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DARE VOCE AL SILENZIO - Libro di poesie di Patrizia Garofalo (Edizioni Il Foglio, Piombino 2007)

Creato il 21 febbraio 2012 da Edizionidelcalatino

Riceviamo da Patrizia Garofalo il PDF di una sua raccolta poetica, pubblicata nel 2007 per i tipi delle "Edizioni Il Foglio". A me è dato il compito di scegliere alcune poesie da pubblicare sul presente blog.Compito non facile, vista la bellezza di tutte le composizioni, e non facile scrivere una breve presentazione quando si ha la possibilità di riportare l'introduzione al libro di Attilio Mauro Caproni, prima di dare spazio (e voce) al "silenzio" della Garofalo, alla "voce" di una scrittura pregna di significati, musicale nei suoi 'calibrati' significanti, quasi gocce di pioggia, poesia senza orpelli che vuole parlare al silenzio perché dal silenzio attinge la propria (sotto)voce.INTRODUZIONE
   La solitudine essenziale che è alla base di questa bella raccolta di versi di Patrizia Garofalo immette il suo lettore in una situazione che si presenta, subito, contrassegnata dal fascino dell’assenza del tempo. Del resto è noto che quando una persona costruisce un testo letterario compie, sovente, una ovvia operazione di scrittura creativa. Ma scrivere, lo si sa, è come consegnarsi al fascino del non tempo, e l’assenza di tempo immette lo scrittore, grande o piccolo che sia, in un contesto di verità in cui la non presenza del tempo significa che niente comincia; che l’iniziativa non è possibile e dove, prima dell’affermazione della parola, c’è già il ritorno dell’affermazione.   Patrizia Garofalo apre questa affascinante raccolta di versi con un cartellino che già ci dice tutto: Dare voce al silenzio, in cui il testo di apertura conferma i pochi ed elementari concetti che si sono sino a questo punto detti:
«Ho amatoil disordine della parolaChe febbricitanteArrancaDescriveAffianca le nottiHo dato spazio alla BellezzaContemplato idoloOltre il tempo[…]Non attendoRisposta al drammaSoffocherebbeLa dilatazione dei soliRovesciatiDalla lunaUn mondoAl contrarioTi ho offertoEI miei versiChe annegano accecatiDietro un rovo».
   È evidente come in questo nuovo insieme di poesie l’Autrice fa ricorso ad una anomala forma di diario, cioè attua una precisa notazione della sua vita interiore. Del resto, in questo diario, Patrizia Garofalo non esalta la sua coscienza, ma dentro lo spazio immaginario della sua opera d’arte, la scrittrice conserva la libertà del suo «io». Invero nel tracciare un suo momento creativo, attraverso il menzionato diario, la nostra poetessa sente sempre più il bisogno di mantenere un rapporto con se stessa. Come appare certo, essa prova un’estrema riluttanza a disfarsi di sé, a vantaggio di quella potenza neutra, senza forma e senza destino, che è dentro in tutto ciò che si può scrivere; ripugnanza, apprensione rivelate dal bisogno, proprio di tanti autori, di redigere quello che essi chiamano, appunto, come una forma di diario. A conferma di questa nostra impressione  sono le seguenti poesie che segnalo all’attenzione dei lettori:
«Mi sarebbe piaciutoAscoltareIl silenzioErigere unVestire i mortiAccompagnarli alla terraMadonne di doloreLavano lacrimeCroci di sangueLa morteNon si raccontaSi celebraIl lutto è muto».Oppure:«Ti devoL’attesa di un amoreLe parole spezzateI vizi letterariIl sorriso che inghiottoQuando a chi mi amaNon so dire“anch’io”».
   In questo straordinario orizzonte, allora, si potrebbe, probabilmente, ricordare come i  versi  che Patrizia Garofalo in questo suo nuovo bel libro ci affida, fanno sì che la scrittrice non possa fermarsi  accanto alla sua opera: la scrittrice non può che scrivere la sua opera, e quando questa è scritta, deve solamente coglierne la sua prossimità nel rigido Noli me legere che allontana lei stessa dal suo testo e la mette in disparte (oppure la obbliga a fare ritorno a quello scarto in cui è entrata prima, per divenire l’intelligenza di ciò che doveva, oppure voleva, scrivere):
