Vide che, in nome di leggi che lui comprendeva meno del cinese, gli uni condannavno quello che altri approvavano; si smarrì nella foresta inestricabile dei giudizi letterari; perse completamente la testa; mio Dio! era dunqeu necessario rispondere a tante obiezioni quando si scriveva, soddisfare tante esigenze molteplici e contraddittorie!
Poi, per sua sfortuna, si mise a leggere i libri eruditi in cui si analizza l'azione dello scrivere, tutti i meccanismi complessi del processo della creazione; e, allora, si trovò nella situazione di chi, nel momento in cui sta per compiere un gesto insignificante, volesse ricercare tutte le minime componenti della sua volontà di agire, e restava inebetito, sconcertato di fronte al suo foglio di carta ostinatamente bianco.
(Irène Némirovsky, Un bambino prodigio, Giuntina)