Dark Shadows (Halloween's Party #2)
Creato il 17 ottobre 2013 da Ancella
RECENSIONE "DARK SHADOWS" DI TIM BURTON
Buonasera amanti di Halloween! Anche oggi il poco tempo non mi ha permesso di pubblicare prima il post, ma alla fine penso sia meglio così, anzi credo che proseguirò a postare di sera perché c'è più atmosfera halloweenesca. Visto che questo è un Halloween's Party, devo fare le cose per bene ;-)
Oggi vi parlo di un film di Tim Burton, uno dei miei registi preferiti, e che vi ho consigliato anche ieri nella lista dei film da vedere in questo periodo (qui il post).
Vi ricordo, inoltre, che sul blog è in corso il giftaway "Trick or Treat?" e che avete tempo per partecipare fino al 31 Ottobre (incluso).
E ora vi lascio al secondo appuntamento con l'Halloween's Party!
Titolo: Dark Shadows
Titolo originale: Dark Shadows
Regia: Tim Burton
Paese: USA
Produzione: Dan Curtis Productions, GK Films, Infinitum Nihil, Tim Burton Productions, Warner Bros. Pictures
Anno: 2012
Durata: 113 min
Genere: Commedia, Fantastico, Horror
Trama
Nell'anno 1752, Joshua e Naomi Collins, insieme al loro giovane figlio Barnabas, salpano da Liverpool, Inghilterra, per cominciare una nuova vita in America. Ma anche un oceano non basta per sfuggire alla misteriosa maledizione che affligge la famiglia. Due decenni passano e Barnabas ha il mondo ai suoi piedi, o almeno la città di Collinsport, Maine. Barnabas, signore di Collinwood Manor, è ricco, potente e un esperto playboy, finché non commette il terribile errore di spezzare il cuore di Angelique Brouchard (Eva Green). Una strega in tutti i sensi, Angelique lo condanna a un destino peggiore della morte, trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo. Due secoli più tardi, Barnabas viene liberato involontariamente dalla sua tomba ed emerge nel diversissimo mondo del 1972. Tornato a Collinwood Manor, scopre che la sua un tempo grande proprietà è caduta in rovina. Ciò che rimane della famiglia Collins se la passa poco meglio, e ciascuno nasconde oscuri segreti.
Il mio voto
La mia recensione
Inutile girarci intorno. Vado subito al punto. Io adoro, amo, venero Tim Burton. Ogni suo film, ogni sua storia, ogni suo personaggio. Quando vedo una sua pellicola, ho gli occhi che mi brillano come due lanterne degli elfi. Però, so anche essere obiettiva e distinguere i suoi lavori. Ci sono i capolavori, come “Il mistero di Sleepy Hollow” o “Edward mani di forbici” (giusto per citarne qualcuno), e ci sono opere belle ma che non sono sviluppate proprio del tutto nel suo vecchio stile (come "Alice in Wonderland", ad esempio). Ecco, “Dark Shadows” rientra in questa seconda categoria. Bello sì, divertente anche, burtoniano certamente, ma non con al suo interno quella poesia macabra e dolce che le migliori opere del regista possiedono.
Barnabas Collins è un vampiro. È stato trasformato in questa orrenda creatura sanguinaria quando era giovane e viveva a Collinwood Manor, la lussuosa ed elegante residenza di famiglia, e aveva tutto ciò che poteva desiderare. Soldi, fascino, intelligenza, donne. Ed è proprio la sua passione per il gentil sesso a rovinargli la vita. Invaghito di una domestica, intreccia con la ragazza, Angelique, una torbida relazione di passione, ma poi, quello che per lui è solo un gioco momentaneo, si trasforma nel suo peggiore incubo. Angelique, infatti, non è della stessa opinione; lei è innamorata di Barnabas e non vuole assolutamente essere scaricata. E quando il rampollo dei Collins si innamora di Josette, una fanciulla angelica che lo ricambia con devozione, Angelique va su tutte le furie e la sua vendetta è molto amara. La domestica, infatti, è una strega che pratica la magia nera e non esita ad usarla contro il povero Barnabas. Prima causa la morte dei suoi genitori, poi spinge la dolce Josette al suicidio, infine trasforma il ragazzo in un vampiro e gli rivolta la città contro, istigando gli abitanti a seppellirlo in una bara ancora vivo.
