Dark Souls è infatti un titolo che, pur non essendo letteralmente il seguito di Demon’s Souls, ne eredita gran parte degli elementi strutturali, proprio come questi ha fatto con il vecchio King’s Field. Ritorna quindi pressoché immutato il core game design, il gameplay improntato all’azione, ma con un retroterra imponente di strategia e tattica, senza il quale si è inevitabilmente destinati a costanti sconfitte. La cosa divertente è che ANCHE con impegno, strategia e tattica il gioco è caratterizzato da costanti sconfitte. Non è infatti un caso che l’url del sito ufficiale sia www.preparetodie.com!
Ovviamente la storyline non è un capolavoro di originalità e intensità drammatica in stile Final Fantasy, quanto piuttosto un pretesto per collegare gli eventi utili a dare un minimo di direzionalità e ritmo narrativo alle estenuanti peregrinazioni dei giocatori, persi in una terra ostile, con pochi o nessun indizio e aiuto.
Se la giocabilità è rimasta quindi sostanzialmente inalterata, rispetto a Demon’s Souls sono cambiate soprattutto le tempistiche, con necessità di farming e grinding più lampanti, ma soprattutto risulta evidente il bisogno di un dettagliato studio del territorio, delle vie da percorrere, ricercando strade, collegamenti, scorciatoie che possano dispensare i personaggi da ulteriori morti assurde, perdite di tempo e anime. Tutto ciò è sempre completamente frutto delle decisioni del giocatore, del suo istinto, fortuna/sfiga, chiamati a sopperire alla mancanza di mappe e quant’altro.
Dark Souls è un titolo che porta alle estreme conseguenze il concetto di libertà d’approccio e simulazione del reale (applicato a un mondo dark-fantasy, ovviamente), anche grazie a hub e interfacce ridotte ai minimi termini, impossibilità di mettere in pausa, rarità assoluta di luoghi sicuri e checkpoint (l’affascinante metafora dei falò) e costante senso di inferiorità rispetto al mondo esterno.
Un piccolo ma significativo sollievo a questo costante disagio ludico è rappresentato dall’on-line, che recupera a piene mani il concetto degli spettri di Demon’s Souls, e permette quindi ancora di invadere altri mondi (cfr. partite di altri utenti), lasciare messaggi d’aiuto (utilissimi nelle boss fight più impegnative) ma anche accettare il rischio di essere aggrediti random da altri giocatori, assetati di sangue.
Un titolo ossessionante come pochi, che tende a possedere la mente di chi ci gioca anche quando si è distanti dalla consolle, per studiare nuove strategie, tattiche, percorsi e decisioni in grado di risolvere le infinite sfide che si parano ineluttabilmente davanti. Difficoltà ai massimi livelli, com’era logico che fosse, ma anche tanta poesia visiva, per un gioco affascinante e ricco di sostanza.
Capolavoro.