La corsa alla longevità è la corsa all’oro del nuovo millennio. Tutti vogliamo prodotti che sappiano divertici, ma al contempo, che sappiano durare nel farlo.
Tralasciando ironie e concetti associabili in senso lato, è un desiderio, un’inflessione più che razionale. Soprattutto dopo che lo sdoganamento del genere Fps ha prodotti molte volte giochi la cui durata risultava più che opinabile in rispetto del prezzo pagato per il prodotto. Quindi, dopo questo trand abbastanza malvisto ( e ci mancherebbe), si è iniziata a fare una certa attenzione sotto questo aspetto. Il genere Fps ha trovato l’interessante scusa del mercato online per risolvere il problema mentre gli altri generi, chi più chi meno, si sono arrabattati in escamotage paralleli per sotterrare questo problema oggettivo che affliggeva un numero decisamente troppo elevato di titoli, a fronte di un consumatore sempre più smaliziato e sempre più attento alla gestione del suo portafoglio economico/temporale.
Tra questi escamotage di cui sopra parlavamo, all’incirca si può dire che gran parte dei titoli che ne ha fatto uso abbia saputo gestire la cosa tutto sommato bene, senza farsi prendere più di tanto la mano dalla situazione, mantenendo comunque un parziale equilibrio tra il contenuto principale e il nuovo re-impastamento.
Non tutti però. Alcuni, qualcosa, in questo processo, al posto di guadagnarlo, se lo sono perso.
Oggettivamente, non tutti i titoli sono fatti per durare. Non tutti i titoli sono fatti per essere annacquati. per ‘morfizzarsi’ attorno a qualcosa di non proprio. Perchè, sì, non sempre allungando il brodo la minestra riesce a mantenere anche il minimo sapore necessario a riconoscerla. Basta una minima alterazione del dosaggio, degli ingredienti che rendevano il piatto ricco, per renderlo insipido.
E quando questa minestra è uno dei brand più sorprendenti, originali nel loro giusto mix tra classico e moderno, che lo scorso mercato ci abbia proposto, allora il sapore risulta magari ancora più amaro di quello che effettivamente sarebbe, ma tant’è: Darksiders 2 aveva tutto per diventare il rè degli action, ma è finito per essere solo il figlio dell’era da cui il suo predecessore era abilmente sfuggito.
E’ difficile dirlo. Ci piange quasi il cuore, ed i denti digrignano più di quel che la libertà ed onestà intellettuale dovrebbero permettere in tentativi di analisi che vogliono essere oggettive, e per questo, non di parte. Ma noi con Darskiders 2 inizialmente ci eravamo proprio entusiasmati.
Un entusiasmo villano però. Un entusiasmo nato con la stessa foga di un amore adolescenziale. Sfoggiato e scritto su qualunque muro a portata di tiro e per questo, esauritosi così in fretta.
Il viaggio nel gioco inizia nel migliore dei modi: uno scontro tra presente e passato. Il caro vecchio Guerra non ci mette molto a riprendersi la scena, e, come per un passaggio di testimone, se la vedrà subito con il caro Morte a cui va il compito di raccogliere una fan base creatasi con il sudore della fronte di chi riesce a emergere in un mercato tremendo per le nuove IP. C’è subito da dire che lo scontro con questo Guerra immaginario finisce ben presto a favore di Morte nel gioco; meno lo sarà nel cuore del viodegiocatore. Il nuovo personaggio, per quanto creato con un ricercatezza e un design quasi addirittura più affascinanti del predecessore, non riesce mai a fare breccia. Le continue ironie, per quanto sicuramente a volte divertenti, stonano eccessivamente con l’impostazione stilistica del personaggio, e a volte risultano decisamente fuori luogo. La simpatia è la strada più veloce per ingraziarsi gli utenti ma bisogna anche dare spessore alle caratteristiche portanti di un personaggio per farlo rendere credibile a livello narrativo, e in questo Morte riesce poco o niente.
“Da uno con un design così diciamo che certe battute non te le aspetti. Se pensavate che la Morte potesse essere simpatica qui avrete la dimostrazione che, anche impegnandosi, non lo è.”