Dopo centonovantasei anni, a causa di un errore, Barnabas viene disseppellito e torna a Collinwood Manor. Ciò che trova, però, è molto diverso da quello che aveva lasciato. I suoi discendenti risiedono lì e sono tutti molto strani e per niente amichevoli. Una matriarca austera, un dongiovanni, una ragazza che lui giudica di facili costumi, un bambino che afferma di vedere la madre morta, una psicologa stramba che dovrebbe curare la mente del piccolo, più due domestici che fanno di tutto tranne mantenere in ordine la residenza. Ma non solo. Da pochi giorni è arrivata anche una giovane donna, Victoria, che ha l’incarico di occuparsi dell’educazione del bambino, ed è proprio lei ad attirare più di tutti l’attenzione di Barnabas. Victoria, infatti, è la copia esatta di Josette, ma perché? Il vampiro scopre, inoltre, che Angelique è la padrona indiscussa della città e che tutti gli abitanti la venerano come fosse una dea, ma tra loro le cose non sono ancora finite.
Ho visto il film questa estate e sono rimasta soddisfatta dalla visione, ma anche un po’ delusa. Partiamo dal fatto che questo è l’adattamento cinematografico di una serie tv anni ’70 e, quindi, è naturale che gli elementi siano stati accorpati insieme in uno spazio un po’ ristretto. Ci sono tanti fattori in questo film, ma alcuni secondo me stonano lievemente.
L’inizio è bellissimo, veramente, si respira proprio l’atmosfera classica di Tim Burton mentre lo si guarda. Certo, è ambientato nella seconda metà del 1700 ed è ovvio che abbia un fascino misterioso molto più particolare rispetto alla parte ambientata nell’età odierna, ma al di là di questo, il prologo conquista perché è strutturato in quel modo macabro fiabesco che piace tanto a me. Scenografia, costumi, colonna sonora, fotografia…tutto in questi primi dieci minuti è perfetto. Poi, si passa oltre e la storia decolla in un’ambientazione anni ’70 che è completamente diversa e forse anche un po’ troppo trash. Non so bene come spiegarlo, ma penso che questo sia proprio uno di quegli elementi che stonano. È vero, non mi piace tanto l’atmosfera anni ’70, ma non è questo il motivo del mio disappunto. Più che altro, la causa è da riscontrarsi nel fatto che lo stile Burton non riesce ad amalgamarsi bene a quell’ambientazione e di conseguenza il film non ha un tono ben definito e non si riesce bene ad inquadrarlo. In più, i personaggi hanno tutti un carattere ben preciso ma a volte anche troppo, e andando avanti stufano un po’. Anche le relazioni che hanno gli uni con gli altri sono da subito ben visibili, ma poi rimangono tali, cioè non si sviluppano come dovrebbero e restano statiche e superficiali.
Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è il finale. Troppo veloce, troppo scontato, troppo stereotipato. Può essere anche bello, sì, ma l’ho sentito forzato perché alla fine la parte romantica e la figura di Josette/Victoria non viene approfondita come si dovrebbe e quando si arriva agli ultimi dieci minuti la delusione si fa sentire. Viene dato tanto spazio al rapporto conflittuale tra Barnabas e Angelique, ed è giustissimo perché in fondo è il perno della storia, però, dal momento che si inserisce un risvolto romantico del tipo amore eterno e tragico, bisogna anche approfondire questo aspetto, altrimenti risulta come un cliché buttato lì tanto per rendere più profonda la storia e che, invece, fa tutto il contrario.
Non mi sono piaciuti nemmeno l’estremismo di alcuni lati caratteriali dei personaggi e l’esagerazione di alcune situazioni. Troppo “troppo”, ecco. Va bene voler dare un taglio particolare e grottesco al film, ma la fluidità della pellicola non deve risentirne. Ho avuto come l’impressione che il regista non sia riuscito ad amalgamare bene la parte misteriosa, la parte contemporanea e il suo personale stile, che veniva fuori solo nelle scene più drammatiche e paranormali.
