"My name is Barnabas Collins. Two centuries ago, I made Collinwood my home... until a jealous witch cursed me, condemning me to the shadows, for all time."
Metter d'accordo grande e piccolo schermo non è cosa facile: un prodotto che nasce per la serialità ha la possibilità di sfruttare tutto il tempo che gli occorre per introdurre i personaggi, azionare gli ingranaggi della storia e collezionare sorrisi, tragedie, colpi di scena fino ad entrare nel cuore degli spettatori; se il passaggio del prodotto al registro cinematografico pretende la già faticosa impresa di sintetizzare e rielaborare quanto raggiunto nel giusto numero di puntate, adattare una soap opera destinata per natura ad allargare il cerchio degli eventi all'infinito può avere effetti devastanti.
Molti speravano che
Dark Shadows, omaggio per l'appunto a una soap di 1665 puntate creata da Dan Curtis e piccolo
cult negli anni 70' fosse una buona opportunità di redenzione per Tim Burton, regista visionario che sembrava essersi smarrito dopo il deludentissimo
Alice in Wonderland: peccato però che inghiottita dalla difficoltà dell'adattamento anche la sua ultima fatica si sia rivelata un'opera confusa, prolissa e facilmente dimenticabile.
La colpa è in gran parte della scarna sceneggiatura di Seth Grahame-Smith, penna responsabile del dissacrante "Orgoglio e Pregiudizio e Zombie", che pur assestando un buon numero di battute riuscite(MEFISTOFELE!) tesse la la tela di una pellicola corale ostinandosi a tenere in gara tutti i personaggi, ma non restituendo mai a nessuno l'approfondimento necessario: Barnabas Collins, erede di una ricca famiglia condannato a un'esistenza da vampiro e 196 anni di "riposo forzato" dall'amore non corrisposto della strega Angelique, è in verità piuttosto divertente quando armato di maniere d'altri tempi e linguaggio forbito si ritrova a interagire fra figli dei fiori e Rock 'nd Roll con l'America del 1972, ma superate le risate iniziali quel che rimane è solo l'ennesima maschera da Cosplay, semplice caricatura dei tanti personaggi interpretati (siamo alla nona collaborazione) nel lungo sodalizio col regista di Burbank.
Johnny Depp fa il suo lavoro come sempre, ma le inconfondibili smorfie di Jack Sparrow sono diventate un marchio di fabbrica pericoloso e ormai decisamente stancante: quando la scena di sesso fra lui e Angelique passa sullo schermo tentando goffamente una risata parodistica e grossolana, si ritorna quasi con tenerezza a pensare a Edward Scissorhands, dove il tentato approccio della casalinga Joyce a Edward riusciva a essere divertente facendo molto meno fracasso.
A comporre quella famiglia che il vampiro ha deciso di proteggere, un cast di freaks disorientati che cercano disperatamente di trovare una direzione per uscire dall'ombra: la matriarca Elizabeth Collins di Michelle Pfeiffer, donna senza marito che sembra nascondere inquietanti misteri ma che alla fine si limita a vegliare sul focolare senza particolare trasporto; la figlia adolescente Carolyn, alquanto sopra le righe nell'interpretazione di Chloë Moretz, il cui disagio per la mancanza della figura paterna viene appena accennato durante un'esibizione canora con Alice Cooper(ospite d'onore a una festa da ballo dei Collins)per poi essere abbandonato del tutto; il nipotino David, bambino silenzioso turbato dal fantasma della madre scomparsa e da un padre troppo distratto per riservargli l'affetto che merita e in fine la dolce tata Victoria( nell'angelico volto di Bella Heathcote), che pur essendo il vero amore di Barnabas non riesce a ottenere che un paio di scene e nemmeno una che la mostri mai all'opera a fianco del suo pupillo David.
A distinguersi nettamente dalla massa è invece la meravigliosa Angelique Bouchard di Eva Green, strega pazza d'amore che si rivela subito essere l'unica vera eroina burtoniana della pellicola: devota alla bruciante passione per un uomo che la usa e la disprezza come la protagonista di un romanzo dell'800, Angelique raccoglie l'eredità della solitudine di Edward e della vendetta di Sweeney Todd, outcast emarginata e respinta con costanza e pur determinata a combattere la sua battaglia fino alla fine. Barnabas sarà anche un romantico vampiro sfortunato da copione, ma tutta la simpatia e l'affetto vanno a questa donna dal sorriso smagliante e gli occhi di ghiaccio che si rivolge a noi col cuore in mano e per la quale, mettendo al bando il classico happy end plastificato alla Twilight scelto dal film, avremmo voluto un finale ben diverso: il suo destino è stato invece di essere sottovalutata ancora una volta, ridotta a semplice molla narrativa per colmare le numerose falle dello
script con una carrellata di rivelazioni a scoppio, buttate nel bel mezzo di una sequenza visivamente riuscita ma che arriva dritta dritta da Haunting-Presenze( un horroretto di qualche anno fa con Liam Neeson che
canale 5 è solita passare d'estate in seconda serata).
Nulla da dire invece contro il comparto tecnico, ineccepibile per costumi e scenografie e arricchito dall'ottima fotografia di Bruno Delbonnel(che comunque per la sottoscritta resterà sempre l'uomo responsabile delle scomparsa dei colori da Hogwarts in
Harry Potter and the Half-blood Prince), pittore d'eccezione nel mescolare l'oscurità dello splendido prologo e le cupe atmosfere di Collinwood Manor alle sgargianti sfumature dei Seventies.
Dall'esterno Dark Shadows prometteva di essere una scatola interessante piena di gustose sorprese: peccato che la scatola fosse vuota e che un bell'oggetto d'arredamento non sia abbastanza.Niente da fare Tim, neanche stavolta.
ps: 1)non ho menzionato la prova di Helena Bonham Carter nel ruolo della Dottoressa Hoffmann.Tanto per capire quanto mi sia rimasta impressa...Personaggio caruccio Helena, ma forse dovresti smettere di lavorare con tuo marito per un po' lo sai?
2)Tim, ti voglio ancora bene e te ne vorrò sempre, ma tu devi riprenderti, PLEASE.3)Quant'è bella
Night in White Satin? Quanto?4)Mentre guardavo
la famiglia Collins al completo sedere compostamente a tavola, ho sperato intensamente invano che succedesse qualcosa del genere:
Peccato, secondo me una scena come questa ci sarebbe stata benissimo.