«Il silenzioAffrettaI passi del tempoEInghiotte paroleInfreddolitoOrnato di neveSi è dissoltomuto».
   A questo profondo e fitto silenzio affidiamo, per il lettore, questa opera di Patrizia Garofalo, cioè una poetessa che insegue l’inquietudine del pensiero, attraverso la nettezza delle parole.
Attilio Mauro CaproniVenezia, 18-28 ottobre, 2006
RipercorroParole di secoliDi ieriDi oggi“A casa del poeta non si piange”Metto il collirioESorrido
*
Ho amatoIl disordine della parolaChe febbricitanteArrancaDescriveAffatica le notti
Ho dato spazio alla BellezzaContemplato idoloOltre il tempo
Letterata incompiutaGodo del dubbio nell’ipotesiDi una ricerca
Non attendoRisposta al drammaSoffocherebbeLa dilatazione dei soliRovesciatiDalla luna
Un mondoAl contrarioTi ho offertoEI miei versiChe annegano accecatiDietro a un rovo
*
VerraiIn una cittàDi nebbiaE cecitàPerdita di sensiUrla graffiate sui muriSmarrimento dell’oggiVietata al soleIncatenataNei baveri dei cappottiNei capelli bagnatiEppureTorneraiPer non perderti
*
Nostalgie infiniteAvevano costruitoNavi di cartaSentiiLe mani stancateConfusiCome in un giocoI miei desideriNon so più dove siano
Non nel mio portoNon dove ioAfferro il mare
*
Non dell’abbandonoAvesti colpaMa delle paroleChe seguironoPastoseBugiardeImbevuteCome una linguaAll’ultimo bicchiere
*
Assassina AssoltaAvevo lapidatoL’acqua
*
Uno specchio di mareAbbracciaLo sguardoProtesoDi una donna
Vicoli raccontanoOmbre di pescatoriE reti da ricucireOcchi bassiAntichiScrivonoPagine di storia
La pioggia SbiadisceUn retro-immagineDi poche righe
*
Mi sarebbe piaciutoAscoltareIl silenzio
Erigere areVestire i mortiAccompagnarli alla terra
Madonne di doloreLavano lacrimeCroci di sangue
La morteNon si raccontaSi celebraIl lutto è muto
*
Il silenzioAffrettaI passi del tempoEInghiotte parole
InfreddolitoOrnato di neveSi è dissoltoMuto
*
“Persino l’orizzonteSentoInsopportabile limite”Mi dici
Il sole abbeveratoERiarso di noiÈ scomparsoPerNuovi calendari dell’anima
Affondo le ginocchiaSulla battigiaMentre ti stringo i fianchiE Prego
*
Tra la canzone Del doloreE la gioia di un bambinoSu polveri di sangueL’attesaDi firmarsi poeti 
*
Tra sguardiCortiSorridoM’intrattengoMi atteggio… …figurante
MemorieDi altri mari
Nessuno si accorgeChe ho la panciaSquarciata dalla luna
*
AccolgoNel ventreContrazioniChe misuranoLa tua assenza*
CanteròLa tua solitaria inospitalitàPercorreròIl tuo corpo chiusoDentro la prigione della parolaVendutaA un mercante d’anime 
*
CercoLe mie originiNell’acquaResta sognoLa terra  
*
Sono gravida di atteseSciolteNella neve di marzo
Un tempo di bellezzaContempla impassibileLo stuporeDel bianco che acceca
PartoriròAccosciata a terraAlle radici di un alberoAltoOmbrosoSofferenteSupporto 
*
Incantata mestierante
Del mio vivereScolpisco il tempo
(da Dare voce al silenzio, Piombino, Edizioni Il Foglio, 2007)
 Patrizia Garofalo si laurea in lettere classiche con una tesi di letteratura comparata in italiano e greco su D’Annunzio. Ha pubblicato 4 libri di poesie: “Ipotesi di donna” (1986) Edizioni Corbo con prefazione di Giorgio Caproni; “Le bambole non si pettinano” (1992) Edizioni Corbo con prefazione di Don Franco Patruno, direttore della fondazione Cini; “Terra di nomadi” (1996) edito da Casa Editrice Poesia Contemporanea di Ragusa; “Mare d’anime” (2003) edito da Schifanoia con prefazione di Paolo Ruffilli. Ha sceneggiato per il teatro il suo primo testo che è stato rappresentato da più parti tra cui la Polivalente di Ferrara. È stata inserita dall’assessorato alla cultura di Ferrara in un testo che la pone tra i poeti ferraresi dell’ultimo millennio. Lo scorso anno è uscita su “Resine” dell’editore Sabatelli di Savona una recensione sul suo ultimo lavoro scritta da Mauro Caproni. Vive e insegna lettere a Ferrara.



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