Non sarò mai una vera appassionata di steampunk, non riesco a prenderlo abbastanza sul serio. Però di tanto in tanto mi diverto a leggere qualcosa, come intervallo rilassante fra libri che amo e che mi impegnano di più. L’ultimo in ordine di lettura è De bello alieno di Davide Del Popolo Riolo, che avevo in casa da quasi un anno.
La quarta di copertina è questa:
44 avanti Cristo. Roma è la capitale del mondo civilizzato, la sua egemonia si estende dall’Oceano all’Asia, dalle Gallie all’Egitto. Non c’è esercito in grado di opporsi alla forza delle legioni romane e dei loro fucili. Bighe a motore sfrecciano per le strade, treni a vapore collegano le più remote province alla Città Eterna. L’artefice di queste conquiste ha un nome: Caio Giulio Cesare, il geniale scienziato e imprenditore che, costretto da Siila ad abbandonare la carriera politica e militare, ha dedicato tutto il suo ingegno alla scienza e alla sua applicazione tecnica. Ma lontano, oltre la notte buia e senza confini dello spazio, una Razza anziana e morente scruta, con muta ostilità ed invidia, il pianeta Terra, scruta Roma e le sue conquiste. Dal loro mondo spoglio e arido, battuto da venti e tempeste e scosso dai terremoti, esseri alieni osservano, con immoto odio, chi ha ciò che non possono più avere. Vedono gli uomini crescere e moltiplicarsi, domare gli animali e coltivare la terra. E poi estrarre il carbone, solcare i mari con navi a motore e la terra con veicoli meccanici. E prendono una decisione: occorre fermare i terrestri prima che diventino troppo pericolosi. Occorre distruggere Roma.
Sul Delos store il libro risulta esaurito nella sua versione cartacea, anche se ovviamente è acquistabile in ebook. Da quella pagina è possibile leggere l’inizio del romanzo: http://www.delosstore.it/ebook/45613/de-bello-alieno/, mentre una parte più avanzata si trova qui: http://www.fantascienza.com/magazine/anteprime/18485/de-bello-alieno/. Già che sto piazzando link ve ne metto anche uno di un’intervista all’autore: http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=19511.
Una scritta in copertina ci informa che questo libro ha vinto il Premio Odissea 2014, ma la cosa in sé vuol dire poco. È vero che le persone che assegnano quel premio sono persone competenti, ma il semplice fatto che un libro ha vinto un premio non significa che mi piacerà. Treni a vapore inventati da Cesare? Posso dire che l’idea mi appariva quanto meno strana? Mi sembrava troppo presto, un anticipo sui tempi di 1800 anni abbondanti non è roba da poco. Però per quanto tempo le innovazioni tecnologiche si sono succedute a un ritmo davvero lento? E se qualcosa le avesse accelerate? Leonardo da Vinci ha scoperto un bel po’ di cose che sono state riscoperte secoli più tardi per il semplice fatto che lui non ha diffuso le sue scoperte, perché ancora non c’era una cultura secondo la quale le scoperte scientifiche vanno rese note. Caio Giulio Cesare è nato un po’ prima di Leonardo, l’artista è vissuto fra il 1452 e il 1519 d.C., mentre la vita di Cesare si colloca fra il 100 (o 101?) e il 44 a.C. Un po’ forzato questo cambiamento, ma tutto sommato lo posso accettare. Quanto al periodo scelto dallo scrittore e ai personaggi che lo animano…
Caio Giulio Cesare
La prima pagina del romanzo è fantascienza pura, alcuni alieni decidono di distruggere la Terra. Ho preso atto della cosa, serviva a spiegarci chi erano i misteriosi avversari dei nostri eroi, ma quella pagina non mi ha detto granché. Questa è l’unica capatina fra gli alieni, per il resto De bello alieno è un romanzo epistolare i cui autori sono esseri umani. Si comincia con una finta biografia di Cesare scritta da Plutarco, e fin da subito si vede che Del Popolo Riolo conosce il periodo di cui tratta. Plutarco ha scritto davvero una biografia di Cesare, delle sue Vite parallele il libro dedicato ad Alessandro Magno e Cesare è proprio quello che vendiamo di più anche se io non mi sono ancora decisa a leggerlo (sarà che Alessandro Magno non mi sta tanto simpatico? Molto meglio papà Filippo) ma ovviamente questa è storia alternativa – ops, il termine corrente è steampunk – e le parole che leggiamo non sono quelle che ha scritto il Plutarco vissuto nel nostro mondo. E poi c’è la prima di molte lettere:
“Caro tata,
sono appena arrivata nella nostra villa di Baia, e già ti scrivo”.
La villa di Baia mi riporta all’esame di latino, ma tant’è. Ci vuole un bel coraggio a iniziare un romanzo con le parole “caro tata”, e io ho iniziato a ridacchiare fra me e me fin da subito. Non posso prendere troppo sul serio un libro così, non ha nulla dell’epica che io amo, ma il divertimento c’era tutto. Dopo aver terminato la lettura ho inserito il libro, come quasi sempre faccio, nella mia biblioteca di anobii, e sono anche andata a leggere i commenti degli altri lettori. Tanto erano pochi, non è che ci volesse molto a leggerli. La cosa buffa è che l’autore di una recensione positiva si lamenta dello stile epistolare spiegando che era infastidito dal dover correre sempre in fondo al testo per capire chi ne era l’autore. Posso dire che io quel fastidio non l’ho minimamente provato? E non l’ho provato perché i personaggi li conoscevo, per me erano vecchi amici, anche la banderula che rinnega le amicizie quando sembra che gli amci abbiano già un piede nella fossa. Capivo chi scriveva fin da subito, e questo non solo perché io conosco i personaggi ma perché l’autore è stato bravo a farmeli riconoscere. Nella nota finale Del Popolo Riolo ha spiegato di aver cercato di farli agire nella maniera che gli sembrava più verosimile per come ci sono stati tramandati dalle fonti, anche se il contesto era molto diverso da quello reale. Per me c’è riuscito in pieno.
Non è uno di quei libri per me fondamentali, ma per rilassarsi un po’ fra letture più impegnative è perfetto.