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Danone di Casale Cremasco, la fabbrica chiude e la lotta non si fa

Creato il 04 agosto 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Forse il polemico articolo di Di Vico apparso sul Corriere della Sera per attaccare i sindacati tranne la Cisl ha trovato grandi consensi, oppure il Di Vico ha messo in rilievo un fiume carsico. La storia, o la cronaca, si indirizzano verso la sottomissione. L’editorialista ha criticato i sindacati che difendono i privilegiati, facendo l’esempio dei primi violini dell’Opera di Roma e dei piloti dell’Alitalia: alla Danone di Casale Cremasco forse il Di Vico sarebbe felice. Nessuno dà battaglia, niente scioperi, nulla. Si lavora, anche se la fabbrica sta per chiudere.

Casale Cremasco (Cr). Anche la lotta sindacale va in vacanza. Dopo i proclami iniziali di lotta e l’annuncio irrevocabile della multinazionale francese Danone, che chiuderà la fabbrica di Casale Cremasco, tutto prosegue in queste settimane come prima. I dipendenti lavorano ogni giorno, facendo il proprio dovere, i sindacati sanno che la fabbrica chiuderà l’anno prossimo, eppure non si sciopera, non si manifesta, non si lotta. La fabbrica di yogurt dà lavoro a 87 persone a Casale, a pochi chilometri da Crema, e a 13 amministrativi nella sede legale di Milano. La multinazionale vuole trasferire in Belgio anche gli impianti produttivi e di confezionamento, per usare latte in polvere per fare lo yogurt e rivenderlo anche in Italia, portandolo da noi con i camion. Pare una scelta incredibile eppure la ditta lo ha dichiarato ufficialmente e lo farà. I dipendenti saranno guidati da società di ricollocazione in altri posti di lavoro: non si sa però quali diritti conserveranno. Chi è assunto a tempo indeterminato diventerà precario? Accordi scritti non ce ne sono. Le trattative devono avere un tempo minimo, almeno tre mesi e non sono ancora trascorsi. Nel frattempo che succede? Giovedì 18 agosto i sindacati europei faranno la loro passerella a Casale cremasco. E i risultati? Se ne parlerà a settembre. I sindacati di Casale stanno assumendo una linea morbida. Avranno ragione loro? Vista dall’esterno la preoccupazione non manca, perché la Danone di Casale è sotto i riflettori da tempo e l’agroalimentare, soprattutto prima dell’Expo, è il fiore all’occhiello della provincia di Cremona. Alcuni lavoratori di Casale Cremasco provengono dalla Galbani di Casalbuttano, nel Cremonese. Hanno già subìto una crisi aziendale, la Danone li ha assunti tuttavia, evidentemente, non ama il latte cremasco. E dire che i controlli sanitari, igienici e veterinari sono severi per garantire salute e qualità. Al di là di questo, che errore hanno commesso quei lavoratori il cui avvenire è diventato così incerto e rischioso? Che colpa hanno?

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