Davanti a una pagina bianca

Da Fishcanfly @marcodecave

Io nella vita faccio lo scrittore.

Quel genere di scrittore completamente diseducativo per il popolo. Quel tipo che sorseggiando del whisky annacquato di terza qualità aspetta che un angelo bussi alla sua porta, mentre fuori la città brucia.

Nerone è risorto più splendente che mai dalla sua tomba e ha ripreso in mano il potere. Ha comandato che sia appiccato il fuoco a quel manipolo di capanne a più piani che chiamano “coscienza”. Ha comandato che prima dell’alba tutti sappiano riconoscere la notte.

La mia vita è un inferno. Schiere di demoni al trotto di neri cavalli la attraversano come si attraversa un fiume in piena, incuranti delle sue ondate, del livello di allarme superato fin dal primo vagito. Se alla foce nasci fiume, non puoi morire torrente, morirai oceano.

Qualcuno potrebbe obiettarmi che tutto sommato la mia vita non è un inferno. Che c’è chi sta peggio di me. Ho già dato ordine ai pretoriani di prendere questo qualcuno e fargli ingoiare il paradiso. Voglio vederlo vomitare arcobaleni ed unicorni. E quando chiederà pietà, lo crocifiggerò con gadget e spille in stile “Make love, not war”.

Io invece sono venuto a proclamare la guerra con la penna. Sono venuto a mormorare “Barabba” alle orecchie sicure di incalliti lettori di romanzetti dai lieti e rassicuranti finali, a disturbare stomaci abituati a tragedie patinate da telegiornali, mentre mangiano ragù.

Io sono la portata non prevista nel menù. Quella che vi rovinerà il fegato. Quella che vi farà litigare con il ristoratore. Quella che vi farà ricordare di “essere vivi”.

Almeno finché l’Angelo non verrà a redimermi dalle mie parole.

E dalle parole che ho dovuto ascoltare.

Che non avrei mai voluto ascoltare, dolcezza.



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