Dario Schönberg, La mistica del granello di sabbia, Andrea Oppure Editore 2010, pp.160, €10,00
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di Francesco Sasso
Le due opere Là dove nessun uomo è mai giunto prima (2009) e La mistica del granello di sabbia (2010), entrambi pubblicati da Andrea Oppure Editore, rappresentano il tentativo poetico di un uomo che desidera conciliare i principi di fondo della ricerca esistenziale con le istanze politiche dell’Italia contemporanea. Nato a Tarvisio (Udine), Dario Schönberg (1956) vive e lavora a Venezia. Le due opere qui segnalate si qualificano per un’ossessiva esigenza di concretezza e verità. Questo avviene attraverso l’esibizione minuziosa di ogni piega dell’anima del poeta, con la tipica tendenza istintiva allo scavo psicologico e alla confessione disarmante delle proprie frustrazioni personali. Le tante liriche, a nostro giudizio troppe e troppo spesso ripetitive, trovano qua e là squarci illuminanti, accenti profondamente sinceri, ciò soprattutto nelle brevi note intimistiche:
«Io credo nell’ignoto / e credo / in tutto quello che non so» (La mistica del granello di sabbia p. 107)
Sono queste brevi illuminazioni che più si impongono al nostro interesse. Sono segnali di fumo di un’anima che tenta di fuggire il vuoto dell’esistenza quotidiana attraverso la scrittura, in quanto «la ricerca è tutto il tempo che mi rimane» (Ivi, p.11). E il Nostro cerca il volto nascosto di Dio. Le invocazioni sono stanchi ripiegamenti sulla linea dell’agnosticismo, tuttavia si avverte l’intimo bisogno d’ordine e di pace maturato alla luce di una speranza di fede.
D’altronde «La vita, in fondo è inspiegabile» (Là dove nessun uomo è mai giunto prima, p.20) e la politica è una via scellerata ma necessaria:
«Ero radicale. Per tanti anni. / A fasi alterne, certo. / Ora, solo di sinistra sono[…]» (Là dove nessun uomo è mai giunto prima, p.35)
Non vorremmo brigarci con poche battute critiche, ma a noi pare che l’autore, nel trasporto di una visione che tende a farsi ossessione, induca ad un solipsismo di maniera, denunci gravi squilibri tra riflessione e fantasia, ma i difetti sono compensati da qualche scatto di poesia semplice e spedita. Diverse ragioni ci fanno protendere per una concezione “allargata” di poesia, tanto da preferire il termine scrittura. Ogni opera che ci conduca verso una conoscenza dell’uomo e della vita è di nostro interesse perché “scrittura”; e i due libri di Dario Schönberg rientrano nella categoria “scritture” come finestre sulla condizione esistenziale di un uomo.
f.s.
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