Quello che vedete ritratto nella foto è il semaforo di Porta Romana, per intendersi quello che vediamo scendendo dal centro storico e immettendoci nella strettoia. Il poverello è stato vittima della notte bianca e di qualche acculturato avvinazzato avventore di spogliarelli maschili e femminili che ha sfogato tutta la sua maschia esuberanza contro l'apparecchio regolatore del traffico, spaccandone il vetro giallo e facendo cadere le mascherine parasole. Il tutto è accaduto sabato notte, il 25 giugno. La foto che vedete è stata ripresa dieci minuti fa, ossia alle 18.15 di mercoledì 29 giugno, quindi quattro giorni quattro dopo il misfatto.
Poniamo che domenica nessuno potesse intervenire. Poniamo che la riparazione di questi aggeggi normalmente va delegata a ditte specializzate. Ma le mascherine cadute in terra sono ancora in terra, proprio lì dove il nostro simpatico vandalino le ha fatte precipitare. E in quattro giorni non c'è stata un'anima pia che le abbia raccolte e messe al sicuro. Fortuna ha voluto che non sia passato di lì un altro vandalo, o magari soltanto uno incuriosito dai verdi profilati che avesse pensato bene di portarseli a casa (c'è gente che si porta a casa di tutto). Altrimenti oltre che ripararli toccherebbe comprare delle mascherine nuove. Ora voglio proprio vedere per quanti giorni ancora le mascherine resteranno lì e quanti giorni ci vorranno per riparare il semaforo.
Non per il fatto in sé, ma per quello che rappresenta.
Luca Craia