatro e della letteratura?
Ricordo quell’esperienza con immenso piacere pensando anche all’affiatamento della compagnia. Sicuramente ho affrontato quella prova con rispetto e passione. È stato un onore per me, così giovane, poter dare vita a quelle parole scritte da uno dei maggiori esponenti della letteratura italiana.
Ha recitato nel film “Scusa ma ti voglio sposare” con Raul Bova e Michela Quattrociocche. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Federico Moccia che celebra il trionfo dell’amore anche di fronte alle mille difficoltà della vita. Anche lei ha una visione romantica del rapporto a due?
Considero l’amore come una sensazione molto irrazionale, in cui però è indispensabile un dare/avere costante. Età, sesso, nazionalità sono irrilevanti quando c’è un brivido, un sentimento.
Esiste un film che vedrebbe di continuo senza mai stancarsi?
Probabilmente “Poeti dall’inferno”, con Leonardo Di Caprio
Con quale attore e/o regista le piacerebbe lavorare e perché?
Il mio sogno sarebbe lavorare con Leonardo Di Caprio, credo che sia uno degli attori più versatili del panorama cinematografico, magari con la regia di Gus Van Sant per la sua visione “ veritiera” del mondo.
A un giovane che vuole diventare attore quale percorso formativo consiglierebbe?
Credo di essere la persona meno indicata per dare un consiglio, essendo anch’io un giovane attore che deve ancora formarsi e che di strada da fare ne ha ancora molta. Il mio percorso, finora, è stato molto variegato. Ho cercato di studiare con persone che smuovessero qualcosa nel mio essere, persone che cercano di farti sempre oltrepassare i tuoi limiti, i tuoi confini.
Progetti in cantiere?
Diciamo che è un periodo storico molto particolare e non solo in questo campo… comunque ci sono dei progetti che ora cercherò di valutare.
Un ringraziamento a Katya Marletta Press Agent.
Angela Laurino