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In tempo record, il solito gruppetto segreto di blogger è riuscito ad organizzarsi per rendere onore a David Cronenberg nel suo 71esimo compleanno.
Devo però confessare che con il regista non ho un rapporto molto profondo, avendo ignorato fin'ora i suoi primi lavori (La Mosca a parte, visionato durante un pigiama party di x anni fa) e avendo detestato non poco gli ultimi. Il suo Cosmopolis è infatti nella limitatissima lista di film con cui mi sarei alzata e me ne sarei uscita volentieri dalla sala, e A dangerous method non mi aveva avvinto poi troppo, anzi...
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Decisa quindi a dargli una nuova possibilità, mi sono prenotata per Crash, scoprendo poco a poco quanto questo potesse ricordarmi uno degli esami e dei corsi universitari più angoscianti e strani con un professore altrettanto angosciante e strano...
Il suddetto corso doveva parlare di critica cinematografica, ma in breve tempo si è trasformato in un far vedere film di serie B senza un apparente motivo (tra i quali Alien 2, 2010: Odissea Due, Electra, semiporno giapponesi...), in un citare a vanvera gente come Ballard, Gibson, Frank Miller e Philip K. Dick per poi ritrovare i libri di questi come materiale di studio. E tanto per farvi capire com'è poi andata a finire, nel giorno d'esame solo io e una povera coreana in erasmus ci siamo presentate.
Perchè, vi chiederete, Crash mi ha ricordato tutto questo?
Prima di tutto perchè il film di Cronenberg è un adattamento proprio dell'omonimo libro di Ballard e per omaggiarlo, il protagonista interpretato da James Spader (invecchiato parecchio male, googolare per credere) ne porta il nome.
In secondo luogo anche qui ci si lascia andare più che spesso e volentieri, anzi, in continuazione a scene erotiche che fanno impallidire quei semiporno giapponesi che provocavano un certo imbarazzo in aula.
Infine, l'atmosfera inquietante, catalizzata soprattutto dallo strano Vaughan, è esattamente quella che riusciva a creare attorno a sé il suddetto professore.
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Messi da parte questi miei traumatici ricordi, il film di Cronenberg riesce a mantenersi serio e credibile nonostante gli scivoloni del caso che potrebbero esserci, vista la trama e il tema trattati.
James Ballard è infatti un regista che ha una relazione piuttosto strana con sua moglie, con la quale si lascia andare a incontri extraconiugali concordati per mettere un po' di pepe al loro rapporto. Un giorno, però, Ballard provoca un incidente stradale, rimanendo gravemente ferito ad una gamba e causando la morte del conducente dell'altra auto.
Oppresso dai sensi di colpa?
Non proprio, più che altro affascinato ed eccitato da quanto questo incidente gli ha mostrato. Inizia così una pericolosa relazione con la vedova del suo incidente, che lo porterà a conoscere l'inquietante ma attraente (con le sue cicatrici) Vaughan e il gruppo al suo seguito che ricrea e si stimola attraverso gli incidenti, che siano quelli di attori famosi ricreati ad hoc (James Dean, Jayne Mansfield) o quelli di tutti i giorni.
La discesa in questa ossessione sempre più cupa e conturbante, avrà, com'è ovvio, tragiche e allo stesso tempo grottesche conseguenze.
La bravura di Cronenberg sta nel tenere tutto ad un livello oscuro e misterioso che riesce ad affascinare, merito anche delle musiche suggestive di Howard Shore e di una fotografia livida che sottolinea ancor più la strana attrazione e fusione tra uomo e macchina. Un livello quindi che non scade nel ridicolo, nemmeno per le interpretazioni seriose e freaky di Holly Hunter, Elias Koteas e Deborah Unger anche se, a fine visione, ci si chiede quanti e quali problemi scrittore, regista e protagonisti possano mai avere.
Ovviamente, a celebrare Cronenberg ci sono anche gli altri amici blog:
Bollalmanacco
Combinazione Casuale
Director's Cult
Ho voglia di Cinema
Non c'è Paragone
Pensieri Cannibali
Recensione Ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian