David Butali. My Tuscany

Creato il 21 novembre 2010 da Fabry2010

di Cristina Annino

Queste foto di David Butali, negando concettualmente ogni presenza umana, mi ricordano le pitture rupestri del Neolitico dove gli animali venivano raffigurati senza alberi, rifugi o altro, in modo tale che era escluso ogni riferimento veramente descrittivo dell’oggetto presentato. Il loro scopo era infatti solo quello di informare, quindi, “necessario”. Con una specie di salto rovesciato, azzarderei un’ipotesi paradossale: che quelle pitture rupestri possano essere le antesignane, oltre che di tutta la storia della pittura, anche di una certa soluzione fotografica. Idea, ripeto, non rigorosa, ma molto suggestiva. L’ essenziale informazione pratica dataci dagli animali rupestri, potrebbe corrispondere, in queste immagini, all’obbligo di un’attenzione concentrata su un unico elemento, quello paesaggistico. Pertanto: paesaggio=animali rupestri.
Continuando con tale paradosso, le fotografie di questo libro, avendo lo stesso grado di “conoscenza” elementare in quanto incapsulata in sè, sottraendoci ogni tipo di comprensione estensiva, potenziano al massimo la forza di un unico elemento. Quindi Butali fa di queste visioni paesaggistiche dei ritratti in senso canonico.

Accettando tale interpretazione, noi stiamo guardando appunto i Volti della natura toscana, intendendo con cioè asserire che l’autore “fa” ritratto. E ancor più: siamo dentro il ritratto moderno, privo di simbologie o dati che non siano l’inserimento di quei Volti tra i vari volti umani della terra.
Dai graffiti del Neolitico al ritratto moderno, qual è lo “strumento” del salto?
Un certo modo di guardare ciò che si guarda. La forza d’impatto tra foto e osservatore. Il movimento, pur presente, ma che non allarga l’ottica ricadendo su di sè. L’unicità dell’informazione (in questo caso l’amore di Butali per la terra toscana, che si assolutizza in modo da coinvolgere ogni capacità di indagine tutta e solo lì, nel “corpo esposto” della foto). L’attività cognitiva dell’osservatore, infatti, per un momento si sospende o non va oltre.
Successivamente e in modo inevitabile – giacchè il cervello visivo ha infiniti strumenti interpretativi – verrà fuori da queste immagini tutto ciò che la forza sintetica dell’autore è riuscita a trattenere in quell’emozione centripeta. Grazie alla cucitura potremmo dire, di elementi quali nervi, giunture, braccia, tessuto, realizzando un corpo solo: il ritratto dell’organismo che ognuno di noi ha ordinariamente davanti e che altrimenti, o in modo tradizionale, si definisce paesaggio.

Nota Biografica

David Butali è nato ad Arezzo il 7 giugno 1966 dove attualmente vive e lavora. Fotografo autodidatta ha comprato la prima reflex negli 80: una Nikon F501. Dopo averla usata per diversi anni e aver accumulato migliaia di diapositive è passato a una Canon Ixus.
Il mondo dell’informatica, che è il suo lavoro, rese il connubio fotografia e computer da subito interessante.
Attualmente dopo varie prove usa una Canon 500D.
My Tuscany, nato dall’amore per la sua terra, è il suo primo libro. Ha uno spazio web dove è possibile seguire il suo lavoro di fotografo.



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