Tralasciando l’impatto del personaggio che va ad esaurirsi, lo stupore del giocatore non si farà certo da parte quando dopo poco, si ritroverà immerso in pianure vaste e completamente esplorabili. Il consueto stile grafico, aggraziato dalle dovute rivisitazioni date dall’età postuma del titolo rispetto al primo, completano il colpo al cuore. Il design dei personaggi Warhammerosi’, pesanti – ma al contempo aggraziati da una libertà artistica senza troppi freni -ci regalano momenti di ebbra felicità. Lo stile Darksiders faceva sentire la sua mancanza e in questo titolo ve ne è una estasiante evoluzione, soprattutto in virtù dei paesaggi (una continua mistura tra fantasy e le ambientazioni d’oltretomba care al mai troppo rimpianto Legacy of Kain). Proprio di questo titolo Darksiders 2 riprende sia lo stile puzzle, che lo stile del personaggio Raziel, di cui, grazie alle dovute costumizzazioni, si avrà più di una memoria.
In questa sorta di open world ( medie mappe con un’insieme di dungeon ) saranno presenti anche missioni secondarie che ci permetteranno di sviare dalla trama principale per brevi periodi. Questo, unito alla possibilità di accrescere in maniera molto più corposa le abilità del personaggio sono la grande novità di questo Darksiders 2.
Novità interessanti, novità che sembrerebbero avere un impatto positivo sul titolo, rendendolo più maestoso, più complesso e quindi decisamente più intrigante.
La matematica, purtroppo però, è una legge certa solo se contestualizzata a se stessa, dove rimane insensibile ai contenuti alla quale è applicata. E se in una fase iniziale tutte queste addizioni pompano il risultato complessivo dell’opera, alla lunga finiscono invece per pesare e gravare sul giocatore per via del loro essere, in fin dei conti, totalmente superflue, e sottraggono addirittura la fluidità propria delle caratteristiche storiche del brand. I perfetti equilibri del primo capitolo qui vengono terribilmente stravolti portando molte volte il gioco a parare dove non dovrebbe con una sufficienza che non lo rende ne carne, ne pesce. Soprattutto, e qui arriva la vera grande parte dolente, quando alla ricetta originale si sottrae quasi totalmente l’interesse per la parte narrativa, relegandola ad un ruolo fintamente frontale. Il mondo è ingigantito, e approfondito anche con estrema cura; un metodo perfetto per inserire poi una trama che renda interessante tutto questo grandissimo lavoro di ricreazione artistica di cui non si fatica affatto a vedere l’impronta. Peccato che di interessante, nelle vicende di Morte, vi sia poco – nulla. Tralasciando il già citato poco carisma, il resto della storia praticamente sarà semplicemente un continuo ‘sgobbare’ per questo o per quell’altro personaggio, per riuscire a passare da questa o quell’altra benedetta porta e così via.
“E’ grande, è grosso, è figo, è La Morte: è lo sgobbino di tutti.”
Tutto questo, pur essendo comunque un bel problema, potrebbe anche essere ben digerito in realtà, visto che comunque il sistema di combattimento è molto divertente, ben calibrato e con le giuste varianti date dalle skill sia dell’albero delle abilità, sia da quelle concesse per la parte puzzle. Oltre questo, le boss fight sono sicuramente un passo ulteriore in avanti rispetto al primo capitolo, risultando, dalle più piccole alle più maestose, varie e sempre stimolanti. Ma, come sopra accennato,le 30-40 ore a cui il titolo può portare, in virtù di tutti questi nuovi innesti stilistici, sono totalmente ingestibili in quanto alla lunga si perderà l’interesse per quel che avviene.
Il concetto espresso all’inizio è proprio quello che meglio identifica questo prodotto, confezionato con i fiocchi, con varianti opinabili, ma accettabili, ma che non si può permettere una dilungazione così eccessiva. Una durata minore avrebbe avuto forse una miglior presa sull’utente, che avrebbe avuto meno tempo per accorgersi dei difetti di impostazione e ‘miscelamento’ che, in questa maniera, trovano invece tutto il tempo che vogliono per farsi notare.
Darksiders 2 risulta quindi uno di quei titoli dall’effetto totalmente assurdo: è un gioco che affascina, rapisce e coinvolge a primo impatto, con una forza atomica. A lungo andare purtroppo, il gioco, pur rimanendo buonissimo nei voti in pagella da buon alunno qual’è, perde d’effetto, l’amore si disperde, si dissipa nel vento delle troppe correnti che ha provato a seguire rinunciando alla sua anima vera e propria.
Quella che speriamo che ‘Nordic Games’ , nuovo publisher che ne ha acquisito i diritti, riesca a recuperare dall’oltretomba in cui Morte l’ha cacciata.