Oggi la redazione ha intervistato per Voi Dario Acocella, regista, sceneggiatore e documentarista che sarà presente a Roma al Festival del Cinema per l'uscita del documentario "Ho fatto una barca di soldi", che racconta la giornata tipo dell'artista Fausto Delle Chiaie. Un artista che espone le sue opere "on plain air" da circa quaranta anni tra i marciapiedi attorno all'Ara Pacis a Roma.
Come è nata la tua passione per la regia. Che tipo di studi hai fatto, quale regista ti ha ispirato maggiormente?
La mia passione per la regia è nata subito dopo l'adolescenza, una curiosità ed un fascino immediato per le immagini in movimento mi hanno fatto amare da subito la macchina da presa. All'inizio per lavori di videoarte, poi per lavori sempre più vicini alla narrazione filmica. Mi sono laureato al Dams di Roma Tre ed il regista che ha segnato più profondamente il mio immaginario, proprio durante l'adolescenza, è stato David Lynch.
Al tuo attivo la regia di Capri 3 e di Il bene e il male, per Rai Uno. Ma ci sono anche i videoclip musicali, e adesso il documentario su Fasto Delle Chiaie. Quali di questi format ti dà più soddisfazioni e perché. Dove riesci ad esprimerti al meglio?
Credo che per un regista la cosa più stimolante sia cambiare sempre oggetto e stile delle storie che deve raccontare. E' sempre un banco di prova importante passare dal linguaggio dello spot televisivo, al documentario o ancora dalla serie tv generalista al video musicale. Sicuramente, dovendo dire la mia, alla costruzione/costrizione narrativa tipica della fiction, che incatena gli attori in un ruolo da interpretare, preferisco e mi sento molto più vicino allo spirito documentaristico che per me oggi ha un valore ben diverso da quello che questo genere ha avuto in passato. Credo che oggi ci si possa riferire al documentario con un'unica dicitura possibile: cinema del reale.
Sceneggiatore, regista, esperto di montaggi. Quale è la parte più difficile.
La parte più difficile è quella che richiede una grande dose di fantasia per creare qualcosa che prima non c'era e raccontarla in modo credibile ed originale. In sostanza tutte e nessuna. La tecnica nel montaggio, nella coerenza delle inquadrature e nel respiro della storia, si acquisiscono con il tempo, la fantasia invece, è sempre merce rara.
Quali sono le letture e/o i generi musicali che preferisci. C'è un eroe della letteratura o dei fumetti che senti di avere nelle tue corde?
Ho sempre prediletto la narrativa contemporanea, la prosa in genere, romanzi e racconti. Difficile sceglierne uno in particolare, ma visto che si parlava di fantasia citerei Michail Bulgakov. I fumetti? Purtroppo non ne ho mai subito il fascino.
Sul set di Il bene e il male hai conosciuto tua moglie, Bianca Guaccero. E' stato il classico colpo di fulmine o l'amore è maturato durante la lavorazione del film. Come è possibile coniugare il lavoro e l'amore, è complicato?
Sono tendenzialmente restio a parlare della mia vita privata, ma quello che posso affemare con certezza è questo: coniugare amore e passione per il proprio lavoro può riuscire solo quando chi ti è accanto ti ama veramente e desidera la tua realizzazione senza ostacolarla.
Credo che Fausto Delle Chiaie sia l'artista più completo e degno di questo nome che abbia mai incontrato. Non esige altro, non si lamenta mai ed insieme abbiamo sempre e solo parlato dell'importanza dell'esprimersi quotidianamente su ogni livello. Il pubblico è indispensabile, ma lo è anche il non fermarsi mai, e lui non si ferma da almeno quarant'anni. Non gli interessano fama, soldi, popolarità e null'altro che sia legato allo spirito narcisistico ed onnipotente che accompagna qualunque artista. Fausto è un maestro di vita ed un esempio straordinario di umanità.
Se ti proponessero un film americano, quale storia ti piacerebbe girare. Quali attori sarebbero nel tuo cast?
Sicuramente tenterei di stare lontano dai grandi progetti milionari di Hollywood. Mi piacerebbe raccontare l'America che emerge raramente nei film; così come non ho mai amato i supereroi perchè non hanno un tallone d'Achille, racconterei invece le storie che registi come Gus Van Sant o Paul Thomas Anderson hanno approfondito e portato alla luce (da Paranoid Park a Magnolia) e gli attori che sceglierei non sarebbero altro che quelli giusti per quella storie.
Quanto è stata dura (o lunga) la strada per l'affermazione professionale. Hai un consiglio da dare ai giovani aspiranti registi? Cosa è meglio curare. la storia, i dialoghi, la fotografia?
Se è stata dura? No. E' durissima, e badate bene che sto dicendo "è" e non "è stata". E' una guerra quotidiana tra il desiderio di libertà nel raccontare ciò che ci piace, ovvero la libertà espressiva e la stretta fascia di mercato di oggi, pronta ad essere poco ricettiva sui lavori di "ricerca" e più attenta a tutto ciò che fa incassi. Un consiglio? Resistere, resistere, resistere!
Amo molto la tecnologia e credo che sia una straordinaria risorsa. Le web series sono una grande cosa, possono essere realizzate con poco e raggiungere ogni angolo del mondo con il minimo sforzo. Sono un ottima possibilità da cogliere per sperimentare e trovare nuove strade, l'importante è sempre però evitare di generare progetti ad uso e consumo quotidiano dello spettatore. Di Twin Peaks se ne parla ancora dopo oltre vent'anni, delle web series dello scorso anno spesso non si ricorda più neanche il titolo!
Quali progetti hai per il futuro. Ritieni che il tuo mestiere sia una professione o una vocazione?
Progetti per il futuro tantissimi, speriamo che almeno uno vada in porto! Credo che fare il regista sia una professione come le altre, essere artisti è un altra cosa e dura per sempre.
Raccontaci qualcosa, un ricordo che non potrai mai dimenticare.
Ringraziamo Dario per la sua disponibilità, e Vi ricordiamo che potrete assistere alla proiezione ufficiale di "Ho fatto una barca di soldi" Sabato 9 novembre alle ore 20.00, in collaborazione con Rai Cinema e realizzato con il contributo della Regione Lazio, presso il Museo Maxxi di Roma, Via Guido Reni 4/A.
Clara Bartoletti