Ora che ho tolto il dente dolente e vi ho esposto i punti che stridono con il mio gusto personale, vi spiego perché mi piace questo film. Johnny Depp che interpreta il vampiro Barnabas è fenomenale, un’altra interpretazione camaleontica che esalta il suo talento e aumenta la mia ammirazione nei suoi confronti. Non so come ha fatto, ma è riuscito ad essere nello stesso tempo affascinante e “morto”, divertente e inquietante, romantico e malvagio. Mi è piaciuto tantissimo ed è lui che manipola la visione del film con il suo fascino e la sua bravura indiscussa.
L’ambientazione misteriosa è fantastica, adoro questo tipo di location e anche in questo caso ne sono stata conquistata. Collinswood Manor, l’antica residenza di Barnabas, è meravigliosa sia negli anni del suo splendore sia quando è ormai in decadenza. Sembra una di quelle spaventose e ammalianti case stregate che non si vede l’ora di esplorare e, allo stesso tempo, si ha paura a farlo. Per me è assolutamente irresistibile. Mi è piaciuta tanto anche la colonna sonora di Danny Elfman, compositore eccelso di tutti i film di Burton, che come al solito guarnisce la pellicola con musiche evocative e suggestive che diventano in molte sequenze protagoniste della scena.
La trama ha il suo fascino e l’ho apprezzata, soprattutto perché originale e sarcastica, quasi una parodia delle creature fantasy e paranormali, e anche perché condita da quel mix di irriverenza, passione, sentimentalismo, dramma e divertimento che coinvolge moltissimo e ti fa stare lì, con gli occhi incollati allo schermo. Una commedia degli orrori che fa davvero ridere di gusto in più punti. E poi, ovviamente, è d’obbligo citare l’ottimo cast: la bravissima e bellissima Eva Green, che interpreta una Angelique superba; Michelle Pfeiffer, alias Elizabeth Collins, impeccabile nel suo ruolo di capo della famiglia; Helena Bonham Carter, che interpreta la stramba psicologa è come al solito impareggiabile; e davvero brava anche Chloë Moretz, che ha reso il suo personaggio molto molto irriverente e insopportabile. Insomma, attori tutti all’altezza del progetto e che si sono calati nei loro ruoli con serietà e umorismo.
Per quanto riguarda la regia di Burton, nulla da dire, a parte i difettucci che ho già riportato. Ha confezionato un film scoppiettante e visivamente molto bello, ha dato vita ad una storia colorata e intrigante…insomma, mi è piaciuta. Non ho trovato il suo stampo in tutte le scene, questo lo devo sottolineare. Nelle parti misteriose è palese il suo zampino, ma in quelle più normali la sua presenza si dissolve. Quando c’erano le parti dedicate a Josette/Victoria ed entravano in ballo i fantasmi, ad esempio, mi sono ritrovata a pensare: “ecco la magia che inserisce nei suoi film, bellissima”. Però, la pellicola non è fatta solo di quelle scene e in molti punti perde la sua impronta, penalizzando l’atmosfera che viene raccontata.
Ho capito una cosa dopo la visione di questo film, o comunque io la penso in questo modo. Tim Burton è impareggiabile nel portare sul grande schermo soggetti di sua inventiva, progetti che lui crea di sana pianta -e con questo non intendo che deve anche scriverli o idearli ma che deve sentirli suoi in qualche modo-, ma non riesce a fare lo stesso con gli adattamenti perché tenta di mescolare il suo stile a soggetti che non gli appartengono senza riuscire ad amalgamare il tutto e, così, i film risultano privi di un carattere definito. Tim Burton è sempre Tim Burton, ma qui (come in “Alice in Wonderland”) non è riuscito ad esprimere in pieno il suo innato talento.
“Dark Shadows” è un film divertente, movimentato e dal sapore paranormale, e se amate le storie insolite, stravaganti e tragicomiche ve lo consiglio. Se siete fan di questo grande regista, invece, dovete assolutamente vederlo, perché avrà pure i suoi difetti, ma è una pellicola che apre, ancora una volta, le porte nel magico mondo della sua fantasia.
Monia Iori
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