David Gilmour Conquista Firenze: Emozioni tra Passato e Presente

Creato il 24 settembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Anticipato dalla data di Verona e sold out da mesi, il ritorno di David Gilmour a Firenze dopo nove anni non delude le attese di migliaia di fan accorsi all'Ippodromo del Visarno.

Durante quasi tre ore di musica, il sessantanovenne chitarrista inglese ha alternato il proprio repertorio a quello classico dei Pink Floyd: è uscito il 18 settembre, infatti, Rattle That Lock, quarto album solista in studio, da cui è nata l'idea di questo tour. Fra i musicisti che lo accompagnano, i collaboratori storici Phil Manzanera (chitarre), Guy Pratt (basso) e Jon Carin (tastiere).

L'inizio del concerto - su un elegante palco in puro stile Pink Floyd, con la presenza di un enorme schermo circolare che lo sovrasta - è dedicato alla presentazione di canzoni inedite: sulle prime note della strumentale 5 A.M. emerge immediatamente l'inconfondibile, cristallino timbro gilmouriano. Segue poi la title track del nuovo lavoro, Rattle That Lock, singolo uscito a luglio, e Faces Of Stone, che termina con un lungo assolo.

Gilmour, molto sobrio e disteso, come di consueto, regala sorrisi e poche parole, se non per spiegare che brani nuovi saranno affiancati da alcuni più conosciuti. L'audio è pulito, la sua voce perfetta, così come la tecnica. E quando con la chitarra acustica attacca l'inconfondibile giro iniziale di Wish You Were Here, per il pubblico, sebbene preparato, è davvero un'emozione. Il momento nostalgico prosegue con la nuova A Boat Lies Waiting, struggente omaggio allo storico tastierista (e amico) Richard Wright, di cui ricorre l'anniversario della scomparsa. Non c'è nessuna foto, nessun riferimento esplicito; al posto di Wright adesso c'è Kevin McAlea, ma dalla scaletta sono scomparsi brani come Echoes o The Great Gig in the Sky, a lui indissolubilmente legati.

I Pink Floyd adesso non ci sono più, non potrebbe essere altrimenti, come il chitarrista ha recentemente più volte dichiarato. Gilmour sembra proprio "rinato", come artista e come uomo, e dà l'impressione che voglia lasciarsi alle spalle non soltanto i vecchi, ma anche i "nuovi" Pink Floyd: nessun pezzo da The Endless River, che pure è recente, essendo uscito meno di un anno fa. Piuttosto preferisce proseguire con un'altra incursione nel suo repertorio, con The Blue, dalle morbide sonorità dell'album On an Island.

Ma per i fan è stato e sarà sempre, indissolubilmente, uno dei Pink Floyd: ed ecco allora un ritorno agli anni '70 con Money, Us and Them e le loro immagini di accompagnamento originali, create - a proposito di nostalgia - dallo scomparso Storm Thorgerson.

Dalle oniriche atmosfere di Dark Side of the Moon si torna al presente, con l'anti-bellica In Any Tongue; poi il toccante e malinconico suono della campana di High Hopes conclude il primo set, che sfuma in un assolo di slide guitar, nell'emozione (e nell'ovazione) generale.

Una cascata di luci lisergiche e colorate accoglie l'inizio del secondo set, con Astronomy Domine, unica traccia del periodo barrettiano, seguita da una versione molto accelerata di Shine On You Crazy Diamond (Parts I-V), dedicata proprio al fondatore della band. Alla malinconica e bellissima Fat Old Sun segue Coming Back to Life, nuovo inserimento (annunciato su Facebook) dai Pink Floyd del dopo Waters.

E ancora, altri pezzi dal suo repertorio - On an Island, la jazzata The Girl in the Yellow Dress, Today (queste ultime dal nuovo album) - prima di affidare la fine del concerto al catalogo floydiano: Sorrow e Run Like Hell (durante la quale la band al completo indossa occhiali da sole per affrontare le luci stroboscopiche che fanno da sottofondo) esaltano al massimo l'energia della sei corde di Gilmour.

Nel bis non potevano mancare Time, Breathe ( Reprise) e, ovviamente, Comfortably Numb, che col suo memorabile assolo conclude lo show